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Don Giacomo Panizza, il prete che ha sfidato la ‘ndrangheta

Don Giacomo Panizza, il prete che ha sfidato la ‘ndrangheta

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Aleteia - Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 10/05/19

Lavora con le persone disabili a Lamezia Terme in un palazzo confiscato ad una cosca

Don Giacomo Panizza, bresciano, ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme “Progetto sud”, una comunità autogestita insieme a persone con disabilità e contribuisce a diverse iniziative della Caritas italiana e dalla Calabria. Dal 2002, da quando spezzò il cerchio di paura accettando di occupare con la sua associazione uno degli edifici sequestrati alla ‘ndrangheta, vive sotto protezione per le numerose e continue minacce e gli attentati subiti.

Ma don Giacomo non ha mai smesso di metterci coraggio e lottare. Ha scritto numerosissimi saggi e brevi contributi, apparsi non solo su riviste di settore, ma anche in numerosi libri tra cui “Qui ho conosciuto purgatorio, inferno e paradiso” (Feltrinelli). Tutte testimonianze di un’indomita voce di coscienza.

Intervenendo nel novembre del 2010 alla trasmissione “Vieni via con me“, don Giacomo Panizza disse:

“Del Sud mi piace chi se ne sta a mani nude, disarmate; chi non si lascia tentare a opporsi ai violenti con i loro stessi metodi. Mi piace ascoltare la gente parlare le sue parole. Del Sud mi piace chi fa il padrino senza fare il padrone, chi fa doni per amicizia e non per legarti al suo clan. Mi piacciono le madri che non dimenticano i figli, qualunque cosa abbiano combinato; madri che supplicano i boss di ‘ndrangheta di svelare il luogo dove hanno buttato o seppellito i loro figli, spariti di lupara bianca, per portarci un fiore. Del Sud mi piacciono le donne, attente e appassionate, con cuori grandi. Mi piace vedere i giovani con l’utopia di rinnovare i partiti e la politica. Mi piacciono quelli che in tribunale si ricordano le facce e le parole di chi ha chiesto loro il pizzo, indicandoli davanti a tutti”.



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Un sacerdote senza clergy

Don Panizza, oggi 72 anni, e un passato da operaio metalmeccanico prima di sposare l’idea del sacerdozio, ha conosciuto la laicità nelle sue sfaccettature più estreme, che gli ha consentito di assicurarsi l’autostima necessaria per convincersi a varcare le porte del Seminario. «Ancora oggi, però, non ho capito cosa fa un prete», spiega il fondatore di Comunità Progetto Sud. «Non ho la tonaca, non l’ho mai messa, né la camicia clergy e una sola volta ho usato il collarino in occasione di una foto per l’8 per mille. Quando papa Ratzinger venne in Calabria, il Vescovo dovette prestarmi il crocifisso, confessa don Giacomo.

La «chiamata divina» ha tolto il sonno per diverse notti al prete operaio, con esperienze nell’ambito della sinistra militante. Una sera d’agosto, dopo un concerto di Fausto Leali, confessò alla sua ragazza di allora la scelta di chiudersi in Seminario. «Inventatene un’altra», rispose lei, pensando fosse una scusa per lasciarla.




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Poveri e prostitute

La Comunità da lui fondata, con sede a Lamezia Terme, negli anni ha ampliato la sua azione in attività di recupero di minori, tossicodipendenti, immigrati, malati di Aids. Un occhio di riguardo don Panizza lo strizza anche ai poveri, che in Calabria sono il 34,9% della popolazione e circa 348 mila persone vivono in due sole stanze con il bagno esterno. Con la sua comunità ogni giorno è impegnato in attività di recupero e volontariato. Come il costante lavoro di togliere le prostitute dalle strade e ridare loro dignità. Per evitare che possano restare vittime di violenza, le ha dotate di un telefono cellulare da utilizzare in caso di necessità. Chi ha deciso di denunciare i propri aguzzini ha trovato protezione in case di proprietà della Comunità.

Lavoro per i migranti

Progetto Sud monitora poi il lavoro dei migranti nei campi. Un ufficio legale si occupa dei loro contratti. Tanti gli extracomunitari che hanno trovato occupazione, anche inventandosi un’attività. Un nuovo fronte del volontariato è riservato ai bambini autistici. Un programma terapeutico coinvolge genitori e insegnanti «istruiti» a convivere con i ragazzi affetti da questo disturbo neurobiologico. E poi le case antiviolenza, gli Sprar, e i Centri per il recupero dei malati di mente. Tutto questo è Progetto Sud (Corriere della Sera, 9 maggio).


Young boy saved by the priest in Calabria

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