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Una mamma e un papà toccano il loro miracolo

neonato tiene dito padre

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MIENMIUAIF - MIA MOGLIE ED IO - pubblicato il 25/05/17

Dopo il parto... si torna a casa in tre e comincia la vita

di Rachele Bruschi

Improvvisamente anche l’essere inchiodata a quel lettino in sala parto passa. Il temuto giorno passa. Ti ritrovi un po’ rotta davanti al portone di casa, accanto a te tuo marito con in braccio una vita. E adesso? Nove mesi di controlli, analisi, ecografie per monitorare la situazione, per salvaguardare e proteggere. Ed ora? Sei fuori, sei al mondo, chi veglierà che tutto andrà bene?




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Che si fa? Si apre la porta di casa e si vive. Ora bisogna vivere, crescere e noi invecchiare d’amore e di sonno tra rigurgiti, pannolini, pianti notturni e profumo di bambino. Impastato di carne e sangue miei e di tuo padre, l’odore del tuo respiro, sei qui, posso stringerti e osservarti, impressionandomi nel rivedere in te tutte le mie espressioni, occhi che guardano dentro e scavano. Non siamo proprio quegli eroi che forse tu credi…

Chi sei e chi siamo noi per te… Generato nel corpo, affidato a noi da un Padre che è Figlio. In quel lettino di ospedale ti hanno posto sul mio seno nudo e ventre svuotato, nato sporco, figlio nel dolore, ti ho stretto a me così come eri, insanguinato e attaccato ancora da un cordone, ombelico, segno tangibile dell’origine, viscido, nuovo al tuo stesso respiro. Ti ho stretto. Ed ho avuto paura.

Come si fa a non tremare dinnanzi a tale mistero svelato? Mi guardi e non sai ancora. Mi guardi e sembri riconoscermi. Sorridi nel sonno senza averne coscienza, tu che respiravi dalla mia pancia ed ora sul mio cuore, tuo padre ti rimbocca le coperte e ti benedice sulla pelle.




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Una manina fredda ti stringe per la prima volta le dita e sai che tutto il calore che emani serve solo a scaldarlo. Un papà che tocca il suo miracolo, lo sfiora delicato e lo sostiene con forza, avendo quasi il timore di romperlo – Come posso abbracciarti? Come stringerti al mio petto? Dammi la mano e fidati di me – «Ho imparato che quando un neonato stringe per la prima volta il dito del padre nel suo piccolo pugno, l’ha catturato per sempre». (Johnny Welch da “La marionetta”).

Amore viscerale, sanguigno, legame capitato e perdonato da una diversa libertà. Ecco cosa sei piccolo germoglio, una libertà differente che ci perdona e allenta il nodo stretto dell’egoismo.

Ti amiamo, papà e mamma.




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