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L’uomo della Sindone e Gesù dopo la flagellazione: le ferite coincidono 

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 15/04/22

È iniziato il giorno più lungo e buio della storia durante il quale l’uomo condanna a morte Dio. Le tenebre avvolgono i cuori e le menti

La Sacra Sindone riletta alla luce della Passione di Cristo: quali sono le cose che accomunano il Sacro Lino e la cronaca di quello che accadde a Gesù durante la Via Crucis? Le indagini riportate nel libro “Via Sindonis” (edizioni Ares/Collan Sagitta) di Emanuela Marinelli, Domenico Repice sono molto interessanti. Anche perché si avvalgono di due grandi sindonologi: il dott. Carlo Goldoni, ematologo, i cui studi si concentrano sugli aspetti medico-legali, e il prof. Gino Zaninotto, storico, latinista e grecista, sull’analisi delle fonti.

Le ferite su zigomo, naso, palpebre

Nell’immagine del volto dell’Uomo della Sindone sono evidenti numerosi colpi riconducibili a quelli narrati dai Vangeli, subiti da Gesù: il viso è stato colpito da un bastone, la cui traccia si nota sulla guancia destra e sul naso. Lo zigomo destro presenta una tumefazione; la palpebra sinistra ha un grumo di sangue. Dal naso fuoriescono due rivoli di sangue; sotto il labbro superiore altre macchie di sangue; il naso è ammaccato e la sua punta sembra avere una leggera deviazione; le sopracciglia sono ferite. Le palpebre hanno ecchimosi. Non ha apparenza né bellezza, e non attira gli sguardi (Is 53,2).

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La dura flagellazione

Gesù, si legge nel libro “Via Sindonis”, viene caricato dei peccati del mondo. Ma siccome solo la giustizia romana ha il potere di emettere una condanna regolare e legittima, viene portato dal procuratore imperiale. Le accuse, anche se veementi, appaiono velleitarie a un uomo di legge come Pilato, che lo ritiene innocente. E per questo decide per una esemplare punizione: la dura flagellazione romana era sufficiente. Poi sarebbe stato liberato.

Le ferite provocate dalla penetrazione delle spine 

Il corpo dell’Uomo della Sindone è quasi completamente coperto dal sangue. Il flagrum è uno strumento terribile. Si possono contare numerosi colpi ed è chiaro che quel condannato fu flagellato nudo, da fermo, curvo e legato ad una colonna bassa. Gesù viene poi condotto davanti alla folla coronato di spine. 

È stato accusato di essere il Re dei Giudei e i soldati romani non si lasciano scappare l’occasione per irriderlo. Il capo dell’Uomo della Sindone mostra un enorme numero di ferite che possono essere state provocate dalla penetrazione delle spine nella carne, sulla nuca, ma anche sulla fronte e su tutta la testa: proprio come le ferite di Gesù.

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La punizione è insufficiente

Pilato riteneva che la punizione sarebbe bastata a placare l’odio degli accusatori, ma si sbagliava. La folla presente, sobillata dai capi, in maniera ancora più determinata, ne chiede la crocifissione. E nonostante l’intervento di sua moglie Claudia Procula, Pilato decide di lasciare Gesù al suo destino.

L’Uomo Nuovo non ha odio

Sono tanti i responsabili della condanna di Gesù. Pilato, Caifa e Anna, Erode, la folla… Ma nessuno si era reso conto che, in quel momento, era lo stesso Gesù a emettere una condanna, sanzionando definitivamente tutte le strutture mortifere del mondo vecchio. Rinnovandole attraverso l’amore verso tutti. In silenzio. Non si difende. Non ha risentimento, tantomeno odio. È l’inconcepibile capacità dell’Uomo Nuovo, si legge in “Via Sindonis”, che inizia a scuotere le coscienze, facendo crollare ogni mondana sicurezza.

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L’uccisione della verità preludio al suicidio

È iniziato il giorno più lungo e buio della storia durante il quale l’uomo condanna a morte Dio. Le tenebre avvolgono i cuori e le menti. Nessuno sembra contestare radicalmente questa folle pretesa, ingannevole illusione di una finta libertà. E tanti si adoperano, da sempre, per eseguire ancora questa condanna nel miraggio di una illusoria e fatale felicità apportatrice di prevaricazione, distruzione, morte. L’uccisione della verità è un’amara illusione per l’uomo, preludio del proprio suicidio.

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