La spondilite anchilosante lo ha costretto a vivere col volto schiacciato sulle gambe per 20 anni, ma grazie a quattro operazioni che gli hanno spezzato e ricostruito le ossa ora può di nuovo camminare eretto.
Ci capita talvolta di dire, metaforicamente, che «siamo piegati in due dal dolore»; per un uomo cinese di 38 anni è stata una condizione reale di vita di cui difficilmente si può immaginare la sofferenza non solo fisica, ma anche emotiva. Li Hua è stato definito «the folded man», l’uomo ripiegato/chiuso su se stesso.
A prima vista, sembra un uomo in un profondo atteggiamento di inchino e lo sguardo di chi non conosce la sua storia non resta interdetto più di tanto. Poi, comprendendo che quella non è una posa momentanea ma una gabbia senza via d’uscita, allora si resta attoniti e affranti. Li Hua è rimasto con la testa incollata alle ginocchia per 20 anni, perdendo ogni cognizione del mondo attorno a sé. Grazie a un team di medici, però, oggi è di nuovo un uomo che cammina eretto.
La spondilite anchilosante, questo il nome della malattia infiammatoria cronica che lo riguarda, fu diagnosticata a Li Hua a 18 anni, ed è proprio l’età in cui – da manuale – è più probabile che si manifesti questa patologia, le cui cause restano ignote (il fattore ambientale e un certo corredo genetico sarebbero gli inneschi principali). Tradisce, invece, ogni manuale umano pensare che nel momento in cui la sua giovinezza fioriva e sbocciava sia cominciato il suo ripiegamento forzato, con ossa che deformandosi lo hanno via via costretto a essere letteralmente «chiuso in se stesso». La colonna vertebrale si è piegata in modo sempre più accentuato, riducendolo a una postura sempre più rannicchiata.