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Esporre il cervello al rumore incessante che effetti ha sulla salute?

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 20/11/21

Un recente articolo apparso su una rivista di divulgazione scientifica ci aiuta a comprendere il grande valore del silenzio per mettere il nostro cervello in grado di realizzare le migliori prestazioni e preservare la salute di tutto l'organismo

Sul numero di novembre del mensile di  psicologia e neuroscienze Mind è apparso un interessante articolo della giornalista scientifica tedesca Anna Von Hopffgarten sull’importanza del silenzio.

La domanda da cui partire per affrontare l’argomento è: esporre il cervello al rumore incessante che caratterizza la vita di quasi tutti noi “abitanti” del mondo occidentale che effetti ha alla lunga?

Il silenzio, questa ricchezza sempre più rara e snobbata dai più 

È vero che troviamo in commercio i cosiddetti “generatori di rumore bianco”, o noiser, concepiti originariamente per saturare l’udito con un rumore costante finalizzato a trattare gli acufeni (fastidiosi suoni a tonalità acuta simili a un ronzio percepiti pur in assenza di rumori esterni), ma che attualmente vengono sempre più utilizzati per favorire il sonno, la concentrazione o semplicemente il relax. 

Senza giungere affrettatamente a conclusioni semplicistiche, cosa ci indicano invece gli studi scientifici al riguardo? Essi depongono per una correlazione tra malattie cardiocircolatorie e il rumore costante esistente per esempio in prossimità di aeroporti e arterie a elevato scorrimento veicolare come le autostrade.

Rumori nella testa anche durante il sonno

Il nostro cervello “risuona” di fronte ai rumori anche durante il sonno, quando la coscienza può essere considerata fuori gioco. Rumori non comuni o fortemente stimolanti attivano l’amigdala, una centralina che si accende quando scatta la paura o si innescano altre emozioni spiacevoli.

Da lì viene messo in moto l’asse ipotalamo-ipofisi surrene che inonda il sangue di grandi quantità di cortisolo, l’ormone principe dello stress, che segnala una condizione di  pericolo in corso.

Inizialmente, quando la nostra “macchina” si mette di conseguenza in moto accelerato,  sembra funzionare meglio: la pressione sanguigna si innalza, l’attenzione aumenta, il ritmo cardiaco diventa più veloce, i muscoli si contraggono pronti all’azione. 

Inquinamento acustico

Ma alla lunga questa continua iperattivazione si rivela deleteria: ecco perché l’Organizzazione Mondiale della Sanità fin dal 2011 considera l’inquinamento acustico “una minaccia alla salute pubblica”.

È vero che il suono generato dai noser non è certo il tipico rumore che accende l’amigdala e mette l’organismo in uno stato di allarme, ma priva comunque il cervello di ristorarsi con il silenzio

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Pause acustiche: quali vantaggi?

Quali vantaggi derivano al nostro organo più nobile, e di conseguenza all’organismo tutto, dalla fruizione di pause acustiche? Essi sono stati scoperti per caso da alcuni ricercatori dell’Università di Pavia mentre cercavano di individuare i tipi di musica più salutari per l’apparato cardio-circolatorio. 

Lo studio

Ai partecipanti allo studio venivano fatti ascoltare pezzi musicali di sei tipi diversi, dalla classica alla techno fino a quella dei Red Hot Chili Peppers (una fusione di rap/funky e rock energico), mentre venivano loro misurati gli indici relativi a respirazione, pressione sanguigna e attività cardiaca.

A metà di ogni brano veniva intercalato un silenzio di due minuti. Tutti i tipi di musica facevano innalzare i citati parametri cardio-respiratori rispetto ai loro valori pre-esperimento, tanto più quanto più rapido era il ritmo proposto.

Silenzio, effetto rilassante

Il risultato maggiormente sorprendente però stava nel fatto che nella pausa di silenzio i valori scendevano al di sotto di quelli basali, indicando la comparsa di un effetto “rilassante”.

L’effetto relax era dovuto all’alternanza di ascolto musicale e successivo silenzio, come se la “liberazione” dall’impegno attentivo acustico producesse un favorevole rimbalzo verso il basso.

Pertanto si dovrebbe dedurre che il black-out sonoro protratto sia, da questo punto di vista, meno vantaggioso rispetto all’avvicendarsi di rumore e silenzio. Potersi concedere momenti di “vuoto acustico” è diventato per molti così prezioso da essere disposti a pagare per goderne.

“Il silenzio è anche la lingua di Dio”

Oltre alle semplici cuffie per ovattare a buon mercato i suoni dell’ambiente circostante, si giunge a ricorrere ai “campi di meditazione” nei boschi o ai “ritiri del silenzio” in conventi disposti ad accogliere selettivamente persone che cercano “pace” dentro e fuori di loro, perché come dice Papa Francesco “il silenzio è anche la lingua di Dio“(vaticannews.va). Oppure a rifugiarsi in luoghi naturali impossibili da raggiungere ai più.  

“Rumori mentali”

Ma anche queste condizioni di assenza di stimoli acustici non ci assicurano che nella nostra testa regni il silenzio. Quando non sentiamo nulla è la nostra testa che si mette spesso a generare pensieri in cui sono presenti frasi o suoni, “rumori mentali” che a volte colonizzano il cervello trasformandosi in un loop che può rivelarsi estremamente fastidioso.

D’altronde lasciare ogni tanto, grazie al silenzio, libero movimento ai pensieri “sognando” ad occhi aperti appare favorire la ricchezza immaginativa.

Sognare ad occhi aperti

Alcuni ricercatori del prestigioso Max-Plank-Institut di Lipsia hanno scoperto che l’esercizio del sognare volontariamente ad occhi aperti determina modificazioni nella struttura cerebrale tanto da far affermare al primo firmatario dello studio effettuato al riguardo che:

Negli individui che si abbandonano spesso ai propri pensieri, in alcune regioni del cervello frontale la corteccia è più spessa.

(Mind)

E corteccia più spessa vuol dire più neuroni e più connessioni fra di loro in un’area particolarmente importante per le funzioni cerebrali superiori e il controllo del comportamento.

CISZA

Paura del silenzio

A fronte delle tante lance spezzate a favore dei benefici che il silenzio di durata ragionevole può apportare, ci sono tante persone che mostrano grande difficoltà nel sopportarlo, sia in presenza di altri che quando sono soli.

Un ricercatore dell’Inserm di Parigi (Istituto Nazionale della Salute E della Ricerca Medica) ritiene che per sua natura l’uomo cerca gli stimoli necessari per lo sviluppo del cervello. Tra di essi anche la voce delle altre persone, anche perché…

(…)il silenzio rappresenta un vuoto che, in alcuni, risveglia la paura della solitudine

(Ibidem)

Il silenzio non spaventa quando c’è Dio

E questo è specialmente vero per quanti, in assenza di altri, si sentono persi e spaventati poiché rifuggono dal miglior “Interlocutore” con cui sentirsi sempre in contatto, compresi e protetti. Allora sì che il silenzio può aprire ad un baratro terrificante, quello dell’angoscia dell’annullamento.

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