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Il lavoro è santo, fin dalla prima ora del lunedì mattina

OPERAI, CASCHETTO, CIELO

Solomon Hsu | Unsplash

MIENMIUAIF - MIA MOGLIE ED IO - pubblicato il 04/05/18

Cosa imparò Gesù (e quindi anche noi) da San Giuseppe il falegname? A lavorare bene, con sacrificio, con cura nei dettagli, volendo bene alle persone con cui veniva a contatto

di Giovanni Biolo

Masticare genera delle forze sui nostri amici denti. Quando i denti vengono caricati lungo il loro asse, verticalmente, queste forze si scaricano sull’osso e va tutto bene. Quando invece i denti vengono caricati orizzontalmente, per esempio nel digrignamento, allora le forze si scaricano molto sui denti stessi più che sull’osso, e i denti cominciano a usurarsi.

E noi cristiani? Lavoriamo bene in asse, scaricando le forze sull’osso che è Dio, o lavoriamo male scaricando solo su noi stessi gli stress masticatori? Per lavorare bene in asse il segreto è la santificazione del lavoro, l’argomento dento-teologico di oggi!

Dio ha fatto l’uomo “ut operaretur”, affinché lavorasse, già nel paradiso terrestre; la fatica e lo stress sono arrivati dopo il peccato originale (guarda caso per ogni problema si dà sempre la colpa allo stress, allo “stress originale”). E se Dio ci ha fatti per lavorare, vuoi dirmi che non possiamo rendere il lavoro santo?

Anche Papa Francesco, nell’esortazione “Gaudete et Exultate”, ci sprona a santificarci lì dove siamo, anche nel nostro lavoro. Tutti i lavori possono essere santificati, dal più umile al più solitario (ho dubbi solo sul narcotrafficante…).

Certo il lavoro deve essere fatto bene, non possiamo offrire a Dio una cosa fatta male. “Gesù faceva solo tavoli, ma li faceva da Dio” dice simpaticamente il mio amico frate Etjen.

E da chi ha imparato Gesù a fare il falegname se non da San Giuseppe? A lavorare bene, con sacrificio, con cura nei dettagli, volendo bene alle persone con cui veniva a contatto nella bottega, anche a quelle assillanti.

San Giuseppe non vedeva il lavoro come un male necessario, non pensava “odio fare il falegname, ma qualcuno deve pur farlo”. Ogni sua piallata a un pezzo di legno era una preghiera offerta a Dio, i suoi tavoli erano perciò imbevuti con l’impregnante della vita interiore.

“Quindi basta che offro il mio lavoro e il gioco è fatto?”

Non basta. Ricordati che alla base di tutto c’è la preghiera.

L’azione senza orazione non vale nulla” dice il santo spagnolo Josemaría Escrivà.

Il moLare della storia perciò è questo: quando sei in ufficio e stai iniziando la prima ora del lunedì mattina, fa un bel sorriso, fatto bene, al tuo collega antipatico… offerto tutto questo a Dio diventa una preghiera potentissima!

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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