Una testimonianza ricchissima di un sacerdote missionario per anni in Siberia, don Ubaldo Orlandelli. La Madonna lo ha sempre accompagnato e sorpreso, soprattutto nel giorno della Festa dell’8 dicembre.di Costanza Miriano
Un sacco di gente mi aveva parlato di don Ubaldo Orlandelli prima che lo conoscessi: il prete che stava in Siberia, il prete che quando tornava in Italia andava sulla neve in ciabatte e a fare incontri in camicia hawaiana, perché ovunque fosse più caldo di quarantacinque sotto zero per lui era estate, il prete amico di Nembrini e degli ortodossi che gli regalarono la famigerata pelle dell’orso “morto di raffreddore”, e poi in Italia il prete dei malati terminali, e prima l’allenatore di atletica e quello che costruiva stadi… Insomma, uno dalle mille vite, dovevo conoscerlo. Così gli abbiamo chiesto di tenere una catechesi ai Santi Quattro Coronati, e ora grazie alla cara amica Elena possiamo offrirvene la trascrizione (anche perché la registrazione non è stata ottima, visto che era senza voce: dice che in Siberia non gli era mai successo, col freddo morivano anche i batteri, invece adesso col monsone…).
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L’Immacolata Concezione è l’inizio della libertà per l’uomo; la vera libertà che soltanto Dio può portare: la libertà d’amare.
Fino a che Maria non ha detto “Avvenga di me secondo la tua volontà”, l’uomo non poteva amare come dopo questa frase, perché Dio non si era ancora incarnato. Dio non era ancora diventato un uomo, con la sua presenza nel ventre di Maria. Accade una cosa mai accaduta nella storia prima. Accade un avvenimento possibile per tutti gli uomini, che prima non potevano mai provare. Ogni uomo diventa capace – entrando Dio nella storia, facendosi uomo, morendo e risorgendo – l’uomo diventa capace, se segue Cristo liberamente, di amare il nemico. Questo nella storia non era mai accaduto. Tutti sappiamo che è impossibile amare un nemico. Maria, l’Immacolata, ha amato quella sorpresa enorme. Pensate una ragazzina, in una mentalità… in un luogo in cui la mentalità è farisaica, in cui il moralismo è all’ennesima potenza. Nel Vangelo le persone che Gesù sgrida di più sono proprio i farisei. Addirittura dice, guardando i sacerdoti: “Le prostitute vi passeranno davanti nel Regno dei cieli”. Quindi porta un amore che non è giudicato dalla Legge. Porta un amore gratuito e libero.
Quando avevo nove anni mi domandavo qual era il senso e l’utilità della vita e dopo un paio d’anni, verso gli undici anni, mi sono dato questa risposta: è lasciarsi amare e amare. E allora dicevo: “Se l’amore è la cosa fondamentale della vita di ogni persona, chi mi insegna ad amare di più?”. E sentii proprio questo nel Vangelo: ama i tuoi nemici. Quando ho sentito questo ho detto: “Io mi voglio donare a chi rende possibile questo amore”. E ho detto ai miei genitori: “Vado in seminario”. Ma io vengo da una regione in cui i sacerdoti non sono molto popolari. Il detto in questa regione è: ‘Se vedi nero spara a vista, perché è un prete o un fascista’. Vengo dall’Emilia Romagna. Ecco, i miei genitori non erano molto contenti che io andassi in seminario, perché non era una cosa di cui si potevano vantare con qualcuno. Io sono un po’ testone e quindi sono scappato di casa. Però mi hanno visto e allora poi mio padre, da casa mia al seminario ci sono 9 km, quindi mio padre mi è venuto a prendere. Scandalo in famiglia: non ti amiamo? Cosa ti abbiamo fatto? Ho detto: “No, voglio semplicemente andare a fare il sacerdote, niente di male”. “Come niente di male? Ci lasci così? Abbiamo faticato una vita per darti una posizione!”.
