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Perché il Vaticano vietò la diffusione del Diario di Santa Faustina?

FAUSTINA

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 03/10/18 - aggiornato il 25/01/23

Grande scetticismo per anni sulle visioni della religiosa polacca. Poi la svolta. Ecco tutto quello che è accaduto dal 1936 al 1978

Per venti anni su Santa Faustina Kowalska è caduta la scure del Vaticano. Né le sue visioni, né i culti da lei alimentati, soprattutto quello del quadro della Divina Misericordia, hanno avuto vita facile contro i limiti imposti dalle autorità della Santa Sede.

In “Suor Faustina e il volto di Gesù Misericordioso” (edizioni Ares), David Murgia racconta le grandi difficoltà che ci sono state prima di arrivare ad una sentenza definitiva e positiva.

Il Sant’Uffizio

Il Diario di suor Faustina, infatti, è passato attraverso il severo vaglio del Sant’Uffizio – l’organismo della Curia Romana, oggi rinominato Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha lo scopo di tutelare gli insegnamenti professati dalla Chiesa cattolica – e attraverso le micidiali persecuzioni delle polizie comuniste. L’ex Sant’Uffizio ne ha bloccato per vent’anni la pubblicazione, dal 1958 al 1978. Per cui il Diario per molto tempo è circolato clandestinamente, senza alcuna edizione ufficiale, mal tradotto e in alcuni casi manomesso.


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Il decreto del 1958

Non solo. Mancando un pronunciamento del Vaticano sull’autenticità delle visioni della mistica e in attesa che si facesse chiarezza, scrive Murgia, anche il culto della Divina Misericordia da lei ispirato è stato a lungo proibito. Infatti, spiega l’autore di “Suor Faustina e il volto di Gesù Misericordioso“, il Sant’Uffizio, ottenuto il “Placet” di Pio XII, con decreto del 28 novembre 1958 (a cui ha fatto seguito una notificazione nel 1959 ndr) a proposito delle «asserite visioni e rivelazioni di suor Faustina Kowalska», chiariva e stabiliva «doversi proibire la diffusione delle immagini e degli scritti che presentano la devozione alla Divina Misericordia, nelle forme proposte dalla medesima suor Faustina» ed «essere demandato alla prudenza dei vescovi il compito di rimuovere le predette immagini che eventualmente fossero già esposte al culto».


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Le visioni

In questi scritti, la giovane suora, infatti, sosteneva di vedere Gesù e la Madonna; di ricevere da loro messaggi e profezie, che annotava minuziosamente ogni giorno. «Nell’Antico Testamento – vi scriveva, raccontando una delle visioni del Signore – mandai al mio popolo i profeti con i fulmini. Oggi mando te a tutta l’umanità con la Mia misericordia».

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Il nuovo decreto

Solo il 30 giugno 1978 la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato negli Atti della Sede Apostolica (A.A.S., 70, pag. 350) una Notificazione firmata il 15 aprile 1978 dal suo prefetto, Sua Eminenza il cardinale Franjo Seper, e dal suo Segretario, l’arcivescovo monsignor J.J. Hamer, O.P., del seguente tenore:

“Da diverse parti, specialmente dalla Polonia, anche autorevolmente, è stato chiesto se le proibizioni contenute nella Notificazione della Santa Congregazione del Santo Uffizio, pubblicata sugli A.A.S., anno 1959, p. 271, riguardanti la devozione alla Divina Misericordia nelle forme proposte da suor Faustina Kowalska, si debbano ritenere ancora in vigore. Questa Santa Congregazione, tenuti presenti i molti documenti originali, non conosciuti nel 1959, considerate le circostanze profondamente mutate, e tenuto conto del parere di molti Ordinari Polacchi, dichiara non più vincolanti le proibizioni contenute nella citata Notificazione(www.divina-misericordia.eu).


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La testardaggine di Don Michele

Prima che si pronunciasse il Sant’Uffizio, quando Faustina era ancora in vita (morì nel 1938), la diffusione del diario e del culto della Divina Misericordia erano ancora più complicati?

