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Farò un esempio. Ringrazio la maestra di mio figlio che è in terza elementare; sta avendo una pazienza enorme con il suo comportamento fuori dalle righe: lui ha smesso in certe situazioni di scrivere in modo comprensibile. Come da prassi la maestra ha verificato l’ipotesi di un disturbo dell’apprendimento – giustissimo! Oltre a questa griglia, però, ha tenuto nell’orizzonte un altro sguardo. Ha notato ad esempio che in una circostanza mio figlio si è accorto del malessere di un compagno a cui lei non aveva badato; lui le è andato a parlare per portare alla sua attenzione la tristezza del bimbo.
Ora noi dovremo senz’altro capire cosa c’è dietro la difficoltà di mio figlio, ma, come mi ha detto la maestra, dobbiamo innanzitutto non perdere, né stravolgere, il suo essere una presenza buona per i compagni. Non deve interessare il “cosa diventerai”, ma il “grazie che ci sei”.