La storia di una giovane americana che a causa di un incidente perde completamente l’olfatto ed è costretta ad abbandonare il sogno di diventare chef. Nel buio della depressione resta accesa la fiamma della fede e nell’assenza di odori ne percepisce uno che non riesce a riconoscere: il profumo di Dio. E così tutto cambia! “L’odore subito ti dice senza sbagli quel che ti serve di sapere; non ci sono parole, né notizie più precise di quelle che riceve il naso” scriveva Italo Calvino. Come sarebbe una vita senza profumi? Piatta, incompleta, perché l’olfatto è legato non sono ai sapori, al gusto e ai gusti, ma ai sentimenti, alla memoria, ai ricordi più reconditi. L’olfatto ha un potere evocativo! Ci accorgiamo di quanto sia brutto non poter odorare quando un forte raffreddore ci impedisce di percepire l’aroma del caffè fumante nella tazzina, quello del basilico fresco nel sugo, l’essenza del dopobarba del proprio marito, o il cattivo odore di una stanza chiusa e impolverata.
Molly Birnbaum, blogger culinaria e caporedattrice dell’America’s Test Kitchen Kids – un programma educativo per far appassionare i bambini ai diversi sapori della cucina – ha vissuto il trauma di perdere l’olfatto e le difficili conseguenze che questo ha causato alla sua vita.
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Aveva 20 anni, Molly e studiava per diventare una grande chef quando, correndo per le vie di Brookline (Massachusetts), fu investita da una macchina. L’incidente le provoca la frattura del cranio e le spezza i nervi olfattivi privandola dell’odorato e del gusto. Il vuoto: la ragazza è costretta ad abbandonare l’istituto di cucina e i suoi sogni, tutto sembra andare per il peggio, ma poi… forse no. Stefania Di Pietro su Credere ha raccontato la sua storia:
«Stavo facendo jogging come ogni mattina prima di andare all’istituto alberghiero che frequentavo con l’obiettivo di diventare chef. Un’auto mi prese in pieno e, in un solo attimo, tutto è cambiato. Anche se quel giorno Dio non mi ha voluto con sé, ha messo a dura prova la mia forza di volontà» (Credere)
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Perdendo l’olfatto Molly perse un po’ se stessa e la sua memoria: perché il profumo di nostra mamma, l’odore di casa, o quello del piatto preferito, non sono elementi secondari ma fondamentali per il mondo delle emozioni e dei ricordi.
«Non riuscivo più a estrapolare dalla memoria il ricordo dei profumi di quand’ero bambina, delle stanze, dei piatti che mi piacevano e persino delle persone care, odori a contorno degli eventi “registrati” dal mio cervello. La camera da letto dove dormivo aveva un profumo inconfondibile, che iniziai però a dimenticare» (Ibidem)
Senza il fiuto del suo naso si sente persa e più debole, perché non sono solo gli odori buoni e piacevoli a guidare la nostra vita ma anche quelli sgradevoli, segnali utili che ci mettono in allarme:
perché, per esempio, non mi sarei accorta se qualcosa stesse bruciando nel mio appartamento, in quanto non percepivo il fumo, né sapevo se i miei vestiti fossero puliti. (Credere)
“Quando si soffre per la propria condizione vuol dire che l’anima non è ancora piena di Dio”
In questo buio la fede è stata fondamentale per Molly ed è questo il passaggio che più colpisce, la testimonianza più bella.
«Quando si soffre per la propria condizione vuol dire che l’anima non è ancora piena di Dio. Io non mi sono arresa. (…) Ho continuato soprattutto a credere fermamente» (Ibidem)
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Otto lunghi anni di visite, incontri, laboratori di cucina e di profumi, nonostante il persistere dell’anosmia, nella certezza dell’amore del Signore.
«Dovevo svegliarmi da quel sonno in cui ero caduta e poi c’era quell’odore irreale, il profumo di Dio, che aveva deciso di non abbandonarmi. Per me diventò il mio punto di riferimento. Poi un giorno qualcosa nella mia vita è iniziato a cambiare».
Il primo odore percepito? il rosmarino!
L’olfatto le tornò in maniera inaspettata e straordinaria nel luogo più amato: la cucina. Mentre sta preparando la cena con sua mamma l’odore del rosmarino che ha in mano le riempie il naso. Un miracolo! Tutto ricomincia ad avere sapore e torna la voglia di cucinare, assaporare spezie, assaggiare pietanze nuove.
«Iniziai a diventare molto curiosa, la fede non mi aveva abbandonato, dandomi la forza per continuare a sperare che nulla è perso. Ma dovevo capire quello che era accaduto nel mio cervello».
Molly non è diventata una chef ma continua a stare dietro ai fornelli e a sperimentare i suoi piatti a lavoro e in famiglia. Ha scritto un libro per raccontare la sua storia, Season to taste, perché dall’anosmia si può guarire e lei vuole testimoniarlo. La presenza di quell’odore indefinito, “il profumo di Dio”, così potente nella sua testa e nelle sue narici, le ha permesso di aggrapparsi ad una speranza piccola che è poi cresciuta grazie alla fede, alla costanza, all’impegno. E poi il Signore le ha donato la guarigione che tanto aspettava!
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«Ho vissuto questi anni senza perdere la fiducia in Dio, che mi ha permesso di trovare la mia strada. Poi, ho avuto il regalo più grande, ho riscoperto le vecchie essenze e oggi, sono sempre alla ricerca di nuove. Sono felice di essere tornata ad assaporare gli odori buoni e cattivi che danno valore alla vita».
Molly ringrazia Dio per tutto: per averle mostrato la strada da seguire, per non averla mai abbandonata, per averle ridonato l’olfatto, per i profumi piacevoli che oggi può percepire ma soprattutto per i cattivi odori, quelli nauseabondi che non si vorrebbero mai sentire, e che invece si rivelano importanti e piena di vita. E lei la vita vuole fiutarla tutta, annusarla fino in fondo.