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Nonna Rosa e la nipotina autistica: Beatrice è il valore aggiunto della nostra famiglia!

GRANDMA,ABUELA,GRANDMOTHER

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Silvia Lucchetti - pubblicato il 20/07/18

«Ci sono famiglie che si sfaldano quando incontrano delle difficoltà, noi invece ci siamo uniti e abbiamo fatto rete: abbiamo rivoluzionato la nostra vita per Beatrice, imparato comportamenti corretti, atteggiamenti e giochi giusti, coinvolto gli zii e i cuginetti»

Quando ho letto l’articolo del Corriere che racconta la storia di nonna Rosa che si prende cura della nipotina Beatrice che è autistica, ho pensato a quante volte Papa Francesco nelle sue omelie e catechesi ha parlato dei nonni, di quanto siano necessari e preziosi, una ricchezza per le famiglie.

La forza dei nonni

I genitori della piccola lavorano – il papà fa l’operaio e la mamma è assistente alla poltrona presso un dentista – allora nonna Rosa e nonno Giuliano per occuparsi di lei hanno lasciato il loro ristorante in gestione all’altro figlio e così riescono ad accompagnarla a fare logopedia, riabilitazione, ippoterapia, pattinaggio, nuoto, attività fondamentali per la bambina. E poi la portano all’oratorio e alle feste di compleanno dei compagnetti di classe.


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A due anni la diagnosi di autismo

Beatrice oggi è una bambina di otto anni ma quando aveva soltanto 18-20 mesi cominciò a manifestare segnali particolari che la nonna colse immediatamente. È lei ad occuparsi maggiormente della nipote, e si sa, agli occhi delle nonne non sfugge nulla!

«Ho cominciato a notare che non mi guardava sempre, che spesso era persa e assente come se fosse rinchiusa in una bolla» (Corriere.it)

La signora Rosa insiste per far sottoporre Beatrice ad altri test ed esami nonostante il pediatra non noti nulla di particolare.

«Il pediatra diceva che era solo un po’ isotonica, però io ho insistito per fare ulteriori accertamenti». (Ibidem)

Quando arriva la diagnosi di autismo tutta la famiglia vive un momento di sconforto e incertezza «perché non si conosce mai un problema fino in fondo finché non ci si sbatte contro: Beatrice non parlava e non sapevamo se avesse anche un ritardo cognitivo» racconta sempre nell’intervista al Corriere la nonna.

Restare uniti e fare gioco di squadra

Chissà quante preoccupazioni avranno attraversato i cuori di questa famiglia, quante domande, pensieri, dubbi. Ma restare uniti è stata la loro mossa vincente: di fronte allo sconforto e alle difficoltà si sono stretti l’un l’altro, non hanno lasciato che la croce li allontanasse, ma al contrario è diventata la loro forza, il loro collante.


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Abbiamo rivoluzionato la nostra vita per Beatrice

«Ci sono famiglie che si sfaldano quando incontrano delle difficoltà, noi invece ci siamo uniti e abbiamo fatto rete: abbiamo rivoluzionato la nostra vita per Beatrice, imparato comportamenti corretti, atteggiamenti e giochi giusti, coinvolto gli zii e i cuginetti» (Corriere)

L’appoggio e la vicinanza dei parenti è stato fondamentale per aiutare Beatrice e la sua famiglia a superare le difficoltà. La grazia più grande per loro è stata questa vicinanza e collaborazione fatta d’amore e sacrificio. Mentre oggi assistiamo alla distruzione di molti nuclei famigliari proprio perché spesso manca una rete di famiglie d’appoggio, e così ci si ritrova isolati, senza nessuno su cui contare, con cui condividere gli impegni della giornata e magari anche sdrammatizzare e ridimensionare problemi che altrimenti, se vissuti in totale solitudine, ci apparirebbero enormi e insormontabili. Quando qualcuno ci tende la mano anche la montagna più alta non sembra impossibile da scalare.

I progressi di Beatrice

Oggi la bambina, che a settembre frequenterà la seconda elementare, si lava e si veste da sola, mangia autonomamente, parla abbastanza bene, scrive, legge piccole frasi, sa contare. Èseguita dai Servizi innovativi per l’autismo della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone (Milano) diretti dal professor Lucio Moderato. Ha un insegnante e un educatore che l’aiutano, ma le sue colonne sono i genitori, suo fratello maggiore che ha dieci anni e gli insostituibili nonni.


STEFANO BELISARI - ELIO

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Nonna Rosa e Beatrice cucinano insieme

«Questi bambini sono come degli scrigni con tanti piccoli cassetti – spiega la signora Rosa -: basta trovare la chiave di comunicazione giusta per aprirli al mondo, insegnargli a essere autonomi e a saper stare in mezzo alla gente, rispettando però i loro tempi e i loro limiti. Ci vuole pazienza, – continua – fermezza e qualche accortezza in più, ma non è impossibile. Tanto che mia nipote adesso mi aiuta a tagliare le zucchine e a impanare le cotolette» (Corriere)

“Beatrice è il valore aggiunto di tutta la nostra vita familiare”

Nonna Rosa incoraggia e dona speranza alle famiglie che vivono questa problematica, lei che ci sta dentro con tutte le scarpe ha la capacità di poter dire agli altri: Forza! Non mollate!

«Ci vuole tempo, costanza, perseveranza, tanto amore e la forza di non abbattersi quasi mai, ma Beatrice è il valore aggiunto di tutta la nostra vita familiare» (Ibidem)

Beatrice, un nome azzeccato per una bambina speciale che – come dice il suo nome – dà beatitudine a chi le sta amorevolmente accanto.

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