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Fulton Sheen: un matrimonio difficile è occasione di santificazione

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Fulton John Sheen - pubblicato il 06/06/19

In casi che non degenerano nella violenza o nel patologico, l'amore cristiano può assumersi il fardello di portare sulle spalle il proprio coniuge, come la Croce.

di Fulton Sheen

Nell’amore cristiano i fardelli diventano altrettante opportunità di servire. Ecco perché simbolo dell’amore cristiano non è il circoscritto cerchio dell’ego, ma la croce con le sue braccia tese verso l’infinito per abbracciare tutta quanta l’umanità. Pure, nonostante i migliori sforzi compiuti dall’amore, non c’è controllo sul compagno. Che fare se il marito diventa un alcoolizzato, o non è più fedele sul piano coniugale, o bastona la moglie e i figli? Che fare se la moglie diventa una Santippe, o non è più fedele sul piano coniugale, o trascura i figli? Non si dovrebbe ricorrere alla separazione? Sì, in certi determinati casi può aver luogo la separazione, ma questa non conferisce alla parte lesa il diritto di contrarre nuove nozze:

Non divida pertanto l’uomo quel che Dio ha congiunto (Mt 19, 6).

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Un altro problema è quello di risolvere le difficoltà e i dolori, le delusioni e le lacrime che talvolta intervengono nella vita coniugale. Ma il modo migliore non è certamente quello di autorizzare un uomo o una donna che abbiano messo il primo coniuge nei guai a poter liberamente cacciare nei guai altre persone; giacché se la società non permette ad ognuno di vivere come gli aggrada, perché mai dovrebbe permettergli di amare a suo beneplacito? Né la soluzione sta nel proclamare che una data persona è «essenziale» alla nostra felicità. Perché se la bramosia acquista la precedenza sul diritto e sull’onore, come si potranno impedire il ripetersi del ratto della Polonia o il furto della bicicletta del vicino? Come circoscrivere qualsiasi passione che diventi la base dell’usurpazione, il che rappresenta propriamente l’etica della barbarie?

Supponiamo che la promessa matrimoniale «per il meglio e per il peggio» si risolva nel peggio; supponiamo che il marito o la moglie diventi un malato cronico, o riveli caratteristiche antisociali. In questi casi l’unione coniugale non può essere certamente salvata dall’amore carnale. Perfino a un amore rivolto verso la persona è difficile salvare una tale unione, specialmente se l’altro coniuge si rende immeritevole. Ma quando queste forme inferiori dell’amore vengono a naufragare, interviene l’amore cristiano a suggerire che l’altra persona dev’essere considerata un vero e proprio dono di Dio. I più dei doni del Signore sono dolci; ma alcuni sono amari.

Pure, sia l’altra persona amara o dolce, malata o in buona salute, giovane o vecchia, è pur sempre un dono di Dio per il quale l’altro coniuge deve sacrificarsi. Un amore egoistico cercherebbe di liberarsi dell’altra persona divenuta un peso, ma l’amore cristiano si assume quel fardello, in obbedienza al Divino Comandamento:

Portate gli uni i pesi degli altri, e così adempirete la legge di Cristo (Gal 6, 2)
PAPIEŻ O MAŁZEŃSTWIE
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E se si obiettasse che Dio non ha mai inteso che si dovesse vivere in tali difficoltà, l’unica risposta da darsi sarebbe che Dio ha così inteso:

Se uno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Poiché chi vorrà salvare la vita sua, la perderà; e chi perderà la vita sua per amor mio, la troverà (Mt 16, 24-25.)

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Ciò che la malattia è per l’individuo, un matrimonio infelice può essere per una coppia: una prova mandata da Dio al fine di perfezionare spiritualmente i due coniugi. Senza alcuni degli amari doni che il Signore ci manda, le nostre capacità spirituali rimarrebbero atrofizzate. Ci dice la Sacra Parola di Dio:

E non soltanto di questo ci gloriamo, ma anche delle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. (Rom 5, 3-5).

Una tale vita matrimoniale può essere una specie di martirio, ma per lo meno chi pratica l’amore cristiano può essere sicuro di non rubare ad un’altra anima la sua pace, né di disonorare la propria vita. Né d’altra parte questa accettazione delle prove imposte dal matrimonio equivale, come taluni credono, a una sentenza di morte: un soldato non è condannato a morte perché giura fedeltà alla patria, ma ammette di essere pronto ad affrontare la morte piuttosto che perdere l’onore. Un matrimonio infelice non è una condanna all’infelicità, bensì una nobile tragedia in cui si sopportano «i sassi e i dardi dell’oltraggiosa fortuna» per non rinnegare un voto fatto al Dio Vivente. Essere feriti per la patria che amiamo è nobile; ma essere feriti per amor di Dio è ancora più nobile. L’amore cristiano da parte di uno dei coniugi contribuirà alla redenzione dell’altro. Dio non trova i suoi Santi là dove tutto è gradevole, ma soprattutto là dove i Santi sono meno apprezzati, o addirittura odiati. Scrisse S. Paolo ai Filippesi:

Vi salutano i fratelli che sono con me; vi salutano tutti i santi e specialmente quelli della casa di Cesare.

Ciò che quelle anime sante rappresentavano in quella trincea della corruzione che era la Corte di Nerone, e cioè l’atmosfera purificatrice e il cuore della sua redenzione, tale deve essere il coniuge cristiano nei riguardi dell’altro, ossia colui che rappresenta l’influenza buona in un ambiente che potrebbe essere altrettanto corrotto quanto il Palazzo di Cesare. Se un padre è disposto a pagare i debiti del figlio per salvarlo dal carcere, se un uomo acconsentirà a dare il sangue per una trasfusione che salvi la vita dell’amico, allora è anche possibile che nel matrimonio un coniuge possa redimere l’altro. Ci dice la Scrittura:

Il marito incredulo è santificato dalla moglie, e la moglie incredula è santificata dal marito. (1Cor 7, 14)

PAPA; FIGLIO; TRISTEZZA

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È questo uno dei testi meno ricordati tra quanti riguardano il matrimonio. Esso applica all’ordine spirituale le comuni esperienze dell’ordine fisico. Se il marito è malato, la moglie lo assisterà fino alla guarigione. Così, nell’ordine spirituale, il coniuge che ha la fede e l’amor di Dio si assumerà i fardelli del coniuge miscredente, quali l’alcoolismo, le infedeltà, la crudeltà mentale, per amore dell’anima del compagno. Ciò che una trasfusione di sangue è per il corpo, la riparazione dei peccati di un altro è per lo spirito. La soluzione cristiana non suggerisce la separazione coniugale non appena insorgano contrarietà e difficoltà, bensì di portare l’altro coniuge sulle proprie spalle come una Croce, per santificarlo. La moglie può redimere il marito, e il marito la moglie.

da Tre per sposarsi (libro distribuito dal Centro Missionario Francescano, per richiederlo: laperlapreziosa@libero.it )

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