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Videogiochi violenti: quale atteggiamento bisogna avere?

VIDEO GAMES

Cagkan Sayin - Shutterstock

Julio de la Vega-Hazas - pubblicato il 25/11/20

Bisogna saper distinguere. L'eroe non è il sadico

In buona parte dei videogiochi c’è della violenza, in una forma o nell’altra. Esiste il nemico, e bisogna eliminarlo, che sia uccidendo extraterrestri o annientando l’esercito vicino. Evidentemente, la possibile preoccupazione non ha a che vedere con i danni reali, che non esistono perché tutto è virtuale e nulla reale.

La preoccupazione riguarda più che altro l’effetto dell’incitamento alla violenza, soprattutto nei più giovani. Si parte dall’idea che tendano a imitare ciò che vedono, soprattutto quando, come nei videogiochi, non si limitano a vedere, ma agiscono anche. Risolvere la questione accettando questo fatto e disapprovando i videogiochi è una semplificazione meno realista di quanto possa sembrare.

Discernimento

Se torniamo indietro a prima della rivoluzione informatica, neanche quello che i bambini leggevano era pacifico: da racconti in cui si doveva uccidere il drago a battaglie e libri con episodi violenti. E questo ha creato una generazione violenta? In realtà no. Il fattore che ha alimentato gli indici di violenza nella società è stato rappresentato dalle droghe.

L’equivoco si basa sulla considerazione della violenza stessa. Oggi è di moda pensare che qualsiasi violenza sia immorale, ma non è così. Che ci piaccia o no, la violenza – misurata, controllata, ma solo se imprescindibile – diventa necessaria come ultima risorsa per restaurare la giustizia e l’ordine sociale. Se non fosse così non esisterebbe la polizia.

Cosa accade con i videogiochi? Bisogna saper distinguere. L’eroe non è il sadico, e allora si devono valutare e scartare come sconvenienti alcuni giochi: quelli che fanno un uso ricreativo della violenza o peggio ancora della crudeltà, quelli che spingono a una violenza gratuita o peggio ancora ingiusta…

Il rischio del vizio

Il resto è inoffensivo? Non sempre. Si verifica qualcosa – in realtà il fenomeno è lo stesso – di simile al Don Chisciotte in relazione ai cosiddetti romanzi cavallereschi. Potevano attirare l’attenzione di modo che il lettore non vivesse per altro se non per lasciar volare l’immaginazione, ovvero c’è il rischio del vizio.

Con la maggior parte dei videogiochi è questo il pericolo reale, e per questo richiedono un uso moderato e un’educazione che insegni a utilizzarli con moderazione. Questo vale per bambini, giovani e adulti, e non è affatto facile.

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