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Gesù viene a cercati nel buio del tuo fallimento più misero

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 17/04/20

Ci sono dei fallimenti che non sono marginali nella vita ma vanno a toccare la parte più essenziale: dal fondo di quella mancanza Gesù costruisce un’esperienza pasquale.

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così:
si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.
Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
Quando gia era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».
Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E’ il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.
Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso or ora».
Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
Gesù disse loro: «Venite a mangiare». Enessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», poiché sapevano bene che era il Signore.
Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.
Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti. (Gv 21,1-14)

“Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla”. Pietro è un leader, e lo è anche quando sta male, quando ha perso la bussola e non sa cosa fare. La sua scelta personale suscita subito sequela da parte degli altri. Ma Pietro non è un mago, è un uomo come gli altri. Anche lui può sperimentare l’amara constatazione di non pescare nulla. Ma se non peschi non puoi nemmeno mangiare. Pietro e gli altri non praticano la pesca per sport, la praticano per vivere. Ci sono dei fallimenti che non sono marginali nella vita ma vanno a toccare la parte più essenziale. È bello però pensare che dal fondo quel fallimento, di quella mancanza di risultati, di quella fame, Gesù costruisca un’esperienza pasquale: “Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci”. Una volta la mia guida spirituale mi disse “in certe circostanze, quando si sta così male, l’unica cosa che può salvarci è l’obbedienza”. Il vangelo di oggi ci spiega in maniera nitida in cosa consista l’obbedienza. La nostra reazione orgogliosa davanti all’esperienza del fallimento della pesca sarebbe stata certamente la rabbia, il risentimento e soprattutto il rigetto del consiglio di quello sconosciuto che dalla spiaggia dice cosa bisognerebbe fare. Ma i discepoli mostrano la loro vera santità dalla docilità con cui assecondano quell’indicazione. Solo così inizia una serie di cose che li porterà a comprendere che in tutto quel buio è proprio Gesù che è andato a cercarli. Il miracolo dell’obbedienza è esorcizzare l’orgoglio e la superbia e affidarsi alla voce di chi ci guida affinché attraverso di essa approdiamo a un porto nuovo. Quello sconosciuto non è uno sconosciuto “è il Signore”.

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