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Veramente il sacramento del matrimonio cambia la coppia?

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Paul Habsburg - pubblicato il 30/08/19

In una storia d’amore c’è un “prima” e un “dopo” il sacramento del matrimonio. Esso dà la forza che sola permette di condurre in porto un’unione vitalizia e di superare le prove del tempo. Tutto sembra identico, eppure tutto cambia.

C’è un fenomeno che mi ha sempre sorpreso. Numerose coppie si separano dopo un anno di matrimonio, e questo anche se gli sposi vivevano insieme da molti anni, parecchio prima di sposarsi religiosamente. Pensandoci un po’, questo sembra indicare che ci sono delle attese che non sempre corrispondono alla realtà del matrimonio. È certo che se si ripone tutta la speranza nell’amore, perché «è una forza misteriosa che resterà sempre con noi», si rischia allora di costruire sulla sabbia. Fortunatamente, la nostra fede ci libera da quest’aspettativa un poco ingenua. Perché la vera forza si trova anzitutto nel sacramento, non in un sentimento. Sacramento che ci promette la presenza stabile e fedele del Redentore. Colui che nel giorno del matrimonio s’impegna con noi per sempre. Colui che viene a completare quel che non abbiamo.

Matrimonio: un “prima” e un “dopo”

Molto concretamente, però, che cosa cambia – veramente – tra il prima e il dopo? Per rispondere a questa domanda, vorrei ricordare quale sia il senso dei sacramenti partendo da quella frase della Bibbia che tutti conosciamo ma di cui non sempre misuriamo la profondità: «Dio creò l’uomo a sua immagine» (Gen 1, 27). Dio ci ha affidato il modello per continuare la sua opera di amore e di pace. Nel suo stato originario, la natura umana ci permetteva di agire come agisce Dio, di amare come ama Dio. Ma la natura è stata ferita dalla caduta dell’uomo. È un po’ come se il cordone ombelicale tra la madre e il bambino fosse stato danneggiato o addirittura spezzato. Conseguentemente, i flussi vitali della madre non passano più al feto… e quest’ultimo è di per sé condannato a morte. Allo stesso modo, dopo la rottura originale la vita di Dio non passa più “naturalmente” all’uomo. Da quel momento l’amore è diventato un’aspirazione naturale preternaturalmente frustrata, e così sarebbe stato per sempre se Dio non fosse prontamente intervenuto a offrire un rimedio – grazie al quale amare veramente è adesso difficile, o anche molto difficile, ma non impossibile. Anche san Paolo riconosce questa duplice legge nel più intimo di sé:

Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.

Rom 7, 22-23

Tutta la Bibbia è la risposta di Dio al no dell’uomo. Essa esprime il Suo sforzo per ripristinare il cordone ombelicale tra Lui e noi, fino a culminare nell’incarnazione: se Dio diventa finalmente uomo è per restare in eterno il Dio-con-noi. Così Egli ci offre la possibilità di accogliere di nuovo la vita di Dio. A questo titolo, i sacramenti sono una delle espressioni più potenti del Dio-con-noi. Grazie ad essi, la vita di Dio entra di nuovo nell’uomo. La nostra vita con la vita di Dio diventa così una vita che s’incammina verso la vera vita – quella che Dio l’aveva sempre prevista fin dal principio. Un sacramento è dunque una porta attraverso la quale Dio entra nella nostra vita per restare con noi. È una forza che ci permette di tornare un po’ più noi stessi.


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Allora che cosa cambia grazie ai sacramenti? Per comprenderlo, vorrei anzitutto spiegarvi qual è la differenza tra il prima e il dopo del sacramento dell’Ordine. La settimana che ha preceduto la mia ordinazione sacerdotale, la mia comunità mi ha proposto di andare ogni giorno in una cripta, con gli altri confratelli che sarebbero stati ordinati insieme con me. Ciascuno al suo altare, ripetevamo la messa dall’inizio alla fine per celebrarla bene il gran giorno. E ciò significava che mi cambiavo (indossando i paramenti sacerdotali), preparavo l’altare e celebravo tutta la messa… senza ancora essere prete. Quando dicevo “questo è il mio corpo”, “questo è il calice del mio sangue”, non succedeva niente – perché non ero ancora prete.


