Non è il cibo, ma il corpo il centro delle nutrizione; non sono le calorie, ma le molecole il vero fondamento di una dieta. Sì, ma conta davvero? Secondo il professor Pierluigi Rossi è una rivoluzione necessaria per il benessere della persona, della famiglia e della cultura.
Questo post non vi dirà come perdere 2 o 3 o 4 chili in una o due settimane. Non è forse quello che cerchiamo più spesso sul web? Ammettiamolo, io alzo la mano per prima.
Siamo parte di una cultura dominata da canoni estetici orientati alla lode della magrezza, ossessionata dal valore aggiunto della rapidità. Dunque il sillogismo diventa facile e deleterio: essere magri è bello, fare in fretta è un guadagno; perciò essere magri in fretta è una bellezza guadagnata. Forse il tempo della Quaresima è il momento opportuno per parlare di cibo e tentare di farlo pensando alla nostra persona e non alla bilancia.
Ci attendono questi quaranta giorni in cui la tradizione cristiana mette sul tavolo la proposta della penitenza e azzarda il tema del digiuno in modo più puntuale. Da secoli esiste questo richiamo preciso a tenere unito corpo e spirito, che non sono mai stati separati in effetti … anche se il progresso – cosiddetto – del pensiero ci ha via via abituati a considerarli galassie attigue non comunicanti. Ci troveremo sempre più spesso a constatare che il cristianesimo è una voce che non si sovrappone alla struttura umana, ma la veste appieno. Rispetto a questo tema in particolare, ci ricorda ciò che anche la scienza sta via via riscoprendo: la nutrizione non riguarda il problema del peso, ma la cura complessiva del benessere personale. I pasti non sono un’alchimia di ingredienti, ma prima di tutto un momento di condivisione. Mangiare dovrebbe essere sempre un gesto comunitario di gratitudine (… sappiamo, ovviamente, che ci possono essere necessità che lo impediscono).
Buona parte dei seri problemi alimentari che dilagano, soprattutto tra i giovani, sono un sintomo estremo di malesseri emotivi che esplodono perché alimentati dal veleno della solitudine. Il rimedio fai da te è quanto di più dannoso possa offrirsi alle nostre ipotesi. Siamo molto condizionati dalla voglia di trovare una soluzione facile, veloce, comprensibile e che richieda poco sforzo: ecco allora quelle famigerate tabelle dai titoli ammicanti “come perdere 5 chili in una settimana”, e giù elenchi e dosi di alimenti giorno per giorno.
Per quanto possa suonare meno concreto, è in realtà pragmatico al massimo livello cominciare a ragionare sul cibo partendo dalla nostra fame complessiva, di felicità. L’uomo è una creatura manchevole che va in cerca di nutrimento di amicizia, gioia, soddisfazione, giustizia, gusto. Quando Gesù sfamò la folla con pani e pesci, l’Evangelista Matteo si premurò di dirci che tra quella gente c’erano muti, zoppi, ciechi, malati. C’è in noi una nostalgia di compiutezza che passa attraverso il corpo: il cibo è parte della nostra attesa di essere saziati come esseri umani.
Tutto ciò è stato traviato e ridotto con l’idolo moderno del “magro è bello”. Che non soddisfa, che può creare problemi. Ogni dieta deve avere al centro dello sguardo l’unicità della persona, non il problema di perdere peso. Il professor Pierluigi Rossi (dottore in Scienza dell’Alimentazione, primario della ASL di Arezzo, docente presso l’Università di Siena) definisce “gossip alimentare” la maggior parte di informazioni dietetiche in cui ci imbattiamo sui giornali, in TV e sul web. È portavoce di una visione nuova sulla nutrizione che scardina gran parte informazioni che le persone più comuni danno per assodate; il tutto può essere sintetizzato con il titolo del suo ultimo libroConosci il tuo corpo, scegli il tuo cibo.