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La fede concreta e superstiziosa di Andy Warhol

ANDY WARHOL

EAST NEWS

Lucandrea Massaro - pubblicato il 06/12/22

Artista geniale che ha vissuto al centro della scena pop circondato dal glamour ma che non ha mai dimenticato la sua fede cattolica

Poche settimane fa, durante la mostra “Andy Warhol: La Pubblicità Della Forma” alla Fabbrica del Vapore di Milano un gruppo di attivisti ha gettato otto chili di farina sulla macchina che fu di Andy Warhol, in mostra nel contesto dell’esposizione, inoltre si sono incollati ai finestrini come atto di accusa contro il cambiamento climatico ignorato da stati e aziende. Warhol probabilmente si sarebbe divertito per questo tipo di performance che la cronaca recente ci ha abituato a sentire nei vari musei in giro per il mondo.

Nella mostra milanese però, oltre al Warhol universalmente noto come commentatore sociale con le sue opere più famose, come le Marilyn Monroe, diversi esemplari di Flowers, tra cui uno raro su carta, i Mao, le Mucche, e i barattoli di zuppa Campbells, c’è l’Andy Warhol religioso, quello forse più sconosciuto ai più, che approfondisce nella sua arte il rapporto con il sacro, lui da sempre cattolico praticante, che disegna una Madre-Madonna con bambino o l’omaggio a Sant’Apollonia (AGI).

Andy Warhol

Chi era Andy Warhol?

Nato a Pittsburgh nel 1928 in una famiglia cattolica di origine cecoslovacca, Andy Warhol ha dimostrato immediatamente un grande talento artistico, da ragazzo frequentava insieme alla famiglia la chiesa cattolica bizantina di San Giovanni Crisostomo di Pittsburgh.

Finiti gli studi di arte pubblicitaria al Carnegie Institute of Technology, ha iniziato la sua carriera come illustratore di successo di calzature da donna, ma il suo talento non riusciva a rimanere contenuto. Ha rapidamente raggiunto la fama in diversi ambiti artistici tra cui schizzo, pittura, incisione, fotografia, serigrafia, scultura e filmografia. Ha diretto e prodotto la rock band the Velvet Underground, istituendo così il punk rock come forma d’arte e ha fondato Interview Magazine oltre a scrivere numerosi libri.

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Un genio della comunicazione e dell’arte

Ma è nella fede di Warhol, una volta compresa, che si rende leggibile il suo intero lavoro e le sue intuizioni incredibili:

In Andy Warhol, figlio di emigrati ruteni (etnia slava), ha ispirato all’icona russa, per esplicita ammissione, il metodo della ripetizione, l’adozione del multiplo, a perseguire lo svuotamento dell’immagine-idolo (consumistica, per esempio le bottiglie di Coca Cola, o anche semplicemente giornalistica: incidenti stradali, sedie elettriche).

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Andy Wahrol utilizza il multiplo come mezzo per esibire l’aspetto consumistico del prodotto artistico. Quasi all’unanimità, viene individuato nel 1973 e proprio nell’azione di Andy Warhol l’inizio di una nuova fase nella produzione artistica. Quella diidentificazione tra arte e mercato.

Il filosofo e storico dell’arte Mario Perniola evidenziava la peculiarità di questa operazione in un suo intervento: «prima della Pop Art le opere nascevano come tali e solo successivamente diventavano merci di lusso, ora esse nascono già come prodotti di un mercato in cui circolano beni di lusso: la mercificazione è la loro essenza stessa». Probabilmente la comprensione non solo di un sistema diverso, ma di una fase diversa della società occidentale. Se accettiamo la parola di un altro genio della comunicazione attivo in quegli anni (e anch’esso cattolico) come Marshall McLuhan, che spiegò come l’essenziale di un messaggio è il suo medium, cioè il mezzo attraverso cui ci arriva: questa identificazione è paradigmatica di una trasformazione della società intera, ormai tutta orientata al profitto e all’edonismo.

Una fede concreta e superstiziosa insieme

Demetrio Paparoni su Domani fa un ritratto inedito e interessantissimo del geniale artista originario di Pittsburgh, concentrandosi proprio sulla sua fede e la sua religiosità. Un aspetto che molti non conoscono, esemplificato dal fatto stesso che a parte gli amici più stretti nessuno sapeva né della sua fede cattolica, né del suo servizio nelle mense per i poveri. Nessuno sapeva della sua gioia e orgoglio per il nipote studente in seminario che lui sosteneva economicamente. Così come pochissimi conoscevano le sue abitudini: ogni giorno si fermava a pregare in una chiesa vicino alla Factory, accendendo una candela. Devozioni di paese, come la madre gli aveva insegnato probabilmente:

Nella Pasqua del 1986, mentre serviva cibo ai senza tetto alla Church of the Heavenly Rest, notò che molte di quelle donne in miseria somigliavano alla madre. Considerate le origini e le vicissitudini della famiglia, segnata dalla morte del padre, Warhol non ha mai perso di vista che sarebbe potuta andare male anche a lui: vedere la madre in quei diseredati significava vedere tra loro anche sé stesso.

Andy Warhol, The Last Supper, 1986
Andy Warhol, The Last Supper, 1986, acrylique et sérigraphie sur lin, The Baltimore Museum of Art, Baltimore © Sharon Mollerus

Proprio la fede trasmessagli dalla madre, e il suo legame profondissimo con essa, ricordano per alcuni aspetti la figura di Pasolini (con cui peraltro collaborò Warhol). Emerge poi nell’elogio funebre del primo aprile 1987 che il suo amico John Richardson, storico dell’arte e responsabile di Christie’s, tenne nella cattedrale di Saint Patrick, a New York, soffermandosi sulla religiosità di Warhol, chiarendo che

«la conoscenza di questa pietà segreta muta inevitabilmente la nostra percezione di un artista che aveva ingannato il mondo facendogli credere che le sue sole ossessioni fossero il denaro, la fama, il glamour, e che potesse essere disinvolto fino all’insensibilità più totale». Solo gli amici più stretti erano a conoscenza della sua religiosità. La parrucca argentea e il modo artefatto di parlare erano la sua maschera. 

In Andy Warhol ritroviamo dunque tutta la contraddittorietà dell’essere umano, e un monito a non giudicare in base all’apparenza…

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