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Cosa dice l’ultimo rapporto Caritas? Gli italiani stanno meglio o peggio?

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Caritas Brasileira

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/05/21

Nuovo allarme dopo un anno di pandemia sociale. Sono cresciuti i nuovi poveri, presi in carico per la prima volta da parrocchie e centri di ascolto: in tutto sono quasi mezzo milione

 Sono ormai oltre 453mila, il 60% dei quali italiani e il 53,8% donne: sono i nuovi poveri degli ultimi sette mesi in Italia, secondo il rapporto Caritas presentato il 18 maggio 2021. 

I veri numeri della povertà in Italia

La faccia nascosta della nuova povertà italiana causata dal Covid viene fotografata dal quarto monitoraggio della Caritas italiana che, con il coinvolgimento di 190 Caritas diocesane, prende in esame i quattro mesi finali dell’anno orribile 2020 e il primo trimestre del 2021. 

In tutto, alle Caritas si sono rivolte ben 545mila persone nei sette mesi iniziati alla fine dell’estate e proseguiti con le ondate e le chiusure dell’autunno e inverno appena trascorsi.

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132mila nuovi poveri

I dati del quarto rilevamento dell’organismo pastorale della Cei, che è stato presentato il 18 maggio mostrano inoltre che una persona su quattro – per la precisione 132.717 – di quelle presentatesi alla rete Caritas era sconosciuta e si è impoverita proprio da settembre 2020 a marzo 2021. 

Quando, accanto alla ripresa del contagio, arrivavano segnali di ripresa e il governo attivava nuove forme di sostegno a famiglie e imprese colpite dagli effetti socio-economici della pandemia. Delle quali, evidentemente, non hanno beneficiato tutti i bisognosi (Avvenire, 18 maggio). 

Le maggiori difficoltà che hanno gli italiani

Quasi tutte le Caritas diocesane interpellate evidenziano che, accanto a situazioni legate ai bisogni fondamentali della persona (il lavoro, la casa…), compaiono bisogni inerenti alla sfera formativa e al disagio psico-sociale, che colpiscono soprattutto le donne e i giovani:

– difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione femminile (93,2% delle Caritas).

– difficoltà legate al precariato lavorativo/occupazione giovanile (92,1%).

– persone/famiglie con difficoltà abitative (84,2%).

– povertà educativa (abbandono, ritardo scolastico, difficoltà a seguire le lezioni, ecc.) (80,5%).

– disagio psico-sociale dei giovani (80,5%).

Anche altri fenomeni sono segnalati in aumento: il disagio psico-sociale degli anziani e delle donne (entrambi indicati dal 77,4% delle Caritas).

Chi va più spesso in Caritas

Le persone più frequentemente aiutate dalla Caritas sono state soprattutto: persone con impiego irregolare fermo a causa del Covid19 (61,1%); lavoratori precari/intermittenti che non hanno potuto godere di ammortizzatori sociali (50%)

Gli ambiti e i settori economici che hanno risentito maggiormente della crisi economica correlata al Covid sono stati soprattutto quelli della ristorazione, segnalati dal 94% delle Caritas diocesane, seguiti dal settore turistico-alberghiero (77,4%). La maggioranza assoluta delle diocesi segnala anche la difficoltà degli esercizi commerciali (64,2%) e delle attività culturali, artistiche e dello spettacolo (53,2%). 

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Cosa stanno facendo le diocesi per i nuovi poveri

Sul fronte delle risposte, accanto ai servizi relativi ad aiuti materiali, vanno segnalate attività di tipo formativo e orientativo:

149 diocesi (78,4%) hanno attivato dei Fondi specifici di sostegno economico alle famiglie in difficoltà.

140 diocesi (73,7%) hanno svolto attività di orientamento e informazione sulle misure assistenziali promosse da amministrazioni centrali/territoriali (reddito di emergenza e di cittadinanza, bonus autonomi, bonus affitti, buoni spesa e bonus alimentari, cassa integrazione, vari benefit regionali, ecc.).

116 diocesi (61,1%) hanno attivato interventi specifici sul fronte del lavoro. Si tratta soprattutto di erogazione di borse lavoro, tirocini di inserimento lavorativo, tirocini formativi, percorsi formativi/di riqualificazione, convenzioni con aziende/ soggetti terzi per inserimenti lavorativi, sportelli lavoro/orientamento lavorativo.

116 diocesi (61,1%) hanno attivato interventi nell’ambito educativo: distribuzione tablet/pc/connessioni/device per famiglie meno abbienti, distribuzione tablet/pc alle scuole; acquisto libri e materiale scolastico; pagamento rette scolastiche/asili; pagamento mensa scolastica; sostegno educativo a distanza; aiuto compiti/aiuto per la didattica a distanza/dopo scuola online; borse di studio per l’iscrizione università o per sostenere la frequenza delle scuole superiori; abbonamenti ai mezzi pubblici per gli studenti; progetti contro l’abbandono scolastico; sportelli di supporto psicologico, ecc. 

– 61 diocesi (32,1%) hanno attivato dei Fondi diocesani di sostegno economico alle piccole imprese.

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