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Felipe ha trovato un cantuccio in cui pregare, è padre ma lì si riscopre figlio di Dio

PRAYER

Palidachan - Shutterstock

Fraternità San Carlo Borromeo - pubblicato il 18/02/19

Papà di una figlia disabile e pieno di sofferenza, l'incontro con amici cristiani gli porta la voce di Dio che diventa la sua compagnia fissa anche tra i rumori di un grande centro commerciale.

di Alessio Cottafava, missionario a Santiago del Cile.

Voglio raccontare la storia di un amico, Felipe. È padre di una bambina disabile. Io l’ho conosciuto in un istituto che organizza laboratori per sostenere lo sviluppo di questi bambini. Vado lì da due anni, un pomeriggio a settimana. Mentre i bambini sono in aula, mi trattengo nei corridoi con i loro genitori. Per molto tempo ho incontrato Felipe in questo contesto: parlavamo del più e del meno, a volte per pochi minuti, a volte più a lungo. Pensavo che da quest’anno non l’avrei più rivisto perché era cambiato il mio giorno di visita all’istituto. Invece, è successo un imprevisto.


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Un pomeriggio di marzo, mi trovavo nel cortile del santuario che dipende dalla nostra parrocchia. Il cancello dà su una grande strada dove c’è anche la fermata del bus. A un certo punto, vedo Felipe che scende dall’autobus e viene verso di me. Mi dice che, avendomi visto, è sceso per parlarmi di cose importanti. Ci sediamo e mi racconta il recentissimo esplodere di gravi problemi familiari. Ci diamo appuntamento per un altro giorno e comincia così un nuovo rapporto di amicizia. Sempre più, mi rendo conto che non gli è sufficiente un rapporto personale con me, ha bisogno di incontrare una realtà più grande, quella comunità cristiana che alimenta anche la mia vita.


RAGAZZO, GINOCCHIO, PREGHIERA

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Così decido di invitarlo alla Scuola di comunità degli adulti che facciamo tutti i venerdì sera. Lui accetta e non la lascia più. Dopo poco tempo mi dice: “Non vengo qui perché c’è lei. Verrei comunque, anche se lei non ci fosse, perché quello che ho incontrato qui per me è vitale”. Per me, è stata una liberazione e una gioia vedere un figlio, un amico, consegnato così decisamente alla vita che genera me.
Quello che mi colpisce di lui, in questi mesi di frequentazione della vita della Chiesa e in special modo del movimento di Cl, è la serietà con cui vive tutto.

CATHOLIC,PRIEST
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Un giorno, sono andato a trovarlo sul posto di lavoro che si trova all’interno di un centro commerciale. Abbiamo mangiato insieme ma, prima di entrare nel fast-food, mi ha detto: “Vieni, voglio farti vedere un posto”. L’ho seguito attraverso un corridoio destinato ai lavoratori e ci siamo fermati davanti a una porta. Lui la apre, entriamo. È una stanza semivuota, con uno sgabello posto vicino a un muro. Felipe spiega: “Vedi, lavoro in questo centro commerciale mattina e pomeriggio, immerso nel caos delle musiche che vengono dagli altoparlanti e che mi stordiscono. Nella pausa pranzo, mangio velocemente il mio pasto e poi vengo qui, chiudo la porta e faccio silenzio. Tiro fuori il libro della Scuola di comunità e lo leggo”.




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L’incontro con Felipe è una delle esperienze che, in questi mesi, più mi riempie di gratitudine. È un regalo di Dio che misteriosamente è passato e passa attraverso un’esperienza di profondo dolore. Guardando l’amico, rinasce in me la memoria della preferenza di Dio che ha avuto pietà del mio niente e mi invia come tramite della Sua grazia ad altri fratelli che Lui sceglie.

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