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Povertà in costante crescita: l’allarme delle Caritas

Povertà in costante crescita: l’allarme delle Caritas

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Chiara Santomiero - Aleteia Team - pubblicato il 15/11/13

Poggi (Caritas Genova): “il rischio è la demoralizzazione anche tra gli operatori”

“Nei Centri d’ascolto sono in aumento le persone italiane: ogni diocesi ha rilevato una situazione differente ma evidenzia l’aumento. Se confrontassimo il dato con i precedenti anni ci accorgeremmo di un aumento costante in numero assoluto tra gli italiani. Si rileva inoltre un aumento delle richieste di beni primari anche da categorie di persone impensate fino a qualche anno fa. Se quello che rileviamo è relativo alla grave marginalità, ossia alla povertà conclamata, che ne è di tutte quelle famiglie (o nuclei) che sono in condizione di vulnerabilità, ossia in quella fascia in cui un banale imprevisto (un trasloco, una malattia, la perdita del lavoro) porterebbe il nucleo in condizioni di reale povertà?”. E’ quanto sottolineava nel 2008 il Dossier “R-esistenze sul crinale” della Caritas della Liguria che metteva insieme i dati raccolti dalle Caritas diocesane. Una situazione che, come intuito, è peggiorata con il perdurare della crisi economica come conferma mons. Marino Poggi, direttore della Caritas diocesana e vicario della carità della diocesi di Genova.

Quali difficoltà state registrando in diocesi?

Poggi: Viviamo la stessa situazione di difficoltà che si avverte nel resto d’Italia. In ogni zona poi ci sono dei settori o degli “scudi” di protezione che frenano gli effetti più pesanti della crisi economica. Da noi non c’è più la grande industria ma sono rimasti i pensionati e la loro pensione è il salvagente di tante famiglie. Però è chiaramente una difesa che viene progressivamente meno. Nel nostro territorio non c’è campagna e quindi attività agricola e nemmeno è diffusa la piccola impresa, quindi le possibilità di impiego sono poche e la povertà cresce.

C’è stato un aumento delle persone che si rivolgono alla Caritas?

Poggi: Sono in continuo aumento le richieste di pagamento di bollette e affitti e anche di cibo. E’ un’urgenza che richiede risposte immediate, rispetto alla quale non c’è la possibilità di alcun discorso di tipo educativo come nello stile Caritas. In più diventiamo sempre più impotenti nel venire incontro a questi bisogni.

Quali iniziative sono state messe in campo?

Poggi: L’aumento della quota dell’8 per mille per la carità delle diocesi deciso dalla Cei ha consentito di dare un po’ di respiro ai Centri di ascolto in prima linea sul fronte dell’emergenza. Dal 2008, inoltre, è partito il progetto “Camminiamo insieme” sostenuto dalla Fondazione Carige per gli aiuti alle famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. E’ un progetto che riguarda tutto il territorio della Liguria e al quale hanno aderito progressivamente le varie diocesi. I Centri di ascolto presentano il caso ad una commissione che valuta quale contributo riconoscere a una famiglia per iniziare a dare una risoluzione ai suoi problemi, attraverso l’intervento di una figura che si chiama “adottante relazionale” in grado di aiutarla a stabilire una priorità tra le varie esigenze. Abbiamo constatato, infatti, che in numerosi casi oltre alla difficoltà economica, c’è anche una difficoltà a gestire le entrate della famiglia stabilendo una gerarchia dei bisogni. A questi interventi si affiancano le attività già operanti in diocesi da vario tempo: il Centro emergenze famiglie per le situazioni di indebitamento o per la richiesta di prestiti e il Centro antiusura. Il ricorso all’usura è molto diffuso tanto quanto è diffuso il gioco d’azzardo e adesso ad aumentare i motivi per cui ricorrere all’usura ci sono anche le difficoltà derivanti dalla crisi economica.

Qual è il rischio più grande in questa situazione?

Poggi. La demoralizzazione, anche tra gli operatori. Il crescere di tanta povertà davanti alla quale spesso non si hanno risposte lascia sgomenti. Occorre un supplemento di formazione e poi l’affidarsi alla Provvidenza. Il tentativo è quello di trovare nuovi posti di lavoro: per questo abbiamo cercato le risorse per 30 borse lavoro ma sono solo gocce nel mare.

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