Certo che si! Ma la testardaggine del direttore spirituale di Faustina, don Michele Sopocko si opponeva in tutti i modi a queste difficoltà. Dopo la realizzazione nel 1934 del quadro del Gesù Misericordioso a Vilnius, in Lituania (Faustina dimorò principalmente tra la capitale della Lituania e Cracovia, e in queste due città ebbe gran parte delle visioni di Gesù), Don Michele affrontò il suo arcivescovo.

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Il vescovo

Con coraggio, racconta nel suo libro Murgia, nel 1936 don Sopoćko appende l’Immagine nella chiesa di San Michele (a Vilnius ndr). Non presso l’altare maggiore, ma nella parte destra del tempio. Con audacia decide (1937) di chiedere a monsignor Romuald Jałbrzykowski, (arcivescovo di Vilnius, ndr) molto scettico riguardo alle rivelazioni a suor Faustina, l’approvazione dell’immagine per il culto. Anche se si vergogna, non è più tempo di rimandare. Lui crede a Faustina e sente sua l’urgenza dei desideri a lei comunicati direttamente dal Signore Gesù. Don Sopoćko vive, pertanto, l’obbligo morale di raccontare questa straordinaria storia al suo arcivescovo.




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Un “Si” con riserva

Monsignor Jałbrzykowski lo riceve, lo ascolta, e dopo aver interrogato don Michele sulle vicende legate all’Immagine e ai fenomeni mistici della suora polacca, decide di creare una Commissione di studi che si pronunci sull’esposizione del Dipinto in chiesa, accessibile alla devozione pubblica.

In modo del tutto inatteso, il 3 aprile del 1937, lo stesso monsignor Jałbrzykowski – sebbene si mantenga dubbioso – comunica a don Sopoćko l’approvazione e la benedizione dell’Immagine. Con la richiesta, però, di non divulgare informazioni sulle sue origini. In pratica gli chiedeva di “coprire” le visioni avute di Santa Faustina, che hanno ispirato il dipinto.


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La seconda commissione

In seguito, nel 1941, si è pronunciata, su raccomandazione dell’arcivescovo, anche una seconda Commissione di esperti, di cui hanno fatto parte il professore di Storia dell’Arte Marian Morelowski; il professore di Teologia dogmatica L. Puchaty e il sovraintendente padre P. Sledziewski. Questo, in sintesi, il giudizio espresso: «Il Quadro è eseguito artisticamente e rappresenta un patrimonio prezioso dell’arte religiosa contemporanea».

Le prime pubblicazioni

Senza contravvenire ai divieti della Curia don Sopoćko comincia a curare piccole pubblicazioni e a diffondere il messaggio di speranza racchiuso nell’Immagine di Gesù dipinta da Eugene Kazimirowski. Le prime informazioni sono pubblicate nel 1936 nelle Notizie dell’Arcidiocesi di Vilnius, nell’articolo intitolato “Misericordia Divina” e, quasi contemporaneamente, in un opuscolo separato ma a cui viene dato lo stesso titolo. Sulla copertina dell’opuscolo viene stampata, per la prima volta, l’Immagine del Volto di Gesù Misericordioso.




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Un apostolato senza sosta

Allo stesso tempo il prete polacco comincia una massiccia campagna informativa con i vescovi, indirizzando loro lettere e opuscoli. Inoltre, inizia anche a stampare illustrazioni con il dipinto a cui accompagna le preghiere che la stessa suor Faustina gli ha consegnato. Il suo apostolato proseguirà, dopo la morte della suora, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, e continuerà, tra molti disagi, nonostante i primi interventi negativi del Sant’Uffizio datati 1958.

E’ lui che può essere definito, senza ombra di dubbio, il primo apostolo della Divina Misericordia, la cui festa è stata istituita ufficialmente da Giovanni Paolo II nel 1992: diciassette anni dopo la morte di Don Michele, avvenuta nel 1975 e quattordici anni dopo il riconoscimento del culto (1978).

Santa Faustina, invece, è stata beatificata – sempre da Wojtyla – nel 1993, e canonizzata nel 2000.

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