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Solo il dono di sé ci guarisce il cuore

ragazzo a braccia aperte

Di PKpix|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 10/10/22

Gesù siede a tavola coi pubblicani, ma anche con i farisei; e a tutti offre la salvezza. Ai farisei, come ad ognuno di noi, insegna che ciò che salva non è l'adesione formale alle norme, ma sono le intenzioni del cuore.

Vangelo di Martedì 11 Ottobre (San Giovanni XXIII)

Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola.  Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno?  Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo.

(Luca 11, 37-41)

La scena descritta dal Vangelo di oggi è di grande intensità. Gesù accetta di andare a pranzo a casa di un fariseo, e già questo dettaglio dovrebbe sgomberare ogni pregiudizio rispetto alle scelte che Gesù fa.

Egli non ama solo i pubblicani, ma dedica del tempo e dell’amicizia anche ai farisei. Il problema però è che se il tema dei pubblicani è il ravvedersi dal peccato, il tema con i farisei è ravvedersi dall’ipocrisia del sentirsi giusti.

Infatti ciò che Gesù cerca continuamente di portare alla luce è l’eccessiva attenzione che essi riservano per l’esterno, per l’apparenza, senza curarsi davvero delle intenzioni del
cuore:

“Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il
Signore gli disse: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro
interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto
anche l’interno?”.

Non credo si possa sfuggire dalla chiarezza che Gesù usa per denunciare un atteggiamento sbagliato, ma guai a pensare che Egli lo faccia per offendere.

In realtà Egli parla in questo modo nella speranza di scuotere i suoi interlocutori da convinzioni strutturali che non gli permettono di vedere le cose per ciò che sono veramente.

Verrebbe però da chiederci: cosa ci potrebbe guarire da questo tipo di ipocrisia? Cosa potrebbe convertirci da una logica dell’apparenza a quella della sostanza?
Gesù risponde in questo modo:

“Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo”.

Solo il dono di noi stessi, di ciò che abbiamo, di ciò che siamo, ci guarisce dall’ansia di voler lucidare solo le nostre maschere. Solo il dono di sé e la carità ci guariscono il cuore.

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