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Papa Francesco in visita ad Asti, la città in cui crebbe suo padre

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BERGOGLIO FAMILY

Lucia Graziano - pubblicato il 17/11/22

Asti si prepara ad accogliere papà Francesco, che sabato 19 e domenica 20 novembre visiterà la cittadina piemontese. Un viaggio che ha il sapore del ritorno alle origini: fu proprio tra le vie di Asti che il padre del papa trascorse la giovinezza.

Sabato 19 e domenica 20 novembre, il papa sarà ad Asti: profittando della festa di compleanno di sua cugina Carla, che ha recentemente compiuto novant’anni, Francesco avrà modo di visitare la cittadina nella quale suo padre trascorse la giovinezza. Dopo una giornata dedicata alla famiglia e dunque organizzata all’insegna della privacy, papa Francesco incontrerà domenica i fedeli astigiani con una celebrazione eucaristica che si terrà in cattedrale. Nella stessa giornata, il pontefice riceverà la cittadinanza onoraria del comune di Asti: un riconoscimento senz’altro meritato, per quel papa argentino che non ha mai fatto mistero dei suoi forti legami col Piemonte.

È noto infatti che i nonni Bergoglio vissero a lungo nella città di Asti, prima di imbarcarsi alla volta di Buenos Aires; ma forse sono meno note le attività che li tennero occupati nel corso della loro permanenza piemontese. Insomma: che faceva la famiglia del papa, nella città che il pontefice sta per visitare? Un sacco di belle cose, a ben vedere; e questa è l’occasione giusta per raccontarle.

Il trasloco dei Bergoglio da Torino ad Asti: correva l’anno 1918

Giovanni e Rosa Bergoglio vissero ad Asti, ma non si conobbero in quella città. Fu Torino a veder nascere il loro amore e a ospitare il loro matrimonio: e fu nella città ai piedi delle Alpi che nacque Mario, il padre di papa Francesco.

Per la famiglia Bergoglio, quelli torinesi furono anni difficili, funestati da numerosi lutti e resi ancor più dolorosi dalla lontananza di Giovanni, che era stato chiamato al fronte per combattere la prima guerra mondiale. Forse, nel capoluogo piemontese, i due sposi avevano collezionato troppi brutti ricordi: quel che è certo è che, non appena ne ebbero la possibilità, lasciarono Torino per trasferirsi ad Asti, là dove vivevano molti dei parenti di Giovanni.

Vi traslocarono nel 1918, prendendo in affitto una piccola casa al numero 28 di via Massimo D’Azeglio: Giovanni fu immediatamente assunto in una torrefazione; Rosa si dedicò alla famiglia preparandosi ad accogliere la bambina che portava in grembo e che purtroppo morì a pochi giorni dalla nascita, come spesso capitava all’epoca. Mario, che ormai era un giovanotto di dieci anni, trovò posto nella scuola media ottenendo fin da subito ottimi voti: iniziarono così, per la famiglia Bergoglio, anni operosi di studio, lavoro e apostolato.

Rosa Bergoglio: dall’Azione Cattolica ai corsi prematrimoniali

Papa Francesco ha parlato più volte dell’impegno cristiano di sua nonna Rosa, membro attivissimo dell’Azione Cattolica Italiana. Il ramo femminile di AC era sorto nel 1908; e Rosa, che all’epoca abitava ancora a Torino, aveva partecipato fin da subito alle riunioni, che si tenevano in un locale non lontano dalla sua parrocchia. A quanto pare, militando tra le fila dell’Azione Cattolica torinese, Rosa aveva avuto modo di conoscere di sfuggita Piergiorgio Frassati; ma fu soprattutto nella città di Asti che la donna esplicò il suo impegno di apostolato.

Nel 1922, già faceva parte del consiglio diocesano dell’Unione Donne dell’Azione Cattolica; nel 1923, fu nominata “consigliera per la moralità”: una carica con un nome roboante che oggi può strappare un sorriso ma che, all’atto pratico, la occupava in attività di tipo educativo. Per anni, Rosa tenne incontri bisettimanali a favore delle ragazze di Azione Cattolica che si stavano preparando al matrimonio (e che privilegio dovette essere, avere come maestra di vita la capostipite della famiglia da cui nacque un papa!).

