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Taranto: padre accoltella il figlio e lancia la figlia di 6 anni dal 3° piano. E’ gravissima

VIOLENZA SUI BAMBINI

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Paola Belletti - pubblicato il 08/10/18

Separato dalla moglie e privato della patria potestà. I due figli erano stati affidati alla nonna paterna. Ed è proprio a casa della madre che l'uomo si è presentato, impresentabile, e ha scaricato tutta la sua rabbia distruttrice

L’uomo non accetta la separazione dalla moglie; i figli sono affidati alla nonna. Al padre viene tolta la patria potestà

I figli erano stati affidati alla nonna, proprio a quella paterna. La bimba sei anni, il ragazzino quattordici. Ed è presso la madre che l’uomo, 49 anni, irrompe ieri nell’appartamento dove vivevano e -chissà con quale incerta, forse appena nuovamente raggiunta serenità- i figli di lui e della ex moglie. Domenica mattina, Taranto, rione Paolo VI, terzo piano di una palazzina trasandata come le altre attorno.


BAMBINO, SBARRE

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La dinamica dei fatti: irruzione, telefonata e lite con la moglie. Assalto ai figli, per la bambina quasi mortale

Così si legge sui giornali, nella ricostruzione dei fatti che coincide tragicamente con una distruzione. La furia che lo travolge e con lui tutti quelli che riesce ad agguantare sembra una evirata, impotente capacità a cui non resta altro che distruggere. E’ arrivata di corsa questa forza vana, come l’ultimo atleta in una  staffetta che procede verso la deformità. L’orgoglio di un padre incapace di essere tale aveva finito il suo tratto e tutto il fiato. Un padre questo che non ha saputo portare, stare con te figlio nella vita (le colpe, da qua non si possono sapere). E allora ti ci strappa?

 (…) domenica mattina è piombato nell’abitazione di sua madre e, dopo aver litigato al telefono con la ex moglie, ha cominciato a dare in escandescenze fino a sfogare la sua rabbia contro i due figli. L’uomo ha accoltellato il primogenito ma la ferita fortunatamente si è rivelata superficiale e il ragazzo è riuscito a uscire di casa e ad andare con lo zio in ospedale. Il papà, dopo qualche minuto, ha preso in braccio la bambina di sei anni che era sul divano e l’ha scaraventata dal balcone nonostante i tentativi degli altri familiari di bloccarlo. A quel punto anche gli altri parenti sono fuggiti, lasciando solo l’uomo che si è barricato in casa. Quando i carabinieri sono arrivati, hanno dovuto sfondare la porta e usare spray al peperoncino per riuscire a immobilizzare l’uomo e arrestarlo. (Tgcom24)

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Come ci guardano i nostri figli e cosa vedono nel mondo?

La mia figlia più grande è coetanea del ragazzino che sta sopravvivendo all’assalto armato del padre (la sorellina secondo gli aggiornamenti di stamattina era stazionaria nelle gravissime condizioni seguite al trauma cranico con commozione cerebrale, trauma facciale e severe lesioni del torace). E’ in un periodo difficile ma anche bello, pieno di domande, di ribellioni e di nuove inattese tenerezze. L’anno scorso è stata raggiunta dalla notizia di un fatto di cronaca nera: un uomo, ex convivente di una donna, aveva rintracciato la figlia di lei di ritorno da scuola e le aveva sparato a distanza ravvicinata in pieno volto. La ragazzina aveva dolorosamente agonizzato per diverse ore ed era morta. Questa cosa l’ha scioccata al punto che il fatto è rimasto in lei come emblema della morte, della ferocia, della violenza bruta che, ora ne è certa, può abbattersi anche su chi è all’inizio della vita, quasi pronto per diventare adulto e dire la sua nel mondo. Non fanno venire voglia di fuggire dal mondo, invece, queste notizie?

SGUARDO BAMBINO
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JIA JIA

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Mia figlia pensa, in fondo, che potrebbe anche essere lei, quella ragazzina. Se la sua famiglia non fosse quella che è, certo, ma anche se quella potenza oscura che comunque sentiamo serpeggiare sotto la crosta della nostre tremolanti normalità decidesse di sprigionarsi, senza ragione particolare, nel mistero ottuso e odioso del male che si compiace di sé. I ragazzi lo sanno, sono nudi nel mondo, pieni di atteggiamenti e pose per sentirsi vestiti e al sicuro, ma nudi e spogliati in realtà di fronte alla bellezza, ai desideri che iniziano a sobbollire, alla voglia di essere guardati e amati. E alla stupidità di tanti adulti che sono rimasti preda di sé stessi, che non sono diventati signori delle proprie forze, dei propri averi, del proprio dolore.

Figli come possesso, come arma e come ricatto. E padri che invece di dare la vita te la strappano

I padri i figli li lanciano in alto, di solito. Sono loro quelli che hanno il coraggio di prenderli in braccio e farli volare perché certi di riprenderli. Le mamme stanno indietro e spargono ansia setacciata che poi coprono di risate.

Invece questo padre ha strappato la bambina dal divano dove stava seduta o coricata con gli occhi sgranati forse o già a piangere atterrita. L’ha presa e l’ha lanciata dal balcone. L’ha buttata sulla strada, l’ha schiantata sul cemento perché non poteva più essere responsabile della sua vita, del suo futuro. Allora l’ha presa e gliel’ha quasi tolta la vita. L’ha impugnata come un’arma contro la moglie, contro l’amore di cui è incapace. L’ha rotta come un oggetto posseduto che qualcuno gli reclamava indietro. Figli come cose, come armi, come ricatto. Figli non più figli, mai figli.

Ha colpito lei e il fratello per colpire la moglie non più sua e se stesso anche lui non più suo.

Di chi è quest’uomo?

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Rischia il linciaggio, le forze dell’ordine lo difendono

Per un attimo poteva essere della folla che voleva ucciderlo, ha provato a linciarlo. E le forze dell’ordine, veramente tutori del cosmo contro il caos che vuole disgregare e abbiamo quasi voglia di dargli ragione, lo hanno salvato. Non merita la morte per istantanea distruzione, dicono col compimento del loro dovere.

E noi qua, tutti seduti sulla grande faglia, dove energie segrete e grandi si chiamano a raccolta per scatenare nuovi sismi che arrivino fino alla superficie a sconvolgere case, strade e vite, noi qua davanti a questi orrori, che sono tanti da poterli radunare in plotoni, in eserciti di delitti e tragedie, abbiamo il dovere di essere adulti e di combattere. Sono gli uomini che fanno il male ma sono i demoni che ne godono disperatamente. Eppure c’è un Nome nel quale vengono cacciati. C’è uno Forte che ha sconfitto queste forze. C’è, sebbene ci si sforzi coralmente di farne a meno.

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