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L’altra faccia di una dipendenza

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Orfa Astorga - pubblicato il 20/01/22

Di cosa tener conto per non ricaderci in continuazione?

“Spesso ho pensato che fosse arrivato il momento di ‘un prima e un dopo’ nella mia vita, quando credevo di aver superato definitivamente la mia dipendenza. Mi succedeva dopo un sincero pentimento, dopo aver ricevuto assistenza medica e psicologica o essere passato per una forte sofferenza, tra le altre situazioni. Ma sono sempre caduto di nuovo.

Ora cerco di diventare insensibile per evitare un’angoscia con cui convivo”, raccontava in una seduta un giovane adulto depresso. “Vorrei ma non riesco, e ho chiesto tante volte a Dio di curarmi”.

“Un’altra persona è venuta da me nelle sue stesse condizioni. L’angoscia di quest’uomo aumentava mentre si aggrappava a una guarigione definitiva. Non ottenendola, è arrivato a pensare di aver intrapreso una strada senza ritorno.

Ma non è stato così.

Piccole vittorie

Perché ha imparato a cambiare la sua condotta modificando il modo in cui pensava e sentiva in tutto ciò che viveva. Ci è riuscito, con l’aiuto specializzato in cui ha visto la mano di Dio, grazie al quale è entrato in un processo di ‘rendersi conto’ della sua debolezza e del rapporto con certe circostanze nell’ordinarietà della sua vita, come anche dei suoi difetti e dei suoi limiti personali”, ho aggiunto in tono sereno.

E ha iniziato a ottenere vittorie nascoste, ovvero vittorie su se stesso che solo lui conosceva e di cui soltanto Dio era testimone.

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Solo allora, e con molta pace, ha accettato la sua malattia come compagna di viaggio per tutta la vita, ed essendo una malattia cronica degenerativa l’ha saputa controllare, acquisendo abitudini che lo hanno non solo reso una persona migliore, ma gli hanno anche dato una salute più solida.

È ovvio che ci è riusciti grazie a due princìpi fondamentali che dipendono solo da ogni persona: la formazione del vero carattere e l’ammissione del fatto che doveva porre la sua vita e i suoi sforzi nelle mani di Dio.

“Sì, la questione di Dio la posso capire, ma… che rapporto ha la formazione del carattere con una dipendenza, che come il diabete viene considerata una malattia?”.

“Nella dipendenza, la persona è completamente malata, cioè non solo nel corpo, ma anche nello spirito, e certamente Dio, se è Sua volontà, può curare una malattia del corpo, ma quelle dell’anima da cui sboccia una libertà che Dio rispetta sempre non guariscono senza la nostra cooperazione.

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Significa che l’Onnipotente ci offre il Suo aiuto nella misura in cui ci predisponiamo a riceverlo, se acquisiamo delle virtù con umiltà. È così, perché la nostra volontà è paragonabile a un muscolo che alleniamo ogni giorno perché ci risponda al bisogno, per fare il bene o evitare il male”.

“Inizio a capire”.

“Torniamo al caso dell’uomo di cui le parlavo. Aveva chiesto a Dio una guarigione completa dalla sua malattia corporale, il che non è accaduto, ma gli è stata concessa la salute dell’anima, che è infinitamente più importante di quella del corpo.

È accaduto solo quando si è riconosciuto bisognoso di un potere superiore.

Il prima e il dopo

Questo è stato il suo vero momento di ‘un prima e un dopo’, perché era da molto tempo schiavo della sua dipendenza e non affrontava con la verità di se stesso una zona oscura in cui, tra diversi disordini, c’erano i suoi problemi di carattere, i sensi di colpa, certi complessi ma soprattutto una raffinata superbia a cui gli esseri umani si sottraggono difficilmente.

E si è disposto a lottare e ad affrontare i suoi fantasmi chiedendo perdono a Dio e agli altri.

La riabilitazione totale, però, non ha consistito solo nel fatto di smettere di consumare droghe, ma nel rettificare tutti gli aspetti della sua vita in cui si era sviato, per cui si è disposto a ordinare e a sanare tutto, iniziando dalla purificazione del suo cuore.

Sempre consapevoli della debolezza

Facendo questo, sono cambiate le sue disposizioni più intime, provando il desiderio di manifestare il suo superamento attraverso un anelito più grande, che era quello di tornare all’amore.

E dall’amore ha tratto forza e nuove motivazioni per lottare e per vivere lontano dalle droghe, sempre consapevole della sua debolezza”.

Il mio paziente ha assentito pensieroso e si è proposto di ricominciare con nuove luci.

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