Mario Bergoglio: dalla Società di San Vicenzo alle conferenze sul papato

E Mario fu degno figlio di cotanta madre.

Se Rosa era rapidamente diventata un caposaldo dell’Azione Cattolica, Mario si lasciò coinvolgere con entusiasmo nelle attività della Società di San Vicenzo. Ogni domenica, dopo la Messa, un gruppetto di giovani visitava i degenti ricoverati nell’ospedale civico per tener loro un po’ di compagnia: era un impegno che il ragazzo svolgeva con piacere e che fu, a suo modo, la sua prima forma di apostolato. Negli anni dell’adolescenza, vi affiancò la sua partecipazione alla Fulgor, una società ginnica ad ispirazione cattolica; e quando anche ad Asti fu fondato il primo circolo giovanile dell’AC, Mario si iscrisse prontamente, per la gioia di sua madre.

Nel 1925, la sezione astigiana dell’Azione Cattolica inaugurò una scuola conferenzieri per ragazzi: sotto la guida di un sacerdote, gli adolescenti venivano formati su temi cattolici di interesse pubblico; dopodiché, si esercitavano a esporre in prima persona, e in modo accattivante, i concetti che avevano appena appreso. Tutto questo sforzo era finalizzato alla divulgazione: i giovani conferenzieri si mettevano a disposizione delle parrocchie cittadine, per organizzare incontri di formazione. Vien da dire, col sorriso sulle labbra, che, se fosse vissuto al giorno d’oggi, il padre del papa sarebbe probabilmente stato uno youtuber cattolico.

La prima conferenza pubblica di Mario Bergoglio si tenne il 21 novembre 1925; e, per quegli strani scherzi che ogni tanto fa la Storia, ebbe per oggetto niente meno che il papato. Una coincidenza che ci fa sorridere; così come ci fa sorridere il pensiero di Rosa Bergoglio che svela alle fidanzate astigiane i suoi segreti per crescere una famiglia alla luce del Vangelo. Di certo non si può dire che la donna non sapesse la sua, in questo campo!

Da Asti all’Argentina: una nuova vita, per i Bergoglio

Nel frattempo diventato adulto, e diplomatosi con buoni voti alla ragioneria, Mario cominciò a cercar lavoro. E puntò in alto, presentando il suo curriculum alla sede astigiana della Banca d’Italia: fu assunto e prese servizio nel 1926, lavorando con profitto per circa due anni. Chissà: forse avrebbe davvero potuto fare carriera come banchiere, se non avesse cominciato ad accarezzare l’idea di trasferirsi in Argentina assieme ai suoi genitori.

Quella dei Bergoglio non fu una migrazione causata da una situazione di particolare ristrettezza economica: del resto non ci si licenza dalla Banca d’Italia per traferirsi in Argentina, se non si ha la ragionevole certezza di star facendo un salto di carriera. E, in teoria, i Bergoglio avevano quella sicurezza: a Paranà, alcuni parenti gestivano un’azienda di pavimentazione stradale ormai molto ben avviata, che avrebbe ben potuto a dare impiego ad altri membri della famiglia.

Nel momento in cui, il 31 gennaio 1929, i tre Bergoglio s’imbarcarono per l’Argentina, lo fecero coi migliori auspici; ma sfortunatamente il 1929 non era l’anno migliore per inseguire un American Dream. L’azienda di famiglia non riuscì a superare il crollo della borsa di Wall Stret e, dopo alcuni anni di incertezza, dichiarò fallimento nel 1932, gettando i Bergoglio nella povertà (stavolta sì, quella vera). Ad aiutarli fu un sacerdote italiano che lavorava presso la parrocchia salesiana di Buenos Aires: fece loro un prestito di 2000 pesos, che permise al capofamiglia di aprire un negozio di alimentari in una delle vie centrali della città. Nasceva così l’Almacén Bergoglio, e la famiglia del papa iniziava una nuova fase della sua vita: in tutti i sensi, gli anni piemontesi erano ormai lontani.

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