Sì, perché i miei genitori – noi siamo due fratelli – avevano costruito due alberghi, uno per me e uno per mio fratello, quindi eravamo già a posto per tutta la vita. Mi dice mia madre: “Ma perché vuoi andare in seminario?”. Oggi risponderei in un altro modo,… ai tempi risposi: “Perché voglio aiutare gli altri”. Allora mia madre dice: “Ma vedi, se fai il prete, i preti non hanno i soldi, possono aiutare poca gente. Se tu fai l’albergatore guadagni un sacco di soldi e poi dopo aiuti tutti quelli che vuoi”. Però vedeva che non mi convinceva e mi ha detto: “Senti, aspetta fino a 18 anni e poi dopo se vuoi vai in seminario”. Ho detto: “Va bene”. Ho vissuto l’età della stupidera – come la chiama mia mamma – che di solito va dai 14 ai 18 anni, però mi hanno detto che adesso , in questo periodo, in questo momento della storia, è stata anticipata… e posticipata. E ho combinato tanti guai insomma. Ciò che mi teneva lontano dai guai forse è il fatto che mi piaceva fare tanto sport… Anche se stasera non sono il ritratto della salute. E un giorno c’è stata una festa, un ultimo dell’anno. Eravamo 300 amici, perché avendo gli alberghi a disposizione si poteva fare un sacco di giochi, di feste, di tutto… Alla mattina ero l’unico sobrio: chi si era drogato, chi aveva bevuto… non si capisce cosa… E io ho detto: “Ma se questo è il giorno in cui festeggiamo e si vuole essere felici…”. E sono stato lì a riflettere e ho detto “Ma guarda che non va bene così”. Ai tempi c’era il militare obbligatorio e allora io, facendo tanto sport, avevo conosciuto ad un esame di allenatore, un maresciallo che era responsabile del gruppo sportivo dei Carabinieri e allora mi chiamò lì. Però era a Bologna. Io ero a Salsomaggiore Terme – 90 Km – e allora per i miei genitori era lontano… e quindi hanno parlato con qualcuno, così ero a 20 minuti da casa dopo a fare il carabiniere.
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Dopo un po’ di tempo nella mia vita, tornando a casa, riflettevo sempre su questa questione e dicevo: “Vorrei fare qualcosa”. Facevo sempre tanto sport, allenavo della gente; essendo l’allenatore più giovane di un centro sportivo, mi facevano fare tutti gli allenamenti più tecnici, più difficili, che gli altri non volevano fare e cioè i lanci (peso, disco, martello, giavellotto) e il salto con l’asta… Se lo facessi adesso povero materasso. Ma… ho detto “Provo a portare i ragazzi a fare qualche cosa che gli rafforzi la volontà, perché così magari non bevono, non si drogano… Faccio un campo sportivo. Mio padre mi sgridava perché ero poco a casa. Allora mi dice: “Insomma, smettila”. Ho detto: “Senti papà, dammi due anni di tempo, io faccio un campo sportivo in paese, una squadra di calcio, poi ti aiuto in albergo”. “Va bene” mi ha detto. Allora andavo in Comune tutte le mattine, finché al sindaco dopo 7-8 mesi che mi vedeva tutte le mattine, quando mi vedeva gli veniva il tic nervoso.
Non mi voleva dare il terreno per il campo sportivo. Alla fine me l’ha dato e abbiamo fatto una squadra di calcio, che poi … Nel frattempo avevo conosciuto una ragazza che mi ha detto: “Te devi stare solo con me”. Io ho detto: “Perché solo con te? E tutte le altre? Sei un’egoista”. Eh sì, perché dove si fanno le cure termali, le persone venivano ai tempi per 15 giorni e le mie fidanzate duravano 15 giorni, poi andavano via e ne arrivava un’altra. Il problema era l’anno successivo se cambiavano periodo. E avevo incontrato degli amici di Comunione e Liberazione, fondata da un certo don Giussani, che mi dicevano: “Ha ragione la tua fidanzata”. Che tra l’altro era di Milano e mi portava – perché aveva un’amica che faceva i canti russi – mi portava ad ascoltare questi canti russi, che ci andavo proprio solo per amore, perché era una stufata, non mi piacevano. Però andavo. E lì avevo conosciuto questo padre Scalfi, che aveva fondato questa Russia Cristiana,… che non mi piaceva mica tanto poi. Gli amici di paese mi dicevano: “Non metterti con una che sei fregato tutta la vita”. E praticamente non era il ragionamento molto diverso dai ragazzi di oggi insomma…. Ma io non è che ho solo ascoltato gli amici di CL o quelli di paese.
