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La figlia autistica porta a casa una brutta pagella: il papà gliela riscrive

SHANE E SOPHIE JACKSON

Shane Jackson | Twitter

Silvia Lucchetti - pubblicato il 12/07/18

Sophie ha paura di aver deluso i genitori con la sua pagella insufficiente. Ma il padre sa quanto duramente ha lavorato e le scrive nuovi voti per ricordarle quanto vale!

Chi non ha mai provato la frustrazione di aver ricevuto un votaccio a scuola dopo essersi impegnato a lungo?

Ricordo che un giorno andai amareggiata dall’insegnante che mi impartiva ripetizioni di latino e greco perché la mia professoressa aveva riportato le versioni corrette e mi era toccata un’altra insufficienza. Lei guardò la brutta attentamente, fece le sue correzioni e poi disse: per me questa versione era da sei e mezzo. Lo scrisse pure così che mi rimanesse impresso. In quel momento provai un grande senso di leggerezza e soddisfazione. Pensai: valgo qualcosa, il mio sacrificio è servito.

Il timore di deludere i genitori

Sophie, una bambina australiana di 9 anni che soffre di autismo, rientra a casa singhiozzando temendo di deludere i genitori con una pagella piena di voti insufficienti. Suo padre Shane invece la sorprende con un gesto semplice ma efficace che non solo le restituisce il buon umore ma le ricorda quanto vale.




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La nuova pagella

Il papà decide di scrivere una nuova pagella evidenziando le caratteristiche che contraddistinguono sua figlia e la rendono una bambina unica e speciale. Così Sophie guadagna una sfilza di A e A+: in simpatia, amore per i cani, figlia migliore di sempre, immaginazione…

Il padre: ciò che conta è l’impegno… non il risultato

«Ha lavorato duramente e abbiamo visto alcuni grandi miglioramenti. Eravamo davvero ottimisti sul fatto che ci potessero essere dei miglioramenti nei risultati. Poi Sophie ha ricevuto la pagella ed è rimasta davvero delusa: ha lavorato così tanto che pensava di avere raggiunto un livello più alto rispetto allo scorso anno. Noi sappiamo che si è impegnata duramente, qualunque sia il risultato» (Vanity Fair)

Il sorriso di Sophie

Alla bambina è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico all’età di tre anni ma oggi frequenta la scuola tradizionale e un corso di tre volte alla settimana (Vanity Fair).

«È per questo che ho pensato di fare un resoconto di tutte le cose che rendono Sophie unica. A lei è piaciuto ed è tornata ottimista da quando gliel’ho dato: ha sortito l’effetto che volevo» (Ibidem).

Il post su Twitter ha ottenuto migliaia di condivisioni e tantissimi commenti di insegnanti, genitori con figli affetti dalla stessa patologia e utenti commossi. Anche Sophie ha promosso Shane a pieni voti: A+ come «miglior papà di sempre» (Ibidem).


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Sentirsi amati

Tutti abbiamo bisogno di sapere di essere amati così come siamo, senza pensare di dover meritare l’amore. Papa Francesco ne ha parlato in una bellissima catechesi, ve ne proponiamo un piccolo estratto:

Nessuno di noi può vivere senza amore. E una brutta schiavitù in cui possiamo cadere è quella di ritenere che l’amore vada meritato. Forse buona parte dell’angoscia dell’uomo contemporaneo deriva da questo: credere che se non siamo forti, attraenti e belli, allora nessuno si occuperà di noi. Tante persone oggi cercano una visibilità solo per colmare un vuoto interiore: come se fossimo persone eternamente bisognose di conferme. Però, ve lo immaginate un mondo dove tutti mendicano motivi per suscitare l’attenzione altrui, e nessuno invece è disposto a voler bene gratuitamente a un’altra persona? Immaginate un mondo così: un mondo senza la gratuità del voler bene! Sembra un mondo umano, ma in realtà è un inferno. Tanti narcisismi dell’uomo nascono da un sentimento di solitudine e di orfanezza. Dietro tanti comportamenti apparentemente inspiegabili si cela una domanda: possibile che io non meriti di essere chiamato per nome, cioè di essere amato? Perché l’amore sempre chiama per nome … (Vatican.va)
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