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50 sfollati vivono da mesi nel duomo di Catania

Senzatetto in cattedrale

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Così si presenta la cattedrale di Catania, che ospita i cinquanta senzatetto

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 21/02/18

Gente disperata senza né casa, né lavoro, proveniente dai quartieri periferici. La cattedrale, il parroco e il vescovo loro unici veri punti di riferimento

La “chiesa degli ultimi”, degli “scartati”, dei “rifiutati” è quella che a Catania sta aprendo le porte da quasi quattro mesi a cinquanta disperati che si ritrovano senza casa e senza lavoro.

Dal 28 novembre, come documenta Avvenire (20 febbraio), dormono in Cattedrale su giacigli di fortuna accanto al sepolcro di Vincenzo Bellini.

Sono persone provenienti da vari quartieri periferici, in particolare Librino, Pignino e San Giorgio – che reclamano la casa popolare – hanno il principale luogo di culto cittadino come unico riferimento dove appoggiarsi.

Sant’Agata

Solo nei giorni della festa di Sant’Agata si sono spostati in una sistemazione provvisoria. «Durante quei giorni siamo rimasti dentro solo io e Davide Bua, poi sono tornati tutti quelli che c’erano prima», riferisce Aurora De Luca, tra gli alfieri della protesta che le ha procurato anche un avviso orale da parte dell’autorità di pubblica sicurezza.




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Ecco chi li aiuta concretamente

Una condizione drammatica, lenita dal supporto fornito da monsignor Barbaro Scionti, parroco della Cattedrale, che con il conforto dell’arcivescovo, Salvatore Gristina, si sta adoperando per far sì che la permanenza del gruppo in chiesa risulti il meno disagevole possibile.

«Nella stessa direzione – aggiunge Aurora – si sta muovendo don Mario con la struttura della “Casa del sorriso”, a noi parecchio vicino»

Allo stesso modo si sta impegnando per risolvere questa incredibile storia di degrado il Presidente regionale della Comunità di Sant’Egidio, Emiliano Abramo, un catanese di 37 anni che da almeno 20 si batte in ogni modo per dare risposte ai più sfortunati (L’Huffington Post, 23 gennaio).




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La storia di Desy e Cristel

Insomma, laddove le porte delle istituzioni faticano ad aprirsi ci sono quelle della Chiesa voluta da Papa Francesco che le sostituiscono.

Nel contesto generale, poi, emerge la vicenda più che drammatica che riguarda Desy Bittolo (nella foto), giovane madre unica occupante che, al momento, ha dovuto fare un passo indietro, non per mancanza di ideali, ma per amore della sua bimba, Cristal, più volte ricoverata nel reparto di Pneumologia del Policlinico di Catania e ora in cura al “Gaslini” di Genova, per via della sindrome del lobo medio che l’ha colpita.

Desy Catania
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“Vorrei che il messaggio giungesse a Papa Francesco”

Una storia segnata da innumerevoli problemi quella di Desy, abbandonata dal padre da piccola e cresciuta dai nonni e con una mamma che ha lavorato sodo per garantirle il minimo sostentamento. Adesso lei è madre e soffre per la sua bambina che lotta per vivere, l’unica ragione che l’ha costretta a lasciare la Cattedrale.

«Vorrei tanto che il nostro messaggio di dolore e disperazione giungesse a Papa Francesco», dice Desy ad Avvenire. Poi, la commozione la ferma e il pensiero torna a Cristal: la lotta è anche per lei.

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