di Christine Ponsard
Ci sono dei drammi che sconvolgono improvvisamente la vita di intere famiglie: un padre che muore in un incidente stradale, un adolescente che cade in montagna, un bambino che annega nel mare… e se la sofferenza è sempre insopportabile, sembra ancora più incomprensibile quando arriva improvvisamente, senza motivo.
Quanti “perché” sorgono allora, soprattutto dalla bocca dei bambini e come ci sentiamo impotenti noi adulti nel rispondere loro, specialmente quando anche noi ci sentiamo smarriti e sconvolti. Eppure i bambini hanno bisogno di fare delle domande, molto liberamente, senza tabù, e le potranno fare solo se sentiranno che siamo pronti ad accoglierle.
Ascoltare il bambino prima di rispondere alle sue domande
Accogliere le domande di un bambino significa prima di tutto ascoltare e non rispondere. Questo è ciò di cui il bambino ha più bisogno: che sappiamo ascoltarlo attentamente, senza proiettare le nostre domande sulle sue. Tuttavia sappiamo che è difficile ascoltare bene, soprattutto quando soffriamo e siamo assorbiti dal dolore e dall’ansia. Inoltre a volte siamo così preoccupati di dover rispondere bene al bambino che ci focalizziamo solo sulla risposta, piuttosto che ascoltare realmente la domanda.
Possiamo ascoltare con le orecchie, ma anche con gli occhi (infatti l’espressione del bambino è eloquente come le parole che pronuncia, se non di più), con tutto il corpo (se facciamo finta di ascoltare e intanto pensiamo ad altro, il bambino se ne accorgerà) e con il cuore illuminato dall’intelligenza (per rilevare le domande che il bambino non fa e che si nascondono dietro a quelle che esprime).
Non dare risposte preconfezionate
Accogliere le domande di un bambino non significa fornire una soluzione pronta all’uso, ma aiutare il bambino ad incamminarsi verso la propria risposta. Fate attenzione però, la verità non è relativa, esiste infatti una Verità e deve essere insegnata. Tuttavia dare una risposta che il bambino non potrà assimilare non gli è d’aiuto: è come dargli da mangiare un alimento che non può digerire.
Esistono dei trattati teologici meravigliosi sul Mistero della Redenzione, ma sapete bene che se li leggeste a vostro figlio non risponderebbero alle sue domande profonde sulla sofferenza. Infatti il bambino ha bisogno di trovare una sua risposta, cioè quella che corrisponderà alle sue aspettative profonde in base all’età, al carattere, agli eventi che hanno suscitato le sue domande, ecc.
Aiutare il bambino a trovare la “sua” risposta