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Addio a Dino Impagliazzo, lo “chef” che sfamava i poveri di Roma

Dino Impagliazzo

Dino Impagliazzo/Facebook | RomAmoR/Facebook | Fair Use

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/07/21

Personalità del mondo cattolico e sociale, era uno storico membro del Movimento dei Focolari e della Comunità di Sant'Egidio. Aveva 91 anni. Inizio la sua opera vent'anni fa alla stazione ferroviaria

E’ morto a Roma Dino Impagliazzo, noto anche come “lo chef dei poveri”. Sfamava oltre 300 persone ogni giorno tra le stazioni ferroviarie della Capitale assieme ai volontari che lo seguivano da anni. Personalità del mondo cattolico e sociale, era uno storico membro del Movimento dei Focolari di Chiara Lubich e della Comunità di Sant’Egidio. Era nato all’Isola de La Maddalena 91 anni fa, ma viveva a Roma da una vita (Rainews, 26 luglio). 

Tra Papa Francesco e Mattarella

Per la sua opera a favore degli altri, Impagliazzo aveva ricevuto i complimenti da papa Francesco, che aveva salutato, nel 2016, al Villaggio per la Terra, a Villa Borghese, a nome dei senza fissa dimora romani. Nel 2018 aveva ricevuto il Premio internazionale Cartagine 2.0 sezione solidarietà, mentre nel 2019 era stato indicato come “esempio civile” e nominato commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella «per la sua preziosa opera di distribuzione di pasti caldi e beni di prima necessità ai senzatetto» di Roma.

Dino Impagliazzo con Papa Francesco
Dino Impagliazzo con Papa Francesco

Come è nata l’associazione Romamor

Un riconoscimento illustre per un impegno lungo quasi vent’anni. Tutto era cominciato quando un povero gli aveva chiesto un panino. Partendo da lui, Dino aveva cominciato ad aiutarne molti altri insieme alla moglie e ai figli. 

Poi aveva coinvolto i vicini, gli amici, fino a fondare l’associazione Quelli del quartiere, poi divenuta prima Associazione di solidarietà Appio latino Tuscolano e infine Romamor, un’organizzazione senza scopo di lucro che riunisce circa 300 volontari e garantisce pasti per oltre 250 persone al giorno, grazie a una rete di solidarietà che coinvolge commercianti (dai piccoli negozianti ai grandi supermercati, che donano i prodotti invenduti o prossimi alla scadenza) e organizzazioni come la Comunità di Sant’Egidio e il Banco alimentare del Lazio (Città Nuova, 27 luglio).

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“Come posso ignorarlo?”

Avvenire (27 luglio) racconta il giorno in cui Dino Impagliazzo ha iniziato la sua opera a favore dei poveri di Roma: 

Non era uomo da riflettori, non gli piacevano troppo. Preferiva gli altri, quelli più deboli. Da quel giorno, molti anni fa, in cui, vicino una stazione ferroviaria, un uomo gli chiese d’offrirgli un caffè e lui capì che aveva fame ed essere ascoltato e pensò “è domenica, il giorno di Dio, e questo è un mio fratello. Come posso ignorarlo?”. Così Dino Impagliazzo, con sua moglie Fernanda, cominciò a comprare panini, farcirli, distribuirli ai poveri, perché per loro la mensa non preparava pasti quotidiani. Aiutato prima da amici, conoscenti e un bel po’ di persone alle quali aveva chiesto una mano, poi dalle associazioni. Finendo, dai panini, a preparare pasti caldi per quasi trecento persone ogni giorno: tanti italiani in povertà, tanti stranieri nelle stesse condizioni, che sopravvivono nei dintorni delle stazioni romane.

“Un esempio di amore verso gli ultimi”, ha fatto scritto in una nota il Movimento dei Focolari: “Lui diceva che ‘Al cuore c’è la fratellanza universale’ e che il Vangelo ci spiega ‘qualsiasi cosa avete fatto al più piccolo, l’avete fatta a me’”. Messaggi per salutare Dino Impagliazzo ne sono arrivati a centinaia, uno dice “Avevi un entusiasmo era contagioso. Arrivederci grande Dino”.

Il Papa: ha insegnato a camminare sulla via del Vangelo

Durante i funerali, che si sono svolti a Roma il 27 luglio, è stato letto un messaggio inviato da papa Francesco alla famiglia del defunto e soprattutto alla moglie Fernanda: Impagliazzo «ha insegnato a camminare sulla via del Vangelo. Il suo amore per i poveri, la sua operosità quotidiana e la sua generosità costituiscono un incoraggiante testimonianza e un sicuro insegnamento», le parole del Pontefice.

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