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I The Sun porteranno la loro rivoluzione al Festival della Missione

the sun mini bio

Festival della Missione - pubblicato il 18/09/17

Il frontman di una delle principali rock band cristiane parla del loro percorso di vita e di fede e dell'atteso concerto nella cornice di Brescia

Spettacoli e concerti, tavole rotonde e aperitivi con i missionari, mostre fotografiche e presentazioni di libri, animazione di piazza e preghiera. Per la prima volta il mondo missionario italiano unisce le forze per raccontarsi a tutti con linguaggi nuovi e testimoniare nelle piazze la gioia del Vangelo. Succede a Brescia, dal 12 al 15 ottobre, nel primo Festival nazionale della Missione, che per l’edizione 2017 ha come titolo “Mission is possible”.

Sabato 14 ottobre, alle 21, i The Sun, tra le principali christian rock band italiane, protagonisti di un itinerario di conversione al cristianesimo, terranno un concerto per la pace nella centralissima piazza Paolo VI. A presentarli sarà un volto noto della tv, Max Laudadio, inviato speciale di Striscia la notizia. Dopo il concerto, nella stessa piazza, la “notte bianca della missione”, con preghiere e testimonianze missionarie.

Pubblichiamo, in contemporanea con il sito del Festival (www.festivaldellamissione.it), un’intervista esclusiva alla band guidata da Francesco Lorenzi.

La storia dei The Sun è quella di una band che, proprio mentre i componenti assaporano il successo, si ritrova a fare i conti con le domande essenziali della vita. In che modo, a partire dalla vostra esperienza di conversione, cercate di vivere la testimonianza cristiana usando i talenti che Dio vi ha dato?
La vita è fatta di strade da percorrere, di bivi, di scelte. Abbiamo sempre affrontato la nostra carriera artistica con professionalità, passione ed entusiasmo, ma ricordando anzitutto che siamo degli amici che condividono un percorso di Vita. È stato proprio questo legame profondo e indissolubile a condurci al bivio che ci ha fatto ri-scoprire il significato più vero del dono della vita e la Fede. Attraverso la fraternità, vissuta alla luce dell’incontro con Cristo, abbiamo compreso che i nostri talenti sarebbero stati limitati se non fossero stati messi al servizio di un Bene più alto.
Siamo convinti che tra gli aspetti più avvincenti dell’essere cristiani ci sia quello di esser chiamati a testimoniare le ragioni della nostra speranza, della nostra gioia, anche raccontando con musica e parole quanto di bene abbiamo sperimentato. Farlo con coraggio, senza paura, anche se questo comporta talvolta grandi sacrifici. Riconosciamo che le Grazie che abbiamo ricevuto in questi anni di esperienze veramente immense derivano in minima parte dai nostri meriti. Noi abbiamo scelto di riconoscere d’essere amati da Dio. La Provvidenza e l’amore di Dio ci hanno custoditi e rigenerati in ogni aspetto del nostro essere, ed è un processo che si compie di giorno in giorno. Fare la nostra parte senza nasconderci è quanto siamo chiamati a vivere oggi.




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Avete un legame particolare con la Terrasanta e Francesco ha persino scritto una canzone per i cristiani perseguitati. Come mai?
Perché ogni persona che soffre per il mancato rispetto di diritti umani non negoziabili è un amico di cui prendersi cura, e la situazione dei cristiani in molte zone del mondo è disperata. Papa Francesco, facendo seguito a quanto avevano già detto Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, ha ribadito l’importanza che riveste il ruolo dell’artista nell’evoluzione della sensibilità della società. Dal nostro punto di vista in questa attenzione che l’artista deve avere c’è anche il dare voce a chi non ha voce, prendere le difese di coloro che non si possono difendere. Dire ciò che i grandi poteri evitano di far conoscere per interessi contrari al bene comune. Non c’è nulla di straordinario in questo valore, perché è una responsabilità morale, prima che artistica, e dovrebbe essere naturale in ogni adulto. Se poi oggi questo valore è venuto meno in molti, ciò non toglie che sia una tra le principali funzioni per le quali esistiamo. Purtroppo negli ultimi anni la musica è diventata spesso un veicolo per trasmettere un vuoto esistenziale, frivolezze o ancor peggio, l’odio. A cosa serve? Chi serve?




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In tutto questo che ruolo hanno avuto i vostri viaggi in Medio Oriente?
Ci hanno aiutato molto a maturare. Abbiamo compreso cosa significa essere cristiani in posti in cui avere una Fede è una scelta di vita, nel senso letterale del termine. Noi in Europa siamo formalmente liberi, ma proprio a causa di questa libertà che è sfociata in un certo relativismo, parte della società è divenuta immune alla capacità di discernere e di provare empatia. “La libertà è partecipazione” cantava il nostro amato Gaber: oggi abbiamo bisogno di tornare a partecipare, anche al dolore dei nostri fratelli.

Il concerto che state preparando per il Festival della Missione sarà un po’ diverso da quelli che normalmente offrite ai vostri fans. Senza svelare troppi dettagli, potete anticiparci qualcosa?
Il concerto che stiamo preparando insieme agli organizzatori del Festival sarà molto intenso perché oltre a noi, sul palco, saliranno delle persone che porteranno la propria testimonianza di Missione. Sarà una serata intensa dove la nostra musica accompagnerà gli spettatori attraverso un percorso fatto di storie, di esperienze, di Vita. Siamo convinti che sarà un’esperienza straordinaria sia per noi che per tutti coloro che parteciperanno.




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Immaginiamo che di inviti ne riceviate tanti. Che cosa vi ha convinto ad accettare quello degli organizzatori del Festival?
Facciamo del nostro meglio per accogliere gli inviti che riceviamo; abbiamo deciso, negli anni, di gestire in prima persona l’organizzazione delle nostre intense tournée proprio per poterci confrontare direttamente con i nostri interlocutori e poter decidere liberamente come concretizzare le opportunità che ci vengono proposte. Il Festival della Missione è un’occasione importante per dare un segnale chiaro, per condividere delle esperienze, per dare l’opportunità, sopratutto ai giovani, di tornare a concepire tra le possibili scelte di vita anche quella della missione. C’è un urgente bisogno di comunicare la grazia che vivono le persone che hanno fatto una tale scelta dimostrando che non è un limite, ma un’opportunità che dona vera libertà.




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Sogni nel cassetto? State lavorando a nuovi progetti?
Siamo degli inguaribili sognatori e abbiamo vari bellissimi progetti in divenire. Nell’immediato stiamo realizzando un nuovo lavoro discografico che sarà davvero unico e che ci sta particolarmente a cuore; al contempo stiamo preparando un nuovo spettacolo per il 2018. Inoltre dopo le varie esperienze estere dello scorso anno, anche grazie alle varie pubblicazioni e traduzioni de “La strada del Sole”, ci sta tornando la voglia di aprire nuovamente i nostri orizzonti ad esperienze continuative oltre confine. Chissà che il futuro non ci riservi qualche sorpresa…

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