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Ardea, folle sparatoria: uccisi 2 bimbi e un pensionato. Il killer si è suicidato

KIDS, RUN, PARK

Sergiy Bykhunenko | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 14/06/21

La tragedia in un parco giochi in una zona residenziale. Vedendo un uomo puntare la pistola contro i bimbi, il pensionato Salvatore Ranieri è intervenuto ed è stato freddato. Daniel e David sono morti tenendo per mano il papà.

Un inferno che si è scatenato di domenica mattina, a Colle Romito, un comprensorio di villette con giardino, presso Ardea, vicino al litorale a sud di Roma. In un contesto di case, parchi, biciclette e famiglie è accaduta ieri mattina una tragedia che la nuda cronaca dei fatti riassume in parole difficili da credere:

Daniel e David avevano 5 e 10 anni e stavano giocando di mattina in un parco davanti a casa quando gli hanno sparato a bruciapelo e li hanno uccisi senza un motivo apparente. L’uomo che li ha colpiti ha poi tolto la vita anche a un pensionato di 74 anni che passava di lì in bici. Infine si è chiuso in casa e si è suicidato con la stessa pistola prima dell’irruzione dei carabinieri.

Da Ansa

4 morti per ‘futili motivi’

Nelle ultime ore si stanno chiarendo i contorni della vicenda che ha sconvolto il paese di Ardea, o meglio sta emergendo lo sfondo umano che riguarda Andrea Pignani, il killer di 34 anni che ieri ha scatenato la mattanza, verso le 11 di mattina.

Prima del triplice omicidio, Pignani aveva sparato a un altro uomo che stava portando via le ramaglie del suo giardino su una carriola. Per fortuna provvidenziale quei colpi non sono andati a segno. Motivo? Qualcosa in lui lo infastidiva, o forse dentro l’assassino covava qualcosa che poi è esploso in tutta la sua furia una volta giunto al parchetto dei giochi di via della Corona Boreale. Futili motivi, si legge.

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Lì Andrea Pignani ha colpito a morte, un colpo al collo e uno al petto, i due fratellini di 5 e 10 anni, David e Daniel Fusinato. Anche un altro uomo ha perso la vita, rendendosi incosapevolmente protagonista di un gesto eroico: Salvatore Ranieri, pensionato, era in bicicletta nel parco. Nell’assistere alla scena ha intimato al killer di non sparare, ma è stato preso di mira a sua volta ed è morto.

Dopo queste esecuzioni Pignani si è barricato in casa. Sono intervenuti gli uomini del Gis (gruppo di intervento speciale) e verso le 15.30 del pomeriggio l’epilogo della vicenda è stato ulteriormente tragico: con un colpo rivolto a se stesso il killer si è tolto la vita. Un negoziatore aveva tentato di farlo parlare con la madre Rita, presente ai fatti.

David e Daniel sono morti tenendo per mano il papà

Come dopo un’esplosione, a terra restano mille frammenti sparsi in tutte le direzioni. Oltre lo scarno resoconto dei fatti, il contenuto di questo tragico fatto di cronaca sfugge a essere ‘tenuto in mano’. Le voci e gli occhi saltano da un dettaglio all’altro, in cerca di spiegazioni. Ci sono le vittime e c’è un assassino, diventato vittima della sua stessa violenza. I loro destini si sono incrociati in quel parco giochi, una calda e tranquilla domenica d’estate. Poi tutto è esploso.

David e Daniel Fusinato sono le vittime più giovani, i due fratellini presi di mira da Andrea Pignati.

 Il primo a non farcela è stato il più piccolo, poi purtroppo è mancato anche il secondo bambino. Gli operatori hanno impiegato tutti gli sforzi possibili per salvare le vittime con ripetuti tentativi di rianimazione, ma la situazione è apparsa fin da subito compromessa.

Da Corriere

Il padre è intervenuto immediatamente perché si trovava agli arresti domiciliari in una casa lì vicino. La nonna, che era al parco coi nipoti, ha dichiarato che sono morti tenendo la mano del papà.

Domenico Fusinato sta scontando una pena di due anni ai domiciliari per droga, dagli ultimi aggiornamenti si evince che una pattuglia dei carabinieri era sul posto 5 minuti prima dei tragici fatti proprio per controllare che Fusinato rispettasse l’ordinanza. Il grido disperato di questo padre rimbalza su tutte le testate:

«Io sono finito dentro per un po’ di droga e lui invece se ne andava in giro con la pistola».

Da Corriere

Andrea Pignani, in giro con una pistola

Dopo aver ammazzato 3 persone (e mancato di ucciderne una quarta) Andrea Pignani è ritornato a casa e ha dato da mangiare ad Argo, il beagle a cui era molto affezionato (fonte: Corriere). Poi si è barricato in casa, poi – dopo ore di inutili tentativi di contatto da parte di un negoziatore – si è ucciso. Ha usato la stessa pistola della mattanza precedente.