Io vedevo che stando con lei stavo meglio. E così sono stato solo con lei. Decidiamo di sposarci. E qui arriva quello che per me è importante… L’8 di dicembre… che è appunto la riflessione che sto facendo sull’Immacolata… Perché avevamo deciso di sposarci l’8 di dicembre e quindi andiamo dal sacerdote per il corso prematrimoniale e il sacerdote dice: “Ubaldo hai mai pensato a fare il prete?”. Potete immaginarvi la faccia della fidanzata. Esprimeva una gioia… E ho detto: “Ma veramente sono venuto qua per sposarmi”. Insomma, adesso riassumendo…: gli avevo detto che appunto a undici anni ero scappato di casa e mi dice che val la pena verificare. La ragazza mi dice: “Guarda, se è la volontà di Dio io ti aiuterò a seguirla, perché ti amo e voglio la tua felicità. E così abbiamo fatto un cammino… Prima andavamo in discoteca, al mare, di qui e di là a divertirci… Adesso andavamo in una chiesa, in un monastero, da un eremita. Io… per me era una cosa strana, perché non pensavo di poter seguire il Signore in castità, povertà e obbedienza. Povertà non sapevo cos’era: cioè sì, lavoravo, faticavo, però ero diciamo ‘benestante’. La castità non c’è bisogno che ve la spieghi dopo quello che vi ho detto… L’obbedienza… ero l’ultimo nipotino e mia nonna mi difendeva davanti ai miei genitori sempre, per cui ero capriccioso, facevo tutto quello che volevo. Per cui vivere in questo modo mi sembrava una cosa strana. Però stavo bene. E dopo un certo periodo, come stavo bene dal passare dal farfallone a una ragazza sola e da una ragazza sola a quello che potrebbe sembrare niente ma invece è tutto, stavo benissimo. E così sono andato in seminario.
E io sono uno molto modesto e voglio cambiare il mondo. Allora ho detto: “Qual è la strategia migliore per cambiare il mondo?”. Ho pensato e pensato, poi ho detto: “La cosa più potente che cambia il mondo è la preghiera. Allora voglio fare l’eremita, pregare sempre”. E allora mi dicono: Per fare l’eremita devi fare 10 anni in un monastero, poi dopo se vuoi fare l’eremita, la vita cenobitica prima. Va bene. Vado a Roma in un monastero, che dopo due anni che ero lì Papa Giovanni Paolo II lo chiude, perché c’era un disastro lì dentro. Fortuna io non sapevo niente. C’era un padre spirituale che aveva un ordine però missionario… Entro… vado lì intanto per finire gli studi. Mi dice: “Vieni come ospite, non hai l’obbligo di preghiera e di niente, fai quel che vuoi, studi all’università e poi intanto pensiamo a cosa fare”. Mentre stavo lì stavo bene e allora ho detto: “Beh, il Signore mi vorrà qua”. Sembrava casa mia. Ho detto: “Senti, vorrei entrare qua”. E lui mi dice no. E io che sono sempre testone ho detto: “Va bene, lo domando per iscritto e tu mi rispondi ‘no’ per iscritto”. L’ho fatto per iscritto e lui per iscritto mi ha detto di sì. E così sono entrato in quest’ordine… e visto che sono un bravo prete mi hanno mandato in Siberia. Voi ridete ma… è proprio così. E allora andiamo dal Papa, Giovanni Paolo II. Eravamo tre sacerdoti e ci dice: “Andate e portate i sacramenti alle persone che per decenni non li hanno avuti: i cattolici in Siberia”. Va beh, andiamo.
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Novosibirsk, una città con quasi un milione e mezzo di gente ufficialmente, 2 milioni con tutti i clandestini intorno. Putsch di Eltsin il 15 di agosto. Il Papa ce l’aveva detto l’anno precedente, a novembre, quindi come faceva a saperlo lo sa solo lui. Perché non c’era niente… Noi dicevamo: a chi facciam riferimento? Non c’è vescovo, non c’è… Invece dopo quando siamo andati là, il Papa in quel periodo ha fatto anche il vescovo, per cui… Eravamo in una diocesi di 7 fusi orari… 6 preti… neanche un prete per fuso orario. Dopo si lamentano che in Italia ci sono pochi preti. Io ho detto “Boh… andate a vedere in Siberia”.
Dopo un po’ di tempo avevo imparato un po’ di russo e allora il Vescovo mi dice: “Vai a fare la Pasqua in un villaggio qua vicino”… 300 km… Mica con l’autostrada del Sole eh. E quella della neve neanche. Proprio la neve e basta. Però in Russia tutto quello che è meno di 1000 km, poi ho capito, è vicino. Quello che è di più è lontano. Quando dici “è lontano quello là”, vuol dire che era più di 1000 km.
E allora vado lì. Dovevano esseri 4 vecchiette e la notte di Pasqua c’erano 200 persone. Una stanzetta, perché non ci sono le chiese. Facevano a turno ad assistere alla messa. Io avevo un altare grande come questo leggio e c’era tutta la gente intorno. 80 persone, la maggior parte bambini, che si volevano battezzare. Una signora aveva 8 figli… il marito musulmano e i bambini sapevano quel poco di catechismo necessario per ricevere il battesimo. Benissimo. Erano in fila come quelli di quel film che c’era il padre che col fischietto… Tutti insieme appassionatamente… Ecco, sembrava… Tutti in fila così, dal più piccolo al più alto. Il papà musulmano… E io gli ho detto: “Scusa ma, sei d’accordo che…”. “Sì, sì sì”. Lì ho capito che in Russia comandano le donne. Sapete cosa dicono in Russia? Che l’uomo è il capo, la donna è il collo: decide lei cosa l’uomo vede, o non vede.
Una di queste donne mi racconta come è stata deportata. Presa da casa dai soldati, portata fino al fiume Volga; dal fiume Volga alla Transiberiana – la Transiberiana è la ferroviaria più lunga del mondo: 10.000 km quasi. E mi dice: “La gente sui vagoni moriva di fame e di freddo”. Per capire cosa è successo: Hitler ha eliminato 6 milioni di ebrei; nell’Unione Sovietica sono morte 11 milioni di persone. Intanto la gente moriva e andavano col treno, lentamente. Arrivati dalle parti di Novosibirsk li hanno scaricati nella foresta, chiamata anche Tàiga o Taigà, a seconda degli accenti. Per sopravvivere questa gente scavava delle buche sotto la neve, copriva le buche con dei rami e cercava di svernare, ma non aveva niente. Nei 16 anni in cui sono stato lì la temperatura più fredda è stata -49°.
Gli altri anni c’era più caldo: -30, -40. Ma non mi è mai venuto il mal di gola: morivano anche i microbi. E così chiede al marito di andare a cercare qualcosa da mangiare. Il marito esce – lei aveva tre bambini – non torna più. Lo trovano a 200 mt dalla buca, in primavera. I bambini gli muoiono in braccio uno dopo l’altro, senza poter far niente. Lei svenuta, mezza morta, viene salvata da un’amica della buca vicino. Sappiamo lo strazio che una madre può provare. La Bibbia descrive lo strazio di una madre che perde il figlio. Dostoevskij riprende questi brani della Bibbia nei fratelli Karamazov e racconta, con la sua capacità bellissima in tante pagine, l’inconsolabilità di una madre che perde il figlio. Maria dice oggi di sì a un figlio che però, guardandolo in un certo modo, non perderà mai. Ed è questo lo sguardo che questa vecchietta aveva. Imparato penso proprio dall’immacolata. E mi dice: “Io ringrazio Dio per tutto e per tutti”. E io dico “Come? Ti è morto il marito, tre figli…” E lei dice: “Vedi, quando ho incontrato mio marito ho incontrato il volto del Signore che mi ama. La persona che io amo più di tutti nella mia vita. E il frutto di questo amore, i miei figli: il loro volto è l’amore di Dio alla mia vita. Non maledico perché mi sono stati tolti, ringrazio perché mi sono stati donati e ho potuto fare un’esperienza d’ amore; fosse stata anche di un giorno, con loro ho incontrato il Signore. Il Signore che mi permette di amare anche chi li ha fatti morire”.
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L’uomo non è capace di amare i nemici. Se non accadeva quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo poco fa – anche se con la mia flebile voce – però avete capito, spero. L’uomo non riesce ad amare neanche gli amici. Mi ero dimenticato di dire che l’8 di dicembre, invece di sposarmi, per la prima volta mi misi su quel giorno lì l’abito da sacerdote, perché si era ammalato un seminarista che doveva andare a fare servizio in cattedrale, allora il Vescovo chiama me. Non dovevo andare, ma ecco, il Signore ci prepara sempre a una Provvidenza. E questa donna però dice una cosa fondamentale, perché quello che avete sentito può essere “sì la bottiglia mezza piena o mezza vuota, o il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, l’abbiamo già sentito”. Secondo me non avete sentito questo. Lei dice: “Se io non amassi… – non amassi eh… non che perdono – se io non amassi le persone che hanno fatto morire mio marito e i miei figli, io tradirei l’amore che ho per mio marito e i miei figli”. Oggi noi se guardiamo i social, i mass media etc… vediamo che il tradimento è tutto basato sulle questioni sessuali. Certo sono importanti, ma penso tutti comprendiate il diverso livello di quello che dice questa donna. “Se io non amassi le persone che hanno fatto morire le persone che amo più di tutti nella mia vita, io tradirei le persone che amo più di tutti nella mia vita”. Non è umano. Soltanto Dio ci rende capaci di questo. Nella storia questo non c’è mai stato. C’è solo negli ultimi 2000 anni, da quando Maria ha detto di sì ed è entrato Dio nel suo ventre. E tutte le volte che un uomo dice di sì ed entra carnalmente con la comunione Dio nella nostra vita, possiamo dire questo sì, immenso, grande, che completa il cuore dell’uomo, altrimenti impossibile da completare e da realizzare.
