C'è una "potenza" differente. "Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’Arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo"
Arcangelo è un termine che deriva dal greco: è composto dalle parole àrchein, comandare, e ànghelos, Angelo (la traduzione letterale è messaggero).
In altre parole, Arcangelo significa Capo degli Angeli. Quanto al vocabolo Angelo deriva dal verbo greco anghèllo, io annunzio, termine con cui è stata tradotta la parola ebraica mal’akh, Questo ci fa immediatamente pensare all’Angelo come annunziatore, ambasciatore, quasi un portavoce della volontà di Dio, un po’ come l’Ermes dei Greci ed il corrispondente Mercurio dei Romani, anch’essi caratterizzati da ali, poste ai piedi – o ai calzari – ed al petaso, il loro copricapo.
Il caso “unico” di Michele
Nel Nuovo Testamento la parola Arcangelo compare espressamente due volte: nella “Prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi”: «Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’Arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo» (1Tess 4,16) e nella breve “Lettera di Giuda”: «L’Arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore!» (Giuda 9).
Vale però la pena di precisare che la Sacra Scrittura in realtà attribuisce direttamente al solo Michele la qualifica di “Arcangelo”: siamo noi fedeli che associamo a tale gerarchia angelica anche Raffaele e Gabriele.