Obesità: un’unica definizione per un mondo di problemi
Si tratta di una delle grandi emergenze sanitarie dei paesi ad alto sviluppo: ecco come si valuta e cosa c’è da sapere
L’obesità infantile rappresenta oggi una delle grandi emergenze sanitarie dei paesi ad alto sviluppo e l’Italia detiene, in Europa, uno dei primati negativi di bambini e adolescenti con eccesso di peso. La definizione di obesità e sovrappeso si basa sul calcolo dell’indice di massa corporea o body mass index (BMI), cioè il rapporto tra peso corporeo, espresso in chilogrammi, e il quadrato dell’altezza, espressa in metri. Il BMI viene poi rapportato alla popolazione normale per età e sesso.
Il ruolo del pediatra
È compito del pediatra valutare il bambino, individuare il problema ed eventualmente indicare un approfondimento attraverso l’invio ad un centro specializzato, dove verrà effettuata anche una valutazione del metabolismo. È importante ricordare, infatti, che anche il bambino con semplice sovrappeso può presentare già in età precoce delle complicanze come il fegato grasso (steatosi
epatica), livelli elevati di insulina, trigliceridi, colesterolo, uricemia e pressione arteriosa aumentata, che configurano – se presenti – un quadro complesso noto come sindrome metabolica.
Un approccio personale
Oggi si tende a parlare del ragazzo con obesità piuttosto che dell’obesità infantile in generale in quanto, pur essendoci alla base del sovrappeso/obesità fattori comuni (familiarità, sedentarietà, errate abitudini alimentari), ogni bambino è diverso dall’altro: abbiamo il mangione (“Ha sempre fame e spizzica”), il selettivo (“Rifiuta alimenti come frutta, verdura, pesce e legumi”), il sedentario (“Solo divano”), il depresso (“Si chiude in camera e mangia di nascosto”). Ogni bambino pertanto necessita di un approccio individualizzato, ludico e motivante. In relazione al quadro clinico (se non complicato) sarà importante proporre al bambino percorsi specifici volti a migliorare l’alimentazione (terapia educazionale per un’alimentazione equilibrata e bilanciata) e stimolare il movimento.
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I consigli pratici per la prevenzione e per la terapia dell’obesità
L’educazione alimentare dell’adolescente, più che alla prescrizione di diete (normo/ipocaloriche) che vengono spesso disattese, deve essere volta a stimolare comportamenti autonomi e corretti. Una strategia è quella di indirizzare verso il consumo di porzioni adeguate per quantità e frequenza di assunzione, relativamente all’età. Altri suggerimenti possono essere i seguenti:
• Variare gli alimenti. Non esistono “cibi cattivi” e “cibi buoni” in assoluto e quindi non c’è bisogno di rinunciare ai cibi più graditi. È importante invece controllare l’assunzione degli alimenti più calorici o a maggior contenuto di grassi e zuccheri. Questi, infatti, se consumati assiduamente, aumentano la quota calorica globale giornaliera e alterano l’equilibrio tra i diversi tipi di nutrienti. Invece, diversificando il più possibile la dieta e bilanciando le varie scelte nel tempo si può raggiungere il giusto equilibrio
• Importanza della colazione. Saltare un pasto, in particolare la colazione, può scatenare una fame incontrollata, che spesso
porta a mangiare troppo e in modo sconsiderato ai pasti successivi. Sono consigliati alimenti ricchi in carboidrati come pane,
cereali, biscotti e frutta accompagnati da latte o yogurt per una colazione dolce, o da prosciutto e formaggio per una colazione
salata
• Spuntini intelligenti. Gli spuntini servono a combattere i fisiologici cali glicemici che possono verificarsi tra la prima colazione e il pranzo e tra il pranzo e la cena. È importante che per lo spuntino vengano scelti alimenti che, per qualità e quantità, non interferiscano sulle assunzioni dei pasti successivi. Dovrebbero rappresentare circa il 5-8% della quota calorica globale. Ideali gli spuntini a base di carboidrati complessi (es. un pacchetto di cracker) o di fibre (per es. noci o mandorle o frutta), per prolungare il senso di sazietà