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Benedetto XVI, l’«evangelista della libertà»

Benedicto XVI conclave – it

© GABRIEL BOUYS / AFP

Roberta Sciamplicotti - Aleteia - pubblicato il 05/02/14

Un libro di Stefano Fontana a quasi un anno dalla rinuncia al pontificato di Ratzinger

A pochi giorni dal primo anniversario dell'11 febbraio 2013, giorno in cui papa Benedetto XVI ha annunciato la propria rinuncia al pontificato, un libro curato da Stefano Fontana e pubblicato da Cantagalli, dal titolo Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. Il posto di Dio nel mondo. Potere, politica, legge, sintetizza la “summa theologica” del pensiero ratzingeriano sui temi del potere, della politica e della legge morale.

La prefazione del testo è di Paul Ryan, deputato statunitense candidato con Romney alle ultime presidenziali, che dice di scrivere “in qualità di figlio della Chiesa cattolica americana, di laico e di legislatore federale impegnato nella promozione del bene comune così come lo intendo secondo coscienza”.

Le prime tre parti del libro presentano i passaggi più significativi del magistero di Benedetto XVI sui principi di una corretta gestione della cosa pubblica, sulla legislazione ispirata alla tutela della dignità umana e su una società, nazionale e internazionale, che rispetti la solidarietà e la sussidiarietà nell’agire normativo ed economico. Questi due cardini della Dottrina sociale della Chiesa, osserva Ryan, dovrebbero essere un patrimonio per i politici di tutte le convinzioni religiose, perché corrispondono ad altrettante “virtù” “che si sostengono reciprocamente” (Vatican Insider, 27 gennaio).

Soprattutto in tempi di crisi come quelli attuali, a livello civico appare infatti prioritario e imprescindibile quello spirito di solidarietà civica che, in particolare, “fa appello ai cristiani a servire gli altri provvedendo ai loro bisogni, e a tal fine richiede sacrificio personale per il benessere dell’umanità”. Ryan rileva però che nella sua esperienza “i cattolici che rivestono incarichi di governo sono tentati di relegare la loro coscienza personale in comparti separati dalle loro prese di posizione pubbliche, come se la coscienza fosse una questione privata senza rilevanza per il bene comune. Ma ogni decisione politica deve essere misurata in base a norme morali oggettive, non in base ai sondaggi”.

L’obbligo dei cattolici laici di impegnarsi in politica come elettori oppure come eletti e funzionari, ricorda il politico statunitense, è diventato “una questione urgente durante il Concilio Vaticano II”, e le osservazioni di Benedetto XVI in questa raccolta riflettono questa preoccupazione. “La mole di libri, omelie, discorsi, saggi, e altri documenti scritti da Papa Benedetto, non solo durante il suo pontificato, ma nell’arco di decenni come professore, sacerdote e vescovo, è senza precedenti. Unitamente alla vasta quantità di testi del suo predecessore, il beato Papa Giovanni Paolo II, richiederà molti anni di studio da parte della Chiesa per assorbirne il lascito” (Il Foglio, 3 febbraio).

La parte quarta del libro è dedicata al tema della legge naturale, mentre gli ultimi due capitoli riguardano in modo diretto il continente europeo, dando ragione della decisione magisteriale di Benedetto XVI di istituire nel 2010 il Pontificio Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, il cui scopo, come dichiarò lo stesso papa, è quello di “promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di ‘eclissi del senso di Dio’, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. Il saggio si conclude con una postfazione di monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân.

Il testo, osserva Ryan, si presenta come un vero e proprio “manuale” sull'esercizio del potere e il governo della cosa pubblica di quell’“evangelista della libertà” che è stato e sempre sarà Joseph Ratzinger.

Papa Benedetto, osserva, “è diventato maestro e taumaturgo della libertà in primo luogo perché possiede una mente non dogmatica e liberale in un’accezione oggi quasi perduta. Aperto alla verità dovunque si trovi, si confronta con il pensiero non solo dei teologi cattolici, ma anche dei portavoce di altre religioni, dei progressisti laicisti, degli atei, e dei filosofi pagani e antireligiosi del passato e del presente. Trova sempre qualcosa di positivo da cogliere, con gratitudine gentile per il dono… e lo pone al servizio dell’uomo”.

Anche se il suo pontificato è giunto al termine, conclude il politico, “il suo magistero sulla libertà perdurerà fintanto che i cuori si accenderanno alla scintilla della libertà umana e desidereranno ardentemente il fuoco dell’amore divino”.

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