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Santi ispiratori la cui vita è stata un “fallimento”

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Meg Hunter-Kilmer - pubblicato il 08/12/20

Come ha detto Santa Teresa di Calcutta, “Dio non ci ha chiamati ad avere successo. Ci ha chiamati ad essere fedeli”

Le storie dei santi possono sembrare irraggiungibili, caratterizzate da successi ineguagliabili. Fortunatamente, la santità non ha nulla a che fare col successo. Come ha detto Santa Teresa di Calcutta, “Dio non ci ha chiamati ad avere successo. Ci ha chiamati ad essere fedeli”. I santi lo hanno capito, e molti sono stati dei fallimenti agli occhi del mondo. La loro compagnia può offrire grande consolazione nel momento in cui la nostra vita sembra piena di fallimenti e passi falsi, di vagare senza meta e preghiere che non trovano risposta. Attraverso la loro intercessione, possiamo abbracciare la volontà di Dio, anche quando è il fallimento.

Sant’Agata Kim A-gi (1787-1839) era una donna coreana che desiderava essere battezzata. La sua disabilità intellettiva, però, le rendeva impossibile imparare la fede, e anche l’Ave Maria era troppo per lei. Quando le veniva chiesto di recitare delle preghiere, Agatha diceva “Conosco solo Gesù e Maria”. Nonostante i suoi sforzi non riusciva a memorizzare niente, e le venne negato il Battesimo (in un’epoca in cui la Chesa cattolica in Corea era priva di sacerdoti da una generazione e i fedeli non sapevano che l’acutezza teologica non era un prerequisito per il Battesimo degli adulti). Quando venne arrestata e le fu ordinato sotto tortura di denunciare la fede, la risposta di Agatha fu la stessa: “Conosco solo Gesù e Maria”. Venne battezzata in prigione poco prima del suo martirio.

San Marco Ji TianXiang (1834-1900) era un cinese dipendente dall’oppio. Visto che il suo sacerdote non riusciva a capire la natura di questa dipendenza, gli disse che non poteva essere assolto finché non se ne fosse liberato, il che voleva dire che non poteva ricevere neanche la Comunione. Per 30 anni, TianXiang cercò fallendo di liberarsi dalla sua dipendenza. Continuò a praticare la fede anche se gli venivano negati i sacramenti. Non riuscì ad abbandonare l’oppio, ma morì martire ed è stato canonizzato non solo per il suo martirio, ma anche per i decenni in cui ha cercato di seguire Gesù pur in assenza dei sacramenti.


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Il beato Charles de Foucauld (1858-1916) era un nobile francese che in gioventù divenne ateo. Dopo la sua conversione entrò in un monastero trappista, poi ne uscì e divenne giardiniere per un po’ prima di essere ordinato sacerdote. Si trasferì nel deserto dell’Algeria, cercando di amare il popolo musulmano perché riuscisse a conoscere Gesù. Nessuno si convertì. Provò a fondare un ordine religioso – qualcuno vi entrò, ma nessuno rimase. Alla fine venne ucciso a colpi di arma da fuoco. Dalla sua morte, migliaia di persone si sono convertite grazie alla sua testimonianza, e sono state fondate quasi 20 comunità di laici e religiosi guidate dalla sua spiritualità.

San Leopoldo Mandić (1866-1942) era un sacerdote cappuccino croato che voleva più di qualsiasi altra cosa lavorare per la fine della divisione tra cattolici e ortodossi orientali. Venne invece mandato in Italia, dove trascorse decenni ascoltando Confessioni 12 ore al giorno. Continuò a chiedere ai suoi superiori di essere rimandato all’Est per svolgere il lavoro per il quale si sentiva chiamato, ma gli venne ordinato di rimanere in Italia. Anche se non smise mai di voler lavorare per la riconciliazione tra Oriente e Occidente, traeva conforto dal fatto che ogni Confessione che ascoltava era un piccolo atto di riconciliazione. Visse in Italia per il resto della sua vita.

Il beato Paul Thoj Xyooj (si pronuncia Tao Shiong, 1941-1960) era un convertito Hmong diventato evangelizzatore di successo. I sacerdoti europei con cui lavorava sospettavano di lui, convinti che dovesse annacquare il Vangelo se centinaia di persone cercavano di convertirsi alla sua predicazione. Lo richiamarono dal villaggio in cui stava lavorando, allontanandolo non solo dal suo ministero, ma anche dalla ragazza alla quale stava per proporre il matrimonio. Dopo di questo egli annaspò, impossibilitato a svolgere il lavoro che amava o a trovare un’altra donna da sposare. Quello che era stato un giovane allegro divenne cupo e distaccato, disilluso nei confronti degli uomini che gestivano la Chiesa ma non di Dio. Anche se Xyooj era considerato ribelle e instabile, il beato Mario Borzaga vide oltre il suo atteggiamento e lo invitò a unirsi a lui in un altro viaggio missionario, nel quale finirono per essere entrambi martirizzati dagli insorti comunisti. I lunghi mesi di fallimento e incertezza di Xyooj erano stati coronati dalla vittoria.

La beata Lindalva Justo de Oliveira (1953-1993) era una donna brasiliana che ha trascorso anni alla ricerca del suo obiettivo nella vita. Per un po’ ha fatto la bambinaia, poi è andata a stare da un fratello per aiutarlo con i bambini. A 26 anni ha ottenuto il diploma come assistente amministrativa, e in seguito ha trascorso dieci anni saltando da un lavoro a basso reddito all’altro, da un negozio di abbigliamento alla cassa di una pompa di benzina. Alla fine il suo discernimento l’ha portata dalle Figlie della Carità, nelle quali è entrata a 35 anni. Ha vissuto come religiosa per soli quattro anni, prima di essere uccisa in un tentativo di violenza sessuale da parte di un residente instabile della casa di cura in cui lavorava.


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