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Cosa succede quando a divorziare sono dei cattolici?

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María Álvarez de las Asturias - pubblicato il 27/07/22

Avvocato e canonista offre risposte a dubbi sulla separazione e il divorzio

Papa Francesco ci ha offerto di recente un documento pubblicato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita intitolato Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, che nasce dalla preoccupazione del Santo Padre per le rotture matrimoniali. Oltre a proporre una nuova preparazione al matrimonio, il Pontefice annuncia che prossimamente pubblicherà un altro documento sull’accompagnamento di “quelle coppie che hanno sperimentato il fallimento del loro matrimonio e che vivono in una nuova unione o sono risposate civilmente”.

Una rottura matrimoniale provoca un’enorme sofferenza non solo per i coniugi e i figli, se ce ne sono (la parte più debole e la cui cura dev’essere considerata una priorità, come ricorda il Papa nellaAmoris Laetitia, n. 245), ma anche per i familiari, gli amici e le persone vicine.

Come reagire

In generale, non sappiamo bene come reagire di fronte a una situazione di questo tipo: non si conoscono le conseguenze giuridiche di una separazione o di un divorzio, e le implicazioni emotive ci impediscono spesso di offrire orientamenti obiettivi. Sembra che ci si debba schierare da una parte o dall’altra, e sorgono rapidamente giudizi e valutazioni morali.

Da fuori è facile parlare, ma quando si conoscono da vicino le rotture è chiaro che le cose non sono quasi mai come sembrano. È vero che in certi casi la decisione di porre fine a un matrimonio si può prendere alla leggera, ma anche in quei casi è facile che ci siano aspetti che da fuori non si vedono, e che quindi non si affrontano.

Discernimento caso per caso

Perché due persone che si amavano arrivano a una separazione? Le cause possono essere tante. Nel matrimonio, come in tutti gli ambiti della vita, i coniugi – come tutte le persone – a volte non fanno bene le cose, o queste non vanno come ci si aspettava, nonostante tutti gli sforzi per far funzionare il rapporto; possono esserci problemi che i due non riescono a risolvere, o si prendono decisioni sbagliate. In definitiva, si tratta di situazioni molto complesse per le quali non c’è una ricetta unica. Uno degli insegnamenti più ripetuti da Papa Francesco in questo pontificato, che deve farci riflettere, è la necessità di un discernimento caso per caso.

Se ci riferiamo a un contesto di Chiesa, di fronte a una separazione o a un divorzio possiamo notare che si crea un vuoto intorno ai coniugi; non si capisce bene cosa significhino e quali conseguenze abbiano separazione e divorzio. Fa paura la situazione in cui non sappiamo “chi è il buono e chi è il cattivo”, e si insinua subito il sospetto di una “situazione irregolare”.

Quando c’è una “situazione irregolare”

Essere separati o divorziati è un dato insufficiente per poter dire che una persona si trova in una “situazione irregolare”. Quello che si chiede a una persona sposata è la fedeltà al coniuge, ovvero che, essendo unita a un altro in un impegno di amore definitivo, non si doni a un’altra persona in un rapporto di amore di coppia. Ci troveremmo di fronte a una “situazione irregolare” quando una persona sposata – separata o divorziata – stabilisce una nuova unione affettiva con una terza persona che non è il coniuge.

Scomunica?

Spesso diciamo che chi vive in una situazione del genere “è scomunicato”, ma non è vero. La scomunica non è lo stesso di non essere nella disposizione di potersi comunicare. La scomunica è una pena canonica riservata a crimini molto gravi. Una persona divorziata in una nuova unione non incorre nella scomunica. Un’altra cosa è che non possa ricevere i sacramenti perché la mancanza alla fedeltà del coniuge è un peccato contro il sesto comandamento (Catechismo n. 2380-2386), e di conseguenza la persona non è nella disposizione di ricevere la Comunione finché non si confessa in modo idoneo, interrompendo la situazione di vita incompatibile con la verità.

Il Papa ci esorta continuamente a non giudicare e a non dimenticare la carità e la cura delle persone che soffrono, perché possiamo caricare altri di pesi che non hanno fondamento nella dottrina della Chiesa.

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