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Il Papa sui fronti di guerra in Sud Sudan e Congo. Non andrà in Ucraina

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FILIPPO MONTEFORTE / AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/01/23

Il ministro degli esteri vaticano: non è il momento opportuno per andare a Kiev. Tra pochi giorni, invece, inizierà il viaggio in Africa

Papa Francesco «per ora non andrà a Kiev, non è il momento opportuno», ha detto monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati, confermando che «l’Ucraina ha il diritto di difendersi, ma deve essere una difesa proporzionata. Nessuno vuole un inasprimento del conflitto».

Monsignor Gallagher ne ha parlato a margine dell’incontro organizzato dal centro internazionale di Comunione e Liberazione, presso l’aula magna della Pontificia università Urbaniana  (Avvenire, 22 gennaio).

La “fine immaginata” da Zelensky

«Non possiamo rassegnarci al fatto che la guerra in Ucraina continui per lungo tempo», aveva detto Gallagher, intervenendo a un altro incontro promosso dalla rete delle cattedre Unesco italiane a palazzo Altemps. 

«Come Santa Sede – aveva proseguito – dobbiamo mantenere viva l’idea che la fine ci sarà, forse non la fine immaginata dal presidente Zelensky, forse non quella immaginata dal presidente Putin, vogliamo una pace giusta sì, ma una pace deve venire, dobbiamo cominciare a pensare l’impensabile».

Le conseguenze di altre due guerre

Papa Francesco, invece, si prepara a compiere un altro dei suoi viaggi apostolici in Africa. Qui toccherà con mano, scrive La Repubblica, le conseguenze di due guerre molto diverse, una guerra prevalentemente etnica in Sud Sudan ed una guerra “postmoderna”, dove la violenza è stata privatizzata, in Repubblica Democratica del Congo, nel corso del suo prossimo viaggio in Africa (31 gennaio-5 febbraio).

Il bacio ai leader del Sud Sudan

Il Papa è stato l’artefice dell’abbassamento delle tensioni etnico-religiose in Sud Sudan, che hanno scatenato migliaia di morti. Questo è accaduto grazie a un suo storico gesto.

È il 2019 e i dirigenti politici e militari del Sud Sudan, a cominciare dal presidente del Sud Sudan Salva Kiir e dal suo vice e poi rivale Riek Machar, partecipano a un inedito ritiro di due giorni a Roma. In Vaticano, nella residenza pontificia di Casa Santa Marta, c’è anche Justin Welby, il primate della Chiesa d’Inghilterra che dal prossimo 3 febbraio sarà a Juba, capitale del Sud Sudan, con Francesco. Il Papa chiede agli ospiti di “rimanere nella pace” e di diventare “padri della nazione”. È a questo punto che si inchina, sorretto da un traduttore, e bacia loro i piedi. A Juba, in occasione di questo viaggio apostolico, il Papa incontrerà ancora il presidente e i vicepresidenti, poi i vescovi, il corpo diplomatico e gli esponenti della società civile (aics.gov.t). 

Il conflitto tribale in Congo

In Congo Papa Francesco troverà un clima diverso. Negli ultimi anni instabilità e violenze si sono concentrate nella regione orientale del Nord Kivu, al confine con Ruanda e Uganda, la stessa dove il 21 febbraio 2021 è stato assassinato in un agguato l’ambasciatore italiano Luca Attanasio

Francesco non potrà recarsi in quella zona che tuttora è in guerra. Le cronache quotidiane sono segnate da offensive dei ribelli del Mouvement du 23 mars (M23), con agguati nei villaggi o interventi dell’esercito congolese, di peacekeeper dell’Onu o di militari della Comunità dell’Africa orientale. La presenza del Papa, in questo caso, proverà a lanciare segnali distensivi alle parti, e stemperare la guerra civile in corso. 

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