Poi, visto che avevo costruito una chiesa, il Vescovo mi mette direttore della Caritas: 7 fusi orari di Caritas. Mi ha detto: “Comincia dai posti più lontani”. Da Novosibirsk a Milano ci sono 6 fusi orari. Da Novosibirsk all’altro confine della diocesi, Vladivostok, 6 fusi orari. Dire ‘comincia dai posti più lontani’ era come dire ‘comincia dall’Italia’ . Allora sono andato a Vladivostok. Gli aerei erano i Tupolev: ne volava giù uno sì e uno no. Ma quello che non volava giù è perché c’ero su io che dicevo il rosario. Quelli solo a Kerosene volavano giù, quelli a rosario stavano su. Siamo andati con il Vescovo una volta in Jacuzia, che io conoscevo perché mi piaceva giocare a Risiko – non perché sapevo cos’era -… è un gioco con i carri armatini… anche le suore lo conoscono?!?… Complimenti… E… “Meno 60” – avvisa il pilota dell’aereo. Io guardo il vescovo. Lui capisce il mio sguardo e mi dice: “Eh, dopo lo racconti in Italia”. “Sì, o agli angeli in cielo – gli ho detto – uno dei due” – ho detto. Arriviamo… Le auto con i doppi vetri. Non c’è olio o liquido che possa tenere i -60°, quindi le auto lì sono sempre in moto, oppure nei garage caldi. Ma quando sono fuori non le spengono mai. Anche quando si chiudono, si chiudono le portiere ma rimangono sempre in moto, se no poi non si riescono più a mettere in moto. Va beh, dopo questa avventura non mi dilungo più di tanto perché… Ce ne sarebbe da raccontare molto. Ho fatto una casa d’accoglienza per bambini orfani. E lì era l’unica casa d’accoglienza non statale.
Poi sono andato a Mosca, perché un mio amico è diventato arcivescovo di Mosca e mi ha detto “Vieni ad aiutarmi”. E io detto “no”. Allora lui l’ha chiesto ai miei superiori, mi hanno mandato e sono andato. Dopo 4 anni che ho lavorato lì come Cappellano degli italiani ed economo della diocesi, un po’ più piccola di quella della Siberia era… almeno un terzo… Ci stavano dentro solo 6 o 7 ‘Italie’. In Siberia invece 33 ‘Italie’. Viene un diplomatico, mi chiamano…Dice che è rimasto vedovo. La bambina era nata, aveva 4 mesi e poi la mamma è morta. Lui non voleva sapere più niente di Dio. Lo chiamo e mi dice: “Guarda, sì, io ti incontro, però io in Chiesa non ci vengo, se vuoi ci incontriamo al bar”. E andiamo al bar. “Però non parliamo di cose religiose”. E non parliamo di cose religiose. Parliamo, stiamo lì e dopo un po’ ci salutiamo. Domenica… perché la messa degli italiani… a Mosca ci sono poche chiese, per cui ogni ora c’è una messa… e quindi le omelie sono un po’ più brevi di quella che sto facendo io adesso… perché poi ci vuole il tempo perché la gente esca ed entri…. Almeno sei sette minuti per uno…. Ogni ora c’è una messa in lituano, in inglese, in francese, in tedesco, in filippino, in coreano… Insomma un sacco di lingue… peggio di Babilonia. E quella degli italiani – eravamo in pochi – alle ore 13. Orario comodissimo per la messa…
E qui me lo vedo domenica questo diplomatico a messa. Strano… Finita la messa corre in sacrestia e mi dice: “Guarda che io sono a messa perché ho accompagnato la mia bambina che ha fatto la prima comunione e quindi il prete le ha detto che deve andare a messa tutte le domeniche e io non la lascio andare da sola, la accompagno”. “Sì, va bene – ho detto – ma non ti devi mica giustificare”. E così tutte le domeniche era a messa. E poi faccio una messa il giorno dei morti, il 2 di novembre. Non c’era mai stata in italiano. Ho detto proviamo… se viene qualcuno. Do l’avviso: “Guardate che per i Santi e per i Morti ci sarà la messa sempre all’una, chi riesce, nella pausa pranzo, così se riuscite venite…” Esco dalla sacrestia e c’è la chiesa vuota. “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”. Entra lui, questo diplomatico, da solo, senza la bambina. E dopo sette o otto minuti cominciano ad arrivare altri. Ecco, questi sono i miracoli che fa il Signore.
