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Nel Giorno del Giudizio, Dio verrà a “giudicare i vivi e i morti”. Che significa?

Le Jugement dernier, Le Pérugin, Chapelle Sixtine, Vatican

"Puis j’ai vu un grand trône blanc et celui qui siégeait sur ce trône. Devant sa face, le ciel et la terre s’enfuirent : nulle place pour eux !" (Apocalypse, 20, 11) , par Michel-Ange, 1536-1541, Chapelle Sixtine, Musée du Vatican ©

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/02/21

Il teologo chiarisce che nel giorno del Giudizio "universale" ognuno apparirà davanti a Dio. Alcuni saranno vivi altri no. Ma prima di questo Giorno ci sarà il Giudizio "particolare"

Cosa accadrà quando ci sarà il Giudizio di Dio? Per quali anime ci sarà la Salvezza? I nostri lettori ci hanno chiesto, in particolare, questo:

“Perché si dice, verrà a giudicare i vivi e i morti? Quante volte dobbiamo essere giudicati? Come si coniuga questo con la intercessione dei santi?”.

La teologia sul Giorno del Giudizio va chiarita, innanzi tutto, per far comprendere cosa intende la Chiesa su questo argomento che si presta a “distorsioni”. Ecco perchè ci siamo rivolti ad un esperto della materia.

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Public Domain

La bolla di Benedetto XII

Padre Bernardo Estrada, docente di Nuovo Testamento presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce, premette ad Aleteia:

«Nel Credo, simbolo degli Apostoli o simbolo di fede della Chiesa cattolica, si dice che Gesù “verrà a giudicare i vivi e i morti”. Si tratta di una verità di fede a cui si è tenuti a credere. La maggior parte della dottrina cattolica sulle ultime verità della vita umana. E sul destino eterno è stata pubblicata nella Bolla Benedictus Deus di Papa Benedetto XII nel 1336».

Il Giudizio “particolare”

«Con questa Bolla – evidenzia il sacerdote – si conferma l’insegnamento della Chiesa. Cioè che ogni persona, dopo la sua vita terrena, verrà giudicata da Dio. Se si trova in stato di amore, senza peccato grave, potrà godere della sua visione. Se invece è in peccato, quella mancanza d’amore durerà eternamente. Questo è il significato della condanna (Cf vangelo di Matteo 25,31-46)».




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Il destino delle anime

Attraverso la Costituzione Benedictus Deus, che deve rimanere in vigore per sempre, «noi, con autorità apostolica, definiamo che in base alla disposizione generale di Dio»:

1) le anime di tutti i santi che sono partiti da questo mondo prima della passione di nostro Signore Gesù Cristo e anche dei santi apostoli, i martiri, i confessori, vergini e altri fedeli che sono morti dopo aver ricevuto il santo battesimo di Cristo e non avevano bisogno di alcuna purificazione quando sono morti, o non ne avranno bisogno di essa quando muoiano nel futuro. 2) le anime che hanno bisogno o avranno bisogno di un po’ di purificazione dopo la morte. Cioè anime che muoiono in stato di amicizia con Dio, ma che nel corso della vita hanno avuto in diverse circostanze un attaccamento al peccato, e quell’attaccamento che deve essere purificato. E’ chiamata “pena dovuta per i peccati” e per toglierla bisogna fare penitenza (si tratta delle cosiddette “anime del Purgatorio“). 3) le anime dei bambini che sono stati rigenerati dallo stesso battesimo di Cristo o lo saranno quando viene conferito il battesimo su di loro, se muoiono prima di raggiungere l’uso del libero arbitrio.

Tutte queste anime, immediatamente dopo la morte (e nel caso di coloro che hanno bisogno di purificazione, dopo il percorso di purificazione di cui si è fatto cenno), già prima del Giudizio Universale, sono stati, sono e saranno con Cristo in cielo, nel Regno Celeste e in Paradiso uniti alla compagnia dei Santi Angeli. Queste anime, dunque, sono giudicate “singolarmente” da Dio, attraverso un giudizio detto “particolare”, sulla base del loro vissuto terreno.




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Peccatori mortali all’inferno

Sempre in questa ottica, prosegue padre Estrada, si definisce che, secondo la disposizione generale di Dio, le anime di coloro che muoiono in peccato mortale attuale, e quindi in stato di inimicizia con Dio, vanno all’inferno subito dopo la morte.

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Public Domain
Detalle de la Ascensión, Fray Angélico, Galería Nacional del Palacio Corsini (Roma)

Il Giudizio “universale”

Tuttavia, arriverà un secondo Giudizio detto “Universale”. «In quel Giudizio – prosegue il docente – tutti gli uomini appariranno con i loro corpi “davanti al tribunale di Cristo” a rendere conto delle loro azioni personali. “In modo che ognuno può ricevere il bene o il male, secondo quello che ha fatto nella vita” (2 Cor. 5,10). Alcuni saranno vivi, altri no. Anche se il loro destino eterno è già fissato (per chi è morto con il giudizio “particolare”, per chi è vivo attraverso la condotta che sta tenendo in vita), quello “universale” servirà per proclamare Gesù come giudice delle nazioni, e per rendere pubblica la propria vita di ciascun uomo (Cf 1 Tessalonicesi, cap. 4)».




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