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Cipro, “isola-frontiera” e sfida per papa Francesco

SACRA CORDA

Dmitri Kalvan-Shutterstock | visitcyprus.com

Krzysztof Belczyński Krzysztof Belczyński - i.Media per Aleteia - pubblicato il 24/11/21

Dal 2 al 4 dicembre il Romano Pontefice si recherà nel territorio del paese più orientale dell'Unione Europea. Molti i dossier aperti, a cominciare da quelli dei migranti, dell'ecumenismo e della fraternità universale.

Dal 2 al 4 dicembre 2021, papa Francesco si recherà a Cipro. Il Paese – il più orientale dell’Unione Europea – è percepito da Roma come una porta verso l’Oriente. È probabilmente per questa dimensione di “isola-frontiera”, collocata tra due mondi da secoli e oggi divisa, che papa Francesco intende esplorarla nel suo periplo. 

Per questo viaggio, il Pontefice ha annunciato di volersi mettere sui passi di san Barnaba, patrono dell’isola. L’apostolo, giudeo di origine cipriota, fece con san Paolo un primo viaggio missionario, e in quella circostanza i due percorsero assieme il territorio cipriota. Barnaba vi sarebbe poi tornato, ma senza Paolo, col quale aveva avuto diverbi e che preferì partire per la Grecia. 

È in questo crocevia che viene a collocarsi simbolicamente il Papa: Barnaba, secondo la tradizione cipriota, sarebbe successivamente stato martirizzato sull’isola, e la cosa avrebbe poi permesso alle comunità cristiane locali di rivendicare una tradizione apostolica – in virtù della quale è nata l’attuale Chiesa ortodossa autocefala. 

Nel corso del suo viaggio, papa Francesco deve incontrare Sua Beatitudine Crisostomo II. La Chiesa ortodossa di Cipro, che egli guida, rappresenta l’82% della popolazione meridionale dell’isola – su cui i cattolici arrivano appena al 3%. Contattato da i.Media, un fine osservatore presente in loco sottolinea che la Chiesa ortodossa cipriota prova meno rancori rispetto a Roma di quanta ne provi l’ortodossia greca, ancora segnata dai postumi del Grande Scisma. 

Una situazione che dovrebbe incoraggiare il Papa a mettere in risalto la dimensione ecumenica del viaggio, ma non solo quella. Il motto del pellegrinaggio a Cipro, “Consolatevi a vicenda nella fede”, è ispirata all’etimologia del nome “Barnaba”, che significa “figlio di consolazione”. Essa indica che il pontefice potrebbe predicare più generalmente la via della fraternità in quest’isola divisa da secoli. 

Un’isola posseduta da Bizantini, Arabi, Crociati, Italiani… 

A partire dal VII secolo e dalle prime incursioni musulmane – che in una trentina d’anni sfociarono in una con-direzione musulmana e cristiana dell’isola – Cipro divenne una terra molto ambita che non avrebbe mai cessato di passare di mano in mano. Dopo l’epoca degli intrighi bizantini venne quella delle razzie arabe e infine quella dei re crociati, i quali per tre secoli imposero il cattolicesimo sull’isola. 

Nel XV secolo, dei mercanti genovesi e poi veneziani ripresero Cipro. Nel 1571, la Serenissima perse tuttavia i propri possedimenti a vantaggio degli Ottomani, malgrado la Santa Lega e l’eclatante vittoria di Lepanto. La Sublime Porta avrebbe di lì in poi controllato e amministrato l’isola fino al 1878. Dopo la sua fragorosa disfatta contro la Russia imperiale – la quale sostenne i sollevamenti nazionalisti greci – l’Impero Ottomano perse Cipro, che cadde nel deposito britannico. L’isola restò sotto la dominazione inglese fino alla fondazione della Repubblica Indipendente di Cipro, nel 1960, e ciò malgrado la volontà di una parte della popolazione di essere integrata alla Grecia. 

Un Paese diviso in due 

La forma originale di questa giovane Repubblica assicura costituzionalmente ai ciprioti musulmani – di origine turca – il 30% dei posti in Parlamento e il posto di vice-presidente, laddove la Presidenza è affidata all’arcivescovo ortodosso. Tuttavia, la tensione tra le due comunità si è inasprita e dei nazionalisti greci hanno tentato un colpo di stato per permettere l’annessione dell’isola (grecamente detta “hènosis”). La Turchia ha risposto invadendo la parte settentrionale dell’isola. In quel territorio, dove da allora stazionano 30mila soldati turchi, si è costituita la Repubblica turca di Cipro del Nord, uno Stato riconosciuto unicamente dalla Turchia. 

E tuttavia, la situazione tra le due parti dell’isola non è mai degenerata, per diverse decine di anni. O meglio, a partire dal 2004 sono stati stabiliti dei checkpoints che permettono agli individui, ma non alle merci, di attraversare la frontiera. «Oggi c’è una forma di status quo che sembra convenire a tutti», spiega ad i.Media una fonte cipriota. Mons. Selim Sfeir, arcivescovo maronita di Cipro, confida di riuscire ad andare a celebrare la messa nel Nord: «Non c’è difficoltà nel passare da sud a nord e da nord a sud». 

Per quanto riguarda l’Islam, per ora la popolazione locale “resiste” ai tentativi di instaurazione da parte di Ankara di un potere islamico politico sull’isola di Cipro, dice un esperto della regione. I musulmani ciprioti, la cui tradizione è prossima a quella degli aleviti in Turchia o degli alauiti in Siria, sono “poco praticanti”, “non nazionalisti” e “privi di clero”. 

Una realtà che alla fin fine facilita la coabitazione, ma che paradossalmente potrebbe rendere difficile un incontro del Papa con dei rappresentanti musulmani per promuovere la fraternità universale (come era avvenuto in Iraq). La sola interazione pianificata del Pontefice con dei musulmani su Cipro potrebbe allora avvenire nel quadro di un incontro coi migranti. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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