I sacerdoti australiani sono vittime di una legislazione arbitraria, inefficace e contraria ai diritti fondamentali – e non cederanno
Il 7 giugno, l’Assemblea Legislativa del Territorio di Canberra, capitale dell’Australia, ha approvato una legge che obbliga i sacerdoti cattolici a infrangere il segreto della Confessione nei casi in cui un penitente confessi di aver commesso abusi sessuali.
Questa settimana padre Michael Whelan, parroco della chiesa di St. Patrick a Sydney, ha dichiarato ai media locali che egli e vari altri sacerdoti sono disposti ad andare in prigione se necessario, ma non violeranno il segreto del confessionale.
“Lo Stato esige da noi sacerdoti cattolici una cosa che consideriamo il crimine più grave, e io non sono disposto a farlo”.
Interpellato sul fatto che “la Chiesa sia al di sopra della legge”, il sacerdote ha detto di no, ma ha sottolineato che neanche la legge è al di sopra dei diritti umani fondamentali. Ed è stato ben chiaro al riguardo: “Quando lo Stato cerca di intervenire nella nostra libertà religiosa, pregiudica l’essenza di ciò che vuol dire essere cattolici. Resisteremo”.
Altri territori australiani prevedono l’implementazione di legislazioni simili. A questo riguardo, il vescovo monsignor George O’Kelly, dell’arcidiocesi di Adelaide, ha osservato che “i politici possono cambiare la legge, ma noi non possiamo cambiare la natura del confessionale, in cui avviene un incontro sacro tra il penitente, che è una persona che cerca il perdono, e un sacerdote che rappresenta Cristo”.
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Il presule aggiunge che l’ambito civile non va confuso con quello sacro.
“Il segreto della Confessione ricade nell’area del sacro. L’impegno a proteggere i bambini e gli ambienti sicuri sembra incrollabile. I nostri sacerdoti sono consapevoli del loro dovere di denunciare gli abusi infantili, e hanno partecipato a una formazione regolare dal 2007, come i nostri funzionari ecclesiali e i volontari”.
Monsignor Christopher Charles Prowse, arcivescovo di Canberra, aveva già scritto in un articolo pubblicato dal Canberra Times che “i sacerdoti sono obbligati per voto sacro a mantenere il segreto della Confessione, visto che senza questo voto chi sarebbe disposto a liberarsi dei propri peccati? Il Governo minaccia la libertà religiosa tentando di cambiare il sacramento della Confessione anziché aumentare la sicurezza dei bambini. Purtroppo infrangere il segreto della Confessione non impedirà gli abusi e non aiuterà i nostri sforzi continui per migliorare la sicurezza dei bambini nelle istituzioni pubbliche”.