Al culmine della crisi, invocano solidarietà e si impegnano direttamenteLa crisi di Cipro ha coinvolto tutte le realtà nazionali, comprese quelle religiose. Di fronte alla difficilissima situazione economica che vive il Paese, anche la Chiesa ortodossa aveva deciso di fare la propria parte di sacrifici, e l’arcivescovo cipriota Chrysostomos II si era detto pronto a ipotecare le proprietà ecclesiastiche per investire in titoli di Stato.
Alcuni giorni fa, tuttavia, si è scoperto che la ristrutturazione di Cyprus Bank e Laiki Bank porterà ad una perdita di oltre 100 milioni di euro per l’ente ecclesiastico ortodosso locale. “Il capitale di proprietà della Chiesa, che ammontava ad oltre 100 milioni di euro, è andato perso”, ha detto l'arcivescovo ai giornalisti (Tempi, 26 marzo). Già quando la crisi aveva iniziato a farsi sentire in modo più forte, qualche mese fa, l'arcivescovo aveva approvato una riduzione degli stipendi di vescovi, sacerdoti e dipendenti, eccetto dei salari dei presbiteri inferiori ai 1.500 euro mensili.
L’accordo per salvare Cipro dalla bancarotta e ed evitare l’uscita dall’euro è stato raggiunto a Bruxelles nella notte tra il 24 e il 25 marzo. Nicosia avrà dalla “troika” (Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) 10 miliardi di euro ma in cambio dovrà riuscire a trovare circa 7 miliardi attraverso un’ampia manovra di ridefinizione del proprio settore bancario, l'aumento delle tasse e l'avvio di un piano di privatizzazioni. La Laiki Bank, secondo istituto di credito dell’isola, verrà liquidata, e i suoi asset saranno ripartiti tra una “good bank” e una “bad bank”; il primo istituto, la Bank of Cyprus, verrà coinvolto nell’operazione, mediante l'assorbimento della “good bank” e la tassazione dei depositi sopra i 100.000 euro, con un prelievo forzoso che potrebbe toccare il 30-40% (Agenzia Sir, 25 marzo).
In questo contesto, l'arcivescovo della Chiesa maronita di Cipro, Youssef Soueif, ha sottolineato la “grande amarezza” che pervade la popolazione cipriota, che “non può pagare un prezzo così alto per questa crisi”. “La Chiesa ortodossa, che è la più grande dell'isola, ha dichiarato di essere pronta a mettere a disposizione del Governo cipriota tutti i suoi beni per far fronte all'emergenza economica”, assumendo una posizione “profetica, evangelica e umana molto importante”. La Chiesa cattolica maronita procede nella stessa direzione, anche tramite la Caritas. “Probabilmente la crisi attuale è la più grave degli ultimi decenni, ma nello spirito di solidarietà, sia a livello interno sia a livello europeo, insieme a una gestione chiara e trasparente della crisi, riusciremo a uscire da questa delicata situazione economica” (Agenzia Sir, 22 marzo).
La crisi, ha osservato, “è un'occasione per tutti, a livello sia individuale sia sociale, per un cambiamento, un ripensamento e per rivedere le priorità. Bisogna rifuggire le logiche consumistiche e abbracciare una nuova visione della vita basata sull'essenziale”, attraverso “un cambiamento radicale dei nostri stili di vita”.