di Sandra Estrada
“Tradiamo Dio con gli stessi doni che ci fa”. Ho sentito poco tempo fa questa frase in una conferenza di p. Loring S.J. per una meditazione sul peccato: “Pensate agli angeli, ad Adamo ed Eva… tutti hanno voltato le spalle a Dio con le cose che Egli stesso aveva dato loro”.
Non capivo molto bene: quali cose mi dà Dio che uso contro di Lui? E poi ho compreso. Ero con il mio gruppo di lavoro nell’università e sono andato da un sacerdote per sfogarmi:
“Padre, non voglio essere superba, ma non sopporto più i miei compagni, pensano tutti al proprio interesse, non collaborano, e si suppone che siamo un gruppo e anche di amici…” Ho passato vari minuti descrivendogli la situazione.
“Molto bene, innanzitutto ringrazia Dio per il fatto per il dono di avere chiara la situazione. Secondo, medita: a cosa serve questa chiarezza, per avvicinarti alle tue sorelle e ai tuoi fratelli o per allontanarti? Provi più ansia o ti aiuta?”.
Mi ha spiegato che Sant’Ignazio ha riconosciuto che il demonio in genere si approfitta di ciò che è più puro, di quello che è vero, di quanto di meglio ci dà Dio, i nostri doni, per sviarci dal cammino dell’amore.
“È per questo che perfino con i nostri doni e i nostri talenti dobbiamo essere indifferenti, non aggrapparci ad essi, perché il male può contaminarli”. Quanto è importante e urgente essere più umili!
Come possiamo non aggrapparci ai nostri doni?
Sant’Ignazio parlava di essere “distaccati”, “indifferenti”: “Non desiderare la ricchezza più della povertà, la salute più della malattia…”. Pregare, diceva, ci aiuta ad essere aperti alla volontà di Dio e non alla nostra.
Le cose, aggiungeva, possono iniziare come positive, e a poco a poco, se non le analizziamo e non le discerniamo, possono sviarsi fin a finire male. “Il dono in sé non è negativo, ma fino a dove ci porta se non lo sappiamo usare come Dio vuole sì”, mi diceva quel sacerdote.