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Il giorno della mia ordinazione – il 22 dicembre 2001, a Roma – il Vescovo mi ha imposto le mani. Da quel giorno, ho pronunciato esattamente le medesime parole e ho fatto i medesimi gesti del giorno prima. A quel punto però il cielo si apriva e il Signore ne scendeva per guarire, nutrire, perdonare, servire e rinnovare… Nulla ho cambiato nelle mie parole e nei miei gesti, ma il sacramento ha cambiato tutto.


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Mediante il sacramento, Dio ha elevato i miei gesti al livello del suo agire nel mondo. Ormai i gesti del mio agire sacerdotale non appartengono più solo a me, il loro significato è cambiato e si sono riempiti della presenza di Dio. Sono stati caricati del potere redentore del Salvatore. Non posso più dire che non ho voglia di celebrare la messa, di ascoltare le confessioni, di incontrare le persone, di aprire a Dio il mio cuore – e meno male! – perché mi sono consacrato a lui. Di primo acchito può sembrare un po’ pesante, eppure partecipo a una fecondità che supera infinitamente la mia.

Un segno visibile dell’amore invisibile di Dio

Credo che si possa applicare la medesima forza trasformatrice al sacramento del matrimonio. C’è un vero prima e dopo. Il significato e il valore dei gesti cambiano quasi completamente. La preghiera di apertura nel rituale del sacramento del matrimonio parla dei fidanzati in questi termini: «I loro cuori sono già riempiti d’amore l’uno per l’altro, ma essi vogliono affidarti questo amore e ti domandano di consacrarlo».


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Consacrare significa dedicare, dare a Dio il proprio amore perché ne disponga. Prima del sacramento, possiamo dire che l’amore di una coppia appartiene esclusivamente ai fidanzati. I loro gesti sono un’espressione del loro amore ma restano limitati a loro due: significano “ti amo” – niente meno, niente più. Manifestano un segno visibile dell’amore invisibile di Dio nel mondo, un luogo in cui l’azione di Dio nel mondo trovava la sua continuità. Il giorno delle nozze, i due si donano e si accolgono mutuamente nel sacramento del matrimonio: consacrano a Dio il loro amore. In quel momento, lo Spirito santo cambia il significato e la fecondità del loro amore in pensieri, parole e gesti. Prima, quando si abbracciavano era bello, ma erano fatti loro; adesso (grazie al sacramento del matrimonio), quando si abbracciano il Cielo si apre e il Signore ne scende per guarire, per nutrire, per perdonare, servire e rinnovare… I due non sono cambiati in nulla, ma il sacramento ha cambiato tutto.


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Col sacramento, Dio ha elevato i gesti degli sposi al livello del suo agire. Nel loro agire di coppia, i gesti non appartengono più esclusivamente a loro. Così il significato dei loro gesti è cambiato. Essi sono colmati della presenza di Dio, sono caricati del potere redentivo del Salvatore. La coppia non è cambiata in nulla, il sacramento ha cambiato tutto. In più, essi non possono più dire che non hanno voglia di amare, di accogliere, di essere dono l’uno per l’altra, perché hanno consacrato il loro amore a Dio. Ciò può sembrare un po’ pesante, di primo acchito, eppure gli sposi partecipano di una fecondità che oltrepassa infinitamente la loro.

Un giorno, dopo aver presentato questa spiegazione, una giovane coppia mi disse:

In tal caso, se un giorno venissimo a scoprire una bruttissima notizia, ad esempio che c’è stato un attentato, e quella sera ci abbracciamo con vero amore, un amore che è dono di sé, questo vuol dire che effettuiamo un atto di riparazione? Che creiamo un vero equilibrio tra il no e il nel mondo, perché nel nostro amore Dio si rende presente? È così?

Sì, è vero. Il loro è un grande . Mi ricordo di non aver potuto celare la gioia di fronte a questi due giovani sposi. Li ho incoraggiati a cercare di vivere sempre così. Onestamente, credo che il sacramento del matrimonio sia molto simile al sacramento dell’Ordine. Col suo amore, la coppia è segno efficace della discesa di Dio analogamente a come lo siamo noi preti quando presiediamo l’eucaristia. Care coppie, siate coscienti della grandezza della vostra vocazione!

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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