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Bimbo autistico di 4 anni: al suo compleanno non va nessuno. La mamma pubblica un video

MARIA GIOVANNA CARLINI

Facebook I Maria-Giovanna Carlini

Paola Belletti - pubblicato il 02/10/18

Cavezzo, provincia di Modena. Disertata la festa di compleanno di Francesco, 4 anni, affetto da autismo. La madre si sfoga sui social ma per riportare l'attenzione su ciò che è essenziale e non solo per fare il pieno di messaggi solidali

Alla festa di compleanno di Francesco Pio non arriva nessuno

Si avvicina il giorno del compleanno, la macchina dei preparativi si mette in moto. Le mamme lo sanno cosa voglia dire in termini di impegno, stress, emozione, attese. Francesco Pio sta per compiere quattro anni, è il primogenito della coppia e, come scopriremo, è uno di quei bambini che nascono due volte e costringono anche i genitori ad una rinascita, con tanto di travaglio doloroso e fase espulsiva. Mamma Giovanna organizza la festa, ordina o prepara la torta, manda gli inviti, aspetta la conferma via chat. Ma nessuno dei 23 bambini o quasi risponde (lei è molto precisa nel video: specifica chi era nella chat di classe chi no, chi ha avvisato e con quali motivazioni) e meno ancora si presentano alla festa, organizzata presso i locali della Onlus Piccolo Principe, associazione di genitori nata per sostenere le famiglie con figli affetti da autismo. Uno solo si presenterà.

«Per fortuna mio figlio, proprio a causa della sua malattia, non ha capito che cosa è successo. Ma io voglio che si sappia, che questa storia diventi ‘virale’». (Il Resto del Carlino)
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Il social diventa mezzo estremo per urlare il primo sdegno, comunicare il dolore e chiedere aiuto

La mamma, che nelle immediate vicinanze non ha trovato un ascolto adeguato, decide di sfogarsi sui social, ben consapevole del potenziale che questo luogo possiede. La rete di relazioni più prossima non ha offerto il sostegno che cercava allora è diventata trampolino per tuffarsi nell’altra rete, quella dove siamo impigliati e collegati tutti e dove mostriamo a volte i nostri tratti più fotogenici (ma anche quelli più feroci); e dove spesso chiediamo aiuto a voce più alta. Nell’intreccio di volti, cognomi e ambienti soliti e familiari si annidano da sempre anche le invidie, le incomprensioni e tante bassezze. Insieme al calore della familiarità, al ritmo rassicurante delle solite cose e delle solite facce può crescere anche l’indifferenza. Lo dice bene Giovanna nel video: proprio chi è vicino e vede la nostra fatica non fa niente. Si nascondono, aggiunge.

Da mamma di un bambino con disabilità mi sento oltre che abbandonata dalle istituzioni e anche abbandonata e delusa da tutto le persone che sono vicino!

Così vicini, così lontani. Alla ricerca di nuova solidarietà sui social media

Scorrendo storie, notizie, video sullo schermo dei nostri smartphone ci commuoviamo più volentieri, siamo più inclini ad indignarci e più propensi a scuotere la testa accompagnando il movimento con tanti “dove andremo a finire” di circostanza. O forse godiamo anche del distacco sufficiente per vedere una cosa nella sua interezza.

La mamma di Francesco sperava proprio in questo. Di uscire da quella bolla di una normalità troppo tiepida, fredda a volte, che non sapeva, non voleva davvero farsi carico del dolore e delle necessità di questa famiglia. Chi la incontra tutti i giorni si sarà anche abituato, forse? Ne avrà visto pregi e difetti; avrà forse patito i momenti di grande agitazione del piccolo Francesco? Avrà pensato, magari nemmeno con chiara consapevolezza: “sono affari loro, in fondo. Abbiamo tutti da fare e ognuno i propri problemi”. Ma se lo grido dal tetto del mondo, avrà pensato Giovanna, qualcuno mi sentirà. E quello che succede, ignorato dai più, in una tranquilla saletta di provincia può diventare scandalo per tanti altri. Ecco Giovanna che imbraccia il telefono, gira la camera e con calma e autocontrollo racconta, denuncia, invita a capire.


DANILA ALOISI

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Il video diventa virale ma il contagio vero deve ancora diffondersi

Sì, nel device con accesso  wi-fi che spesso ci isola dagli altri scopriamo però di possedere un’arma potente. Siamo mine pronte ad esplodere. Di condivisione in condivisione, con qualche tag o hashtag mirati la notizia è arrivata fino al Ministro Fontana e al vice-premier Matteo Salvini.

E proprio al Ministro dell’Interno questa mamma normale e coraggiosa (accusata persino di essere una no -vax, una razzista, un’opportunista ma sui social davvero si legge di tutto) ha risposto con lucida fermezza e senza cedere alla piena emotiva che una volta passata non lascia nulla:

Ora caro Matteo Salvini io e Francesco ti abbracciamo volentieri ma sistemiamo anche i nostri diritti e garantiamo le terapie ai nostri bambini! [protected-iframe id=”4c2e34eb488c7a1d3d17e4e245063db2-95521288-119775105″ info=”https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fastrolina82%2Fposts%2F10217865011125424&width=500″ width=”500″ height=”613″ frameborder=”0″ style=”border:none;overflow:hidden” scrolling=”no”]

E’ stata proprio brava questa mamma. Ha usato il mezzo e ne ha considerato i rischi cercando, una volta ottenuta l’attenzione, di riportarla subito sulle cose fondamentali. Non basta la festa offerta con tanta generosità e per la quale ringrazia:

gli organizzatori di Kids Festival, una manifestazione dedicata ai bambini che si è tenuta ieri a Milano, hanno invitato madre e figlio per un secondo compleanno. Il bambino, così, ha finalmente festeggiato i suoi quattro anni, scartando anche i regali donati dalla Guardia di Finanza, dalle guardie del Parco Nazionale d’Abruzzo e dagli organizzatori.(ottima cosa, per carità!), non bastano centinaia di messaggi di solidarietà. (Repubblica)

Il rischio di queste storie che vogliono farsi emblema per tutti i casi omologhi è invece quello di mantenere dopata la comunicazione con notizie sensazionali e titoli urlati e promesse di “mai più” che anziché consolidare un metodo, applicare norme a tutela dei deboli cedono il posto ad altri casi, uno cannibale dell’altro. Ora i deboli hanno questi mezzi: diventare caso e dirlo su Facebook e simili.

L’ho fatto anche io. Ho urlato anche io dal mio profilo social tutta la mia frustrazione per servizi disattesi dei quali il mio bambino invalido ha estremo, vitale bisogno.. E facendolo ho provato un intenso malessere per l’astio che quasi sicuramente mi sono attirata e uno sgradevole disagio per la via che mi sono sentita costretta a percorrere.

Ha ragione Giovanna: abbracciamoci forte, cari ministri e cari tutti, ma non lasciamoci soli.


STEFANO BELISARI - ELIO

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