Gli uomini tendono ad essere analitici, le donne ad essere intuitive. Non è una questione di o/o – la maggior parte delle persone sono un misto di entrambe le cose –, ma negli uomini l’enfasi va sull’analisi dei problemi per risolverli, mentre le donne, dopo il discernimento di un problema, probabilmente intuiscono cosa bisogna fare. Non è che un approccio sia giusto e l’altro sbagliato. Come in molti altri campi, anche in questo la regola è la complementarietà.
Penso che entriamo in acque profonde quando consideriamo l’istinto a risolvere le cose.
Qualche anno fa, mentre mi preparavo a scrivere un libro sulla sofferenza e il problema del male, Does Suffering Make Sense?, tra i tanti libri che ho letto ce n’erano due dell’apologeta cristiano C.S. Lewis: The Problem of Pain e A Grief Observed.
The Problem of Pain non mi è piaciuto, anche se non dubito che molti lettori lo abbiano trovato utile. Per me è troppo scontato. Lewis assolve Dio per il fatto che gli esseri umani soffrano molto; organizza le sue argomentazioni in modo ordinato e logico, e sembra quasi di sentirlo dire: “Ho espresso il mio punto di vista, per cui smetti di lamentarti”.
A Grief Observed è molto diverso. È scritto sotto forma di un diario tenuto da Lewis dopo la morte della moglie Joy, che ha sposato piuttosto tardi, ha amato profondamente e di cui sentiva intensamente la mancanza. Qui non ci sono risposte scontate. L’autore vuole dire al mondo che il suo dolore è lacerante, e non solo questo – questo devoto cristiano non esita a rimproverare Dio. Alla fine del libro raggiunge una sorta di risoluzione esitante, ma il dolore non è affatto scomparso.
The Problem of Pain è un libro analitico, scritto in modo competente ma alla fin fine non molto persuasivo, mentre A Grief Observed è un resoconto dolorosamente veritiero scritto da un uomo che soffre profondamente e alla fine lotta ancora per trovare una risposta alla domanda: “Perché?”
È la stessa domanda con cui molte persone che si prendono cura di altre – e sicuramente gli uomini tra loro – lottano giorno dopo giorno: Perché io? Perché noi? Perché Dio ha permesso che succedesse questo?
La risposta, nella misura in cui esiste, dev’essere in parte analitica e in parte intuitiva.
Analitica nel senso che si arriva a vedere quale sia il problema e a definire la domanda – Perché? – in termini ragionevolmente chiari.
Intuitiva perché la risposta, inevitabilmente provvisoria e incompleta, può non essere facile da accettare per gli uomini che si prendono cura di altre persone. Di recente mi sono imbattuto in un passo di Santa Caterina da Siena che esprime questa idea nel modo migliore che abbia mai trovato: