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Cesare Cremonini indica al cardinale Zuppi “la strada per il paradiso”

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Antoine Mekary | ALETEIA - Emmanuele Ciancaglini | NurPhoto via AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/07/21

A Bologna il cantautore si “confessa”: l’ictus del padre, la preghiera, Dio, la felicità

Cesare Cremonini e la “ricetta” per il paradiso; dall’altra parte il cardinale di Bologna Matteo Zuppi e la sua passione, da buon “gucciniano” come si definisce, per il confronto con i più noti cantautori italiani. 

E’un finale col botto, scrive Bologna Today (21 luglio), quello di LIBeRI, la rassegna estiva con i protagonisti della cultura, dello sport e dell’arte con a tema la speranza nell’ambito delle iniziative di Bologna Estate. Mercoledì 21 luglio c’è stato.l’ultimo appuntamento con Zuppi e Cesare Cremonini. Al centro della discussione, il libro di Cremonini, “Let Them Talk – Ogni canzone è una storia”, edito da Mondadori: un viaggio nella vita dell’artista «per fare incontrare, e stringersi in un abbraccio, la mia storia con le stori di chi vi entra o ci passa per caso».

Un pensiero fragile

«E’ stato un incontro molto intenso con il cardinale e arcivescovo Matteo Zuppi – commenta Cesare Cremonini sul suo profilo Instagram– a cui va la mia gratitudine. Il punto centrale della serata (tra i tanti temi affrontati) è stato parlare di sacrificio e ricompensa. È così difficile oggi comunicare e condividere un pensiero fragile come quello di una ricompensa ultraterrena. Quel che ci auguriamo tutti è che si possa accettare e condividere sempre di più anche un’idea di riconoscimento qui, tra le nostre mani, se meritato». 

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“Il paradiso sulla terra”

Prosegue Cesare Cremonini: «Non si tratta di individualismo ma di giustizia. Una forma di parzialità sociale che almeno coinvolga chi davvero si sacrifica o ce la mette tutta, chi è onesto, chi cerca di cambiare in meglio il piccolo spazio di mondo che lo circonda. Ho portato la mia testimonianza, quella di un uomo che fin da bambino ha promesso ogni suo sforzo a un mondo, quello dello spettacolo e della musica, perché l’ho sentito come una vocazione». 

Il cantautore: Dio non è altro che amore infinito

«Posso assicurare – conclude il cantautore bolognese – che ogni centimetro della vita donato a una propria fede, con quel pizzico di fortuna che non guasta mai, porta a una sorta di paradiso in terra. Il paradiso di chi può fare molto per gli altri perché prova gratitudine per tutto quello che ha ricevuto, il paradiso di chi può scegliere di vivere ogni giorno per una passione, con coerenza e da uomo libero». 

Dio, tentazione, fede, ma anche l’educazione e, naturalmente, le canzoni. Sono questi gli altri temi affrontati da Cesare Cremonini e dall’arcivescovo Matteo Zuppi durante il confronto, evidenzia il Corriere di Bologna (21 luglio)

«Stavo pensando che Dio altro non è che l’amore infinito – ha detto Cremonini durante l’incontro – Ma uno stupido, un pazzo, un antipatico come me non può credere che tutto sia stato creato, come Dante ha poi visto e raccontato, compreso il male il godere e il peccato».

L’ictus del padre e la preghiera al Signore

Sul rapporto con il padre ha ricordato un aneddoto molto commovente: «A lui, che ora non c’è più da due anni, è dedicata la canzone “Divento figlio di un re” perché l’amore è…laddove sei pronto a morire”. 

Cesare Cremonini lo salvò in precedenza da un ictus, che era in corso mentre lui era accanto al padre, che non rispondeva alle sue domande. 

L’ictus di suo padre e la paura provata nel corso dell’intervento al quale l’uomo è stato sottoposto, lo ha spinto ad affidarsi alla preghiera. Cremonini ha ammesso: 

«Continuavo a raccontargli di quando ero piccolo e lui mi addormentava con delle improbabili favole inventate. Improvvisavo alla meglio per cercare di tenerlo sveglio, mentre lui emetteva frasi sconnesse. Arrivati all’ospedale Sant’Orsola lo operarono immediatamente e mi ritrovai a pregare per lui nella sala di aspetto. ‘Dio fammi risentire ancora una volta la sua voce!’. Anche se vorrei non capitasse mai più, quel momento ha cambiato profondamente la mia vita, il mio rapporto con lui e la mia spiritualità. L’intervento riuscì e dopo due settimane di silenzio e balbettamenti mio padre tornò a pronunciare il mio nome correttamente. La voce è la cosa più importante che abbiamo». 

Questo terribile avvenimento ha cambiato completamente la sua esistenza e il rapporto con la fede. Spesso, infatti, in situazioni di estrema difficoltà non c’è altro da fare che affidarsi a ‘un Dio’ e sperare che tutto possa risolversi per il meglio (donnemagazine.it).

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