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Un santo moderno per chi soffre di dipendenze

ENZO BOSCHETTI

Comunità Casa del Giovane, Pavia | CC BY-SA 3.0 it

Larry Peterson - pubblicato il 16/09/19

Il venerabile Enzo Boschetti è stato un grande aiuto per i giovani che cadevano nella schiavitù della droga

Enzo Boschetti nacque il 19 novembre 1929 a Costa de’ Nobili, in provincia di Pavia. Era il secondo di tre figli di una famiglia semplice che lottava per far quadrare il bilancio.

Da adolescente frequentò gli incontri dell’Azione Cattolica, che instillarono in lui il desiderio di seguire Cristo. Una copia che ricevette della Storia di un’anima di Santa Teresa di Lisieux ebbe una profonda influenza su di lui. Nel 1949 se ne andò di casa per unirsi ai Carmelitani Scalzi nel convento di Monza, prendendo il nome di fra’ Giuliano.

Enzo era incline al sacerdozio, ma i suoi superiori lo indirizzarono alla vita consacrata. Per i sette anni successivi visse da semplice frate, riempiendo le sue giornate con digiuni, penitenze e compiti domestici. La sua esperienza carmelitana stava diventando parte di quello che era, ma non stava soppiantando il suo desiderio di essere ordinato.

La sua chiamata sacerdotale si rafforzò quando nel 1956 venne mandato nella missione carmelitana in Kuwait. Decise di provare a diventare presbitero, ma il suo Ordine non permetteva che una persona passasse dalla vita religiosa a quella sacerdotale. Enzo amava davvero i Carmelitani e abbandonarli sarebbe stato doloroso, ma dopo molta preghiera e un periodo di discernimento che gli provocò quasi un esaurimento nervoso decise di diventare sacerdote. Per lo sgomento dei suoi superiori carmelitani, lasciò l’Ordine e andò a Roma.

Il 29 giugno 1962 Enzo Boschetti venne ordinato sacerdote da Carlo Allorio, vescovo di Pavia. Il suo primo incarico fu quello di parroco a Chignolo Po, vicino Milano. Nel 1965 fu riassegnato alla parrocchia di San Salvatore a Ticinello, una zona povera in cui le difficoltà erano tante.

Inorridito vedendo tanti adolescenti che vagavano per le strade ed erano vittime di droghe, gioco d’azzardo e vendita di beni rubati, che non andavano a scuola e vivevano senza un obiettivo, voleva aiutarli in ogni modo possibile. Droghe e gioco d’azzardo facevano parte della cultura della zona, e molti, compresi gli adolescenti, ne erano dipendenti. Don Enzo decise subito di fare qualcosa al riguardo. Sapeva anche che il suo obiettivo principale doveva essere quello di trovare un modo per evitare che i giovani cadessero in una dipendenza. Aveva abbracciato una grande sfida.

La risposta evangelica di don Enzo ai problemi che si trovava davanti fu quella di avvicinare i giovani e dire loro che era disponibile a parlare con chiunque avesse bisogno di aiuto o semplicemente di un orecchio che lo ascoltasse. La zona era piena di giovani che si spostavano dall’Italia meridionale, lontani dalle famiglie, in cerca di lavoro. Questi ragazzi iniziarono presto a bussare alla porta di don Enzo, che li ospitava nella stanza della preghiera per la notte. Tavoli da ping pong, biliardi e pavimento venivano usati come letti. La notizia presto si diffuse, e si dovette trovare uno spazio più ampio.

Con il sostegno di alcuni laici evangelici venne acquistato un piccolo edificio, ribattezzato Casa del Giovane. L’obiettivo era quello di usarlo per chi soffriva di dipendenza dal gioco d’azzardo o dalla droga.

Don Enzo prometteva ai giovani che li avrebbe aiutati se ne avessero avuto bisogno, e si impegnava anche a intervenire a favore degli adolescenti che iniziavano a mostrare segni di dipendenza. Sosteneva l’importanza di uno stile di vita salutare e camminava per il circondario stringendo amicizie e parlando della vita sana come proposta nel Vangelo.

Negli anni Ottanta aveva istituito dei laboratori sulle dipendenze e aveva provato a far inserire dei corsi appositi nelle scuole. Amava San Giuseppe, e spesso incoraggiava giovani e adulti a pregarlo per ottenere aiuto e protezione. Il metodo educativo che proponeva includeva una vera condivisione tra educatori, volontari e le persone affette da dipendenza. Tutto ciò che suggeriva era ispirato dal Vangelo e sostenuto dalla preghiera.

Don Enzo Boschetti è morto per un tumore al pancreas il 15 febbraio 1993, a 63 anni. È stato dichiarato venerabile da Papa Francesco l’11 giugno 2019. Parte della sua ricca eredità è questa preghiera:

Devi amare oggi, non domani.
Dobbiamo amare questo fratello, non quello che ci piacerebbe.
Bisogna amare per dare, non per ricevere.
Dobbiamo amare per liberarci dall’egoismo, non per beneficio personale.
Dobbiamo amare perché questa è la nostra vocazione!
(Don Enzo Boschetti)

Venerabile Enzo Boschetti, prega per noi!

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