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Confessioni di un confessore (padre e nonno): il dilagare della pornografia

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By icsnaps | Shutterstock

Mathilde De Robien - pubblicato il 18/11/19

Lo sguardo di un prete sulla pornografia. Sposato, poi vedovo e infine prete, padre Michel Martin-Prével apporta una prospettiva interessante su quello tsunami che è oggi la pornografia.

Padre Michel Martin-Prével è stato sposato per 32 anni, è padre di tre figli e nonno di sette nipoti. Da vedovo, ormai dieci anni fa è stato ordinato prete nella Comunità delle Beatitudini. L’argomento pornografia lo inquieta e lo tocca, come nonno e come prete, perché riceve numerose confidenze da parte dei giovani e offre loro un vero tesoro: il messaggio della Chiesa sulla sessualità. Lo abbiamo intervistato.

Mathilde de Robien: Lei percepisce un aumento del consumo di pornografia fra i giovani?

Padre Michel Martin-Prével: Sì, nello spazio di qualche anno la pornografia è diventata quasi onnipresente. Gli adolescenti presentano vere debolezze e sono facili prede. Ormai, in otto confessioni su dieci constato che fra i ragazzi c’è un problema legato alla pornografia.

M. d.R.: È un dato impressionante. Come se lo spiega?

P. M. M.-P.: Anzitutto perché la pornografia è diventata di facilissimo accesso, con gli attuali strumenti digitali. Spesso è presa come un gioco, dagli adolescenti. I giovani mi dicono: «Ma era per scherzare!». E poi vogliono fare come tutti gli altri, mostrare che si è nel gruppo, per non essere emarginati quando se ne parla o la si guarda insieme. E talvolta c’è in alcuni il bisogno di “contaminare” gli altri: arruolano dei compagnucci per autogiustificarsi, per dimostrare a loro stessi che il loro interesse per la pornografia non è un fatto isolato ma riguarda tutti. Se gli altri li accompagnano, si attenua il loro senso di vergogna, il loro senso di colpa e di peccato. In seguito, una volta che il giovane ha guardato e avvertito una certa eccitazione, può nascere un’abitudine, o anche una dipendenza in rapporto a quel piacere – esacerbato dalla pubertà. Un circolo vizioso che travolge molti giovani al suo passaggio.

M. d.R.: Quali sono le ripercussioni?

P. M. M.-P.: Il corpo è considerato unicamente come un oggetto. C’è in certi adolescenti un’impudicizia totale, ne è espressione la pratica di farsi dei selfie sulle parti intime e di postarli sui social network [pratica chiamata con vari nomi, tra cui generalmente “sexting”, N.d.R.].


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Oltre agli effetti psichici, legati al traumatismo di immagini violente e degradanti, noto gli squilibri e le profonde ripercussioni quando preparo dei giovani al matrimonio. La pornografia veicola un’immagine degradata della donna, abbassata a oggetto di godimento. Si produce un ritardo sulla vita sessuale adulta.

M. d.R.: Che consiglio darebbe a dei genitori?

P. M. M.-P.: L’ex presidente dell’Associazione francese dei Genitori di Allievi, Caroline Saliou, coniò quest’immagine forte: «Dare un iPhone a un ragazzino alle medie è come dare un taglierino a un bimbo in materna». I genitori hanno un lavoro grande e impegnativo da fare. Li invito a provare a confrontarsi con le curiosità dei loro figli. Il dialogo è necessario: senza i bambini si rivolgono ad altre fonti d’informazione. Ci sono abbastanza spunti d’attualità per abbordare l’argomento pornografia con il proprio figlio: si tratterà di suggerire senza imporre, di dare il proprio parere sulle frequentazioni, di dare il buon esempio quanto all’uso degli schermi.


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Incombe pure ai genitori l’educazione affettiva e sessuale, spesso insegnata male a scuola. I bambini imparano la biologia della riproduzione, l’anatomia del corpo umano, le tecniche di contraccezione… Ma non si parla mai del senso della sessualità, del suo rapporto con l’amore, della tenerezza, dell’affettività. I genitori sono chiamati a dar prova di empatia verso i loro ragazzi, a instaurare un clima di dialogo – perché i figli soffrono, hanno inquietudini dovute alla pubertà, che è un momento di lotta. Tocca ai genitori rivelare la bellezza della Creazione, della sessualità, ai loro bambini, i quali non aspettano altro che di sentire questo linguaggio. È importante anche rilevare che le immagini pornografiche non sono la realtà, che sono solo menzogna e simulazione, che è un’industria che macina tanto denaro sfruttando donne e bambini.

M. d.R.: Qual è il suo ruolo in questo discorso, come prete?

P. M. M.-P.: Gli scandali legati agli abusi sessuali commessi in seno alla Chiesa hanno in qualche modo squalificato i preti in merito al discorso sulla bellezza dei corpi e della sessualità. Come prete, però, io non arrossisco all’idea di fare questo discorso. Perché la Chiesa ha un messaggio luminoso da rivolgere al mondo. La sessualità, ad esempio così com’è presentata nella Teologia del corpo di Giovanni Paolo II, cioè come è pensata nel piano di Dio, è un tesoro! E se la Chiesa, che custodisce questo tesoro, non lo consegna ai giovani… chi glie ne farà dono?




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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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