Pignani è uscito di casa ieri mattina intorno alle 11 con felpa, zainetto e guanti e avrebbe percorso con la pistola in pugno alcune strade del comprensorio di Colle Romito, ad Ardea.

da Ansa

Ora che le dichiarazioni si moliplicano, pare che Andrea Pignani si fosse mostrato in pubblico altre volte armato di quella pistola (regolarmente denunciata dal padre, deceduto). La usava per minaccare chi gli dava fastidio, anche per motivi risibili. Una discussione futile col padre dei bambini uccisi sarebbe all’origine dell’esecuzione.

Ingegnere informatico, al momento senza lavoro, Pignani era noto nella zona come un personaggio problematico e a volte anche violento che girava con una pistola in tasca che tirava fuori per impaurire le persone con le quali discuteva per i motivi più banali.

Da Corriere

I gravi problemi psichici di quest’uomo di 34 anni erano noti anche alle forze dell’ordine. Lo scorso anno era stato sottoposto a un TSO dopo aver aggredito la madre. Siamo di fronte a una patologia seria, agli inquirenti spetterà capire perché si è arrivati a una tragedia simile e come mai un uomo che era evidentemente un pericolo pubblico non fosse soggetto a controlli e accompagnamento più rigorosi. A noi non spetta il processo, ma l’osservazione. E un’osservazione che sia immedesimata, non asettica.

GUNS

Alle vittime va il nostro cordoglio affranto. Confesso, però, di essermi fermata a fissare quest’assassino estremamente disturbato. Abbiamo milioni di scuse per non immedesimarci in lui, forse siamo al riparo dalla sua follia perché possiamo ben dire di non avere le sue turbe psichiche. Eppure. Quante volte mi aggiro per il mio quartiere con una pistola carica? – mi chiedo.

La cronaca nera ormai ci offre solo la scusa per ‘giocare’ ai detective seguendo gli approfondimenti delle trasmissioni votate al ‘crime’. E’ un gioco e un diversivo, che ci toglie l’incombenza di sentire quel contraccolpo: sì, in un assassino riconosco qualcosa che c’è anche dentro di me. Non ci sono forse mille tipi di violenza che riversiamo sui nostri vicini, di casa, di lavoro, di quartiere? Certo, hanno sfumature che non arrivano all’omicidio. Eppure. Sono proprio certi incomprensibili futili motivi che ci fanno scattare. Più qualcuno è vicino, più pare che usurpi lo spazio altrui. Una macchina parcheggiata nel posto sbagliato. La musica a volume troppo alto. Le briciole che cadono dal balcone. Basta poco, per caricare le nostre pistole di rabbia. Esplodono in ripicche e sfuriate, non arrivano all’omicidio. Ma lacerano.

La cronaca nera è uno specchio torbido, mostra esacerbato quel male che non vogliamo sentirci addosso. Ma c’è, e le sue forme attuenuate spesso ci inducono nella tentazione di scusarlo, addirittura blandirlo.

Salvatore, il pensionato che non è stato zitto

Passava di lì. Storie tragiche e felici iniziano con questo esordio, la casualità che porta a essere al centro di un evento clamoroso. Salvatore Ranieri è morto perché ha osato dire qualcosa al killer, vedendolo puntare l’arma contro i due fratellini. Passava di lì in bicicletta e non è stato indifferente. Ecco un altro spunto di osservazione immedesimata, opposta allo scorcio precedente.

Salvatore Ranieri, 74 anni, «che ha insistito fino all’ultimo per venire qui a passare il weekend da Roma – racconta sua moglie Patrizia, accasciata nella macchina di un parente -. Io gli avevo detto: ma scusa, Salvatore, ha piovuto tutta la settimana, che ci andiamo a fare nella casa al mare? Ma lui aveva comprato pure non so quanta vernice perché voleva dare una mano di bianco alla villetta…».

Da Corriere
MAN, PARK, BIKE

Che ci andiamo a fare al mare? – aveva chiesto la moglie. E la risposta, alla luce dei fatti, potrebbe precipitare nel cinismo. Un uomo in pensione, indaffarato al modo di chi è ‘libero’ di impegnarsi in mille cose che servono ma non sono obbligatorie: Salvatore dà l’impressione di essere stato così, un ‘nonno’ vitale, solerte. E l’ultimo gesto che ha compiuto ce lo mostra anche ‘libero’ di essere presente alle circostanze. Non tutti si sarebbero messi a interloquire con un uomo armato. Un gesto di compassione che gli è costato la vita. Ecco cosa ci è venuto a fare: è stato l’estrema compagnia per due bambini terrorizzati e a un passo dalla morte. E’ stata l’ultima voce di amicizia in un mondo fattosi all’improvviso nemico, violento, crudele.

Fare. Usiamolo un po’ meno questo verbo. Non siamo qui a fare. Innanzitutto siamo e basta. Salvatore ci porta sulla soglia di una domanda da tenere aperta: a cosa do testimonianza col mio nudo essere?

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