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La ripartenza: Cristo è il nostro principale collega di lavoro

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Jean-Michel Castaing - pubblicato il 31/08/18

Mentre ci apprestiamo a tornare nei nostri luoghi di lavoro o di studio, nessun pensiero è più consolante della condizione che Dio resta il nostro principale alleato nel mezzo delle nostre attività.

È arrivata la ripartenza. È giunta l’ora di tornare nelle fabbriche, negli uffici o nelle aule accademiche. È difficile elaborare il lutto delle vacanze. Esiste una maniera cristiana di vivere il rientro al lavoro? Qui ciascuno è libero di cercare nella propria fede le risorse necessarie per attraversare nel migliore dei modi la tappa del ritorno alla vita “normale”.

Ritorno al principio di realtà

La ripartenza richiama anzitutto al cristiano che, anche se già vive in Cristo nondimeno egli resta sottomesso – come i suoi simili – alla contingenza delle cose di quaggiù. Il “già” del Regno compiutosi nel giorno della Risurrezione non ha ancora abolito il “non ancora” che segna la nostra speranza con un’ombra di incompiutezza. In mezzo a queste due cose, il discepolo di Gesù deve lavorare, studiare, darsi da fare. Non è sottoposto a un regime di esistenza oggettivo diverso da quello di quanti non credono.


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L’ora della ripartenza, rompendo con la vita facile delle vacanze, ci ricorda che Cristo non ha abolito in quanti confidano in Lui il principio di realtà. Lo sforzo, le coartazioni della vita in collettività, la puntualità, i colleghi che non ci siamo scelti: tutto questo la vita in Cristo non lo abrade, anche se il discepolo può farne l’occasione di una rinnovata ricerca di santità.

Cristo, il nostro principale collega di lavoro

Tuttavia, guardiamoci dal pensare che alla ripartenza Dio ci lascerà da soli con noi stessi, dopo la parentesi incantata delle vacanze. Nel momento in cui dobbiamo tornare ai nostri posti di lavoro o di studio, nessun pensiero è più consolante della convinzione che Dio resta il nostro principale alleato e il nostro sostegno fondamentale in mezzo alle nostre attività. Dio non è soltanto il partner dei nostri “momenti spirituali”. Egli è pure con noi sui luoghi delle nostre fatiche quotidiane. La ripartenza rappresenta il tempo propizio per ricordarsi questa verità.


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Così come in Cristo la divinità non assorbiva l’umanità, ma questa conservava piena e integra dignità, pur restando sempre soggetta al Verbo, così il cristiano non è dispensato dall’agire meglio possibile in quanto uomo, con le competenze che ha acquisito, pur sapendo che Dio non lo lascerà cadere. L’esempio della sinergia delle nature divina e umana in Gesù Cristo costituisce per noi il modello di ciò che deve essere la vita nel mondo. Se Dio non prende nella mia esistenza tutto lo spazio che c’è, al punto da non farmi più poggiare sulle mie affezioni umane, d’altro canto sarebbe rovinoso non domandargli aiuto nella vita attiva di ogni giorno. Se guardiamo alla ripartenza con apprensione, ricordiamoci che il nostro primo collega di lavoro è… Gesù Cristo.

Le promesse del nostro battesimo

Questo è tanto più vero che il Regno si costruisce anche con le nostre attività profane, e che non tocca unicamente le pratiche cultuali. Cristo regna mediante l’applicazione che profondiamo nel condurre bene il nostro lavoro o i nostri studi. Anche lì, c’è una perfetta confluenza fra affari umani e servizio di Dio. Al punto che si può dire che c’è “la ripartenza” anche per il Regno!


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Il lavoro, infatti, è per eccellenza il luogo in cui realizziamo le promesse del nostro battesimo. Col primo sacramento dell’iniziazione cristiana siamo diventati sacerdoti, profeti e re. Sacerdoti: il nostro lavoro ci permette di offrire a Dio i frutti della nostra fatica. Profeti: manifestando, anche tra le righe, il plusvalore spirituale che la nostra fede apporta all’esecuzione e ai frutti dei nostri doveri, annunciamo a quelli di fuori la forza dell’Evangelo. Re: il nostro lavoro porta a compimento la Creazione che Dio ha lasciato alla nostra sollecitudine.

Un supplemento di senso

E così, per un cristiano, la ripartenza costituisce ben più che il ritorno alle “necessità della vita”. Vissuta in Cristo, essa ci fa toccare con mano le responsabilità che Dio ci ha affidato. In un primo momento, forse queste considerazioni non renderanno automaticamente più piacevole il ritorno alla vita attiva dopo il periodo delle vacanze; e tuttavia, nel lungo periodo, nessuno dubita che la fede conferirà al nostro lavoro, come ai nostri studi, un supplemento di senso che ne renderà l’adempimento più facile e più gratificante. Buona ripartenza!

[Traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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