A volte la vita è come il mare: monotona e a prima vista sempre uguale. Sembra che non ci porterà niente di nuovo, che stando alle apparenze non succederà niente di innovativo. Ma all’improvviso la marea trascina un tesoro da terre remote e lo deposita ai nostri piedi. E quel tesoro insospettato e immeritato potrebbe essere un amico.
Chi non ha provato qualcosa di speciale conoscendo quello che sarebbe diventato il suo migliore amico? Quando conosciamo qualcuno che ci sosterrà nel lungo cammino di pellegrinaggio che è la vita, sentiamo che Dio ci ha inviato qualcuno che occupa una parte importante nella mappa della nostra felicità, di quella mappa che porterà entrambi a quella cattedrale chiamata Paradiso che si trova alla fine del percorso. Dio ci ha inviato una guida e un compagno, e questo ci basta per essere grati e sentirci vivi.
È curioso quello che accade nell’amicizia, perché ammiriamo nell’altro proprio tutto quello che non abbiamo: coraggio, decisione, allegria, forza, sicurezza; perché quelle virtù ci aiutano a migliorare come persone, e arriviamo ad acquisirle anche con la frequentazione quotidiana. Ma succede che un giorno ci rendiamo conto che anche l’amico e compagno di cammino ci apprezza e ci ammira, e vede in noi virtù che non avremmo mai neanche sospettato. La cosa più buffa è constatare come, a poco a poco, diventiamo una persona simile a lui ed egli diventa a sua volta una persona simile a noi, nel modo di essere, di parlare, di agire, di scrivere e di pensare. Il nostro migliore amico è diventato parte di noi e noi di lui, e se condividiamo la stessa fede il legame è molto più forte, perché facciamo parte di un tutto indivisibile che è la Chiesa. Un’unione di questo tipo può solo rendere felici. Ci sentiamo pieni, come se si trattasse di un enorme rompicapo per il quale abbiamo trovato all’improvviso il pezzo che mancava.
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