Dopo un po’ di tempo vado… Io mi voglio occupare… già da tanto tempo chiedevo ai superiori di occuparmi della sanità…. – come capite ne ho bisogno… la salute, la cura… – e qui in Italia allora i miei superiori mi spostano. Ho lavorato 4 anni in Lombardia e adesso sono a Pescara, da circa 4 anni. Sono in una clinica dove ci sono… Sono in una Fondazione che fa ricerca e innovazione in medicina, e in una clinica dove ci sono dei malati neuropsichiatrici. Mentre ero lì una donna mi dice: “Io voglio morire, perché sono vent’anni che ho una gabbia in testa; continuano a darmi delle medicine e mi sento una gabbia, voglio morire”. Ho detto “cosa gli dico?”. Allora in un’omelia ho raccontato di questa vecchietta in Siberia e ho detto: “Vedete, come si può amare un nemico per grazia, come Maria ha potuto dire di sì all’Angelo per grazia, un nemico esteriore, fuori di noi si può amare così solo per grazia di Dio in un rapporto con Lui, anche il nemico interiore e tutto ciò che non ci piace di noi lo possiamo amare per grazia. È lo stesso metodo. Non possiamo amare noi stessi, così come siamo, senza grazia. E allora si cerca l’eutanasia, la dolce morte, o tante altre questioni che ci allontanano dall’essere noi stessi. L’uomo può essere se stesso solo in un incontro con Gesù Cristo, attraverso un avvenimento che ci compie dicendo sempre di sì a Lui attraverso tutti i nostri limiti e i nostri sbagli. A me non piace la parola ‘nonostante’, perché è come eliminare i nostri sbagli. No: li attraversiamo. Il Signore ci ama ‘attraverso’ ciò che noi siamo, non ‘nonostante’. Per me ‘nonostante’ in questo caso non è una parola cristiana. ‘Attraverso’ ciò che noi siamo. Dio ci ama così come siamo, non perché cambiamo.
In Siberia ho fondato una parrocchia dedicata a Sant’Agostino – essendo Agostiniane…- dedicata a Sant’Agostino perché, essendo la città scientifica…, Agostino cercava la verità e quindi era di input agli scienziati che cercassero anche loro la verità. Ecco che cosa mi fa pensare appunto l’Immacolata Concezione, che tutti gli anni mi fa qualche sorpresa… sempre in quel giorno. Adesso io appunto sono a Pescara, seguo l’ambito della sanità e sto studiando a Roma… facendo una licenza – ho appena cominciato – e poi il sabato e la domenica giro per l’Italia a fare delle testimonianze, commenti oppure altre riflessioni, nelle parrocchie o da altre parti dove mi chiamano.
Ecco, il cammino della nostra vita è proprio questo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” Questo è il cammino della nostra vita: far sì che avvenga secondo quello che il Signore vuole. E allora comprenderemo chi è l’Immacolata. Comprenderemo che cosa vuol dire l’Immacolata. Comprenderemo che cosa vuol dire che Cristo è presente nel ventre di una donna 2000 anni fa. E che è presente oggi. Perché con l’Immacolata comincia la Chiesa. Possiamo dire che in un qualche modo è l’inizio della Chiesa, con il suo ventre. La Chiesa oggi che non sono appunto le mura, ma una compagnia che segue Colui che l’ha formata. Ecco perché la Chiesa è immacolata e santa; formata da uomini peccatori, ma lei è immacolata e santa, come Colei che ha detto di sì e che ha dato inizio a questa bellissima storia che ha 2000 anni e che tutti quelli che seguono il suo Figlio possono amare in un modo che altrimenti non sarebbe possibile. E la nostra vita si può compiere in un modo che altrimenti non avremmo mai compiuto. Grazie.
QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG DI COSTANZA MIRIANO