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Possibile che mio papà preferisca il computer a me?

BIMBA, FAZZOLETTO, PIANGERE

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Fraternità San Carlo Borromeo - pubblicato il 05/02/19

Letizia ha sette anni e oggi non ha proprio voglia di fare lezione di informatica. Quel computer le ricorda una promessa che suo padre non ha mantenuto.

di Andrew Lee

Questo è il secondo anno che insegno in una scuola primaria a Roma. L’anno scorso mi era stato affidato l’insegnamento di Informatica e Inglese ai bambini dai sette ai nove anni. Tra le tante cose che potevamo fare durante l’ora di Informatica, avevo scelto di insegnare loro a scrivere al computer: ad ogni lezione, aggiungevo nuovi tasti per allenare il movimento delle dita, in modo che imparassero a digitare veloci e precisi, senza guardare la tastiera.




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Una mattina, sono entrato nella classe di Letizia. Devo dire che lei è un’alunna perfetta: gentile, educata, ma soprattutto con tanta voglia di imparare qualcosa di nuovo ad ogni lezione. Quel giorno, però, non era la stessa: mentre tutti gli altri bambini erano concentrati ad esercitarsi sui tasti, ho visto Letizia semplicemente seduta, che guardava lo schermo del suo computer a braccia conserte. Le ho chiesto di venire alla cattedra: “È successo qualcosa, Leti? Come mai non vuoi lavorare oggi?”. “Non lo so… oggi non mi va” mi ha risposto.

Ero sicuro che avesse qualche ragione per non lavorare, quindi l’ho chiamata fuori dall’aula per parlare. Mi ha spiegato che il giorno precedente suo papà le aveva promesso di stare con lei quando fosse tornato dal lavoro, ma che purtroppo aveva dovuto lavorare anche a casa, la sera.


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Ora non voleva neanche toccare il computer, perché era diventato una cosa che il papà sembrava preferire rispetto a lei. Quando siamo tornati in classe, le ho chiesto di stare con me alla cattedra per farmi da aiutante. Verso la fine della lezione ha ricominciato a lavorare come gli altri bambini. Quest’anno insegno Religione e Inglese agli stessi bambini e porto con me questo episodio. Come insegnante di Religione, cerco di preparare le lezioni bene, con tante immagini, e di raccontare le storie della Bibbia in modo tale che Cristo e la Chiesa siano affascinanti per loro.


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Allo stesso tempo, nonostante ciò che è successo a Letizia possa sembrare una vicenda banale, ho imparato a guardare con la coda dell’occhio, durante le lezioni, il vero bisogno dei bambini: che ci sia qualcuno che vuole loro bene e che desideri stare con loro.

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