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Corto animato “Daughter”: so che mi ami, anche se non sei mai stato capace di dirmelo

Catholic Link - pubblicato il 13/02/20

di Silvana Ramos

Comunicare non è mai stato facile. È molto più complesso del fatto di parlare la stessa lingua. Daughter (Figlia), cortometraggio nominato agli Oscar 2020 diretto da Daria Kashcheeva, ci presenta una storia di dolore che ci risulta familiare.

Nella dinamica dell’amore, ricevere è in genere molto più complicato di dare. Implica la sottigliezza di conoscere l’altro e accoglierlo completamente. È un compito che richiede tempo.

I bambini sembrano essere giunti in questo mondo con l’unica necessità di sentirsi amati, in modo incondizionato. Le ferite dell’infanzia sono difficili da superare nell’età adulta, e si superano quando si scopre l’amore, si perdona, si capisce, quando si viene amati e finalmente si riesce ad amare.

Ecco il trailer. Potete vedere il cortometraggio completo a questo link (è il terzo video).

Ferite aperte

Il corto ci parla di queste ferite, di quanto possono essere state difficili le relazioni con i nostri genitori da piccoli, della solitudine e dell’incomprensione sperimentate, della voglia di poter dire ed esprimere tante cose e di non poterlo fare. Allo stesso tempo, però, ci parla dell’altro lato, del lato di un padre anche lui ferito, che non comprende, che si sforza di amare senza sapere come esprimerlo. Si amano, ma non sanno come comunicarselo.

Quando arriviamo all’età adulta, spesso siamo accompagnati non solo dal dolore, ma anche dal rancore e dall’autocompassione che le ferite subìte ci hanno lasciato. Sembrerebbe che siamo rimasti attaccati a un momento della nostra vita (il momento del dolore e della solitudine) senza riuscire a vedere oltre.




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Un segno per capire che siamo stati sempre amati

Quanto sarebbe bello se come nel corto riuscissimo a trovare un segno che ci facesse capire che siamo stati sempre amati! Che quel momento che non riusciamo ancora a dimenticare non è mai esistito, o che c’è stato qualcuno lì che soffriva con noi e che ci amava! Quanto sarebbe bello se riuscissimo a curare quelle ferite con la stessa persona che le ha provocate! Magari tutto avesse un finale felice, riconciliato…

Esiste sempre questa possibilità, e anche se sembra che stia dicendo che bisogna aspettare la morte per essere felici, non è sicuramente così. Il regalo più bello che Dio ci ha fatto oltre all’esistenza stessa è il fatto di poter scegliere.

Poter scegliere nonostante il dolore

Possiamo sempre scegliere, nonostante il dolore, il rancore, l’incapacità, le difficoltà. Non è sempre facile, ma il solo fatto di sapere che abbiamo la possibilità di cambiare il corso della nostra esistenza è già abbastanza.

Possiamo scegliere di chiedere aiuto, di perdonare anche se non capiamo, possiamo scegliere tante cose. Le scelta più grande è poter dare a Dio un’opportunità nella nostra vita. Non ci sentiamo tanto soli, stanchi e feriti, con tanto bisogno di amare, quando già lo siamo! Un amore così grande che cura e rende tutto nuovo.

Papa Francesco ci ricorda che la misericordia può curare le ferite e cambiare la storia, e ci chiede di aprire il nostro cuore alla misericordia di Dio. “La misericordia divina è più forte del peccato degli uomini”. Gesù, con la sua vicinanza e la sua tenerezza, porta i peccatori nello spazio della grazia e del perdono, e questa è la misericordia divina.

Il dolore non è facile, superare le ferite è in genere complicato. È difficile trovare le parole per dire all’altro quanto lo amiamo, quando abbiamo bisogno di lui, che abbiamo perdonato. Accanto a Dio tutto diventa più semplice, più leggero, e man mano che lo lasciamo entrare nella nostra vita tutto acquisisce un senso